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I blog di Edizioni Psiconline

Gli autori, le recensioni, le novità e le informazioni sulla nostra Casa Editrice
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Le emozioni. Un magico mondo da vivere di Federica Curzi è in libreria: intervista all'autrice

Federica CurziLe emozioni. Un magico mondo da vivere è il nuovo volume di Federica Curzi, nella collana Idee in movimento di Edizioni Psiconline.
Come preannuncia il titolo, l'autrice prende in esame il mondo complesso delle emozioni, e la ragione per cui spesso non riusciamo a comprenderle e a gestire il caos che queste provocano in noi.
Un volume scorrevole, di facile lettura e adatto a tutti come ci ha detto Federica Curzi nella intervista  che di seguito pubblichiamo.

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Redazione1

Rossella Gallucci, Subway e il piacere di scrivere

ROSSELLA GALLUCCI2Dopo la pubblicazione in versione ebook del romanzo Subway, intervistiamo Rossella Gallucci e con piacere approfondiamo  alcuni aspetti del libro e dell'autrice.

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Intervista a M. Guarneri e M. Inguglia su Cinema e Gruppi

copertina gruppi nel cinema e psicoanalisi di gruppo SitoGruppi nel Cinema e Psicoanalisi di Gruppo di Maurizio Guarneri e Michele Inguglia, è il frutto di un progetto formativo-esperienzale su "Cinema e Gruppi"  che ha selezionato creazioni cinematografiche che ponessero al centro della rappresentazione e narrazione il gruppo, quindi idonee allo studio delle relazioni individuo-gruppo e intragruppali.
Per i partecipanti all’esperienza vengono scelti dei film che in qualche modo raccontano di un gruppo di persone e di ciò che accade a questo gruppo di persone. Chi sta vedendo il film è, a sua volta, un gruppo: c’è una funzione speculare tra ciò che avviene sullo schermo ed il gruppo di partecipanti che si mette in relazione al film che sta vedendo.
Ogni capitolo del volume, dedicato ad un film, comprende una breve trama, il resoconto della registrazione degli interventi ed una sintesi tematica.

Abbiamo rivolto alcune domande agli autori per chiarire i contenuti del libro.

 

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Redazione1

Cos'è il delirio e perché si delira? Lo chiediamo a Enrico Magni e S. P. Scaccabarozzi autori di Delirio

copertina delirio v001 sitoDelirio. Composizione e scomposizione del pensiero delirante, il nuovo volume di Enrico Magni e Simon Pietro Scaccabarozzi nella collana Punti di Vista, come ha affermto il dott. Vittorio Rigamonti (Responsabile Struttura Semplice di Psicologia Azienda Ospedaliera di Lecco) nella introduzione al volume "(...) rappresenta davvero un lavoro attento e scrupoloso in un campo difficile come quello della psicopatologia del delirio. (...) Merita certamente stima ed apprezzamento l’aver affrontato, con un’analisi così precisa e accurata, una realtà tanto piena di angoscia, anche perché, tra le pieghe del lavoro scientifico, si percepisce una calda e profonda partecipazione alla sofferenza
del paziente (...)".
Per comprendere meglio come si genera e si costruisce una struttura delirante, e più in generale i contenuti del testo, abbiamo intervistato gli autori Enrico Magni (psicologo, psicoterapeuta, sessuologo, ipnologo, specialista in Criminologia) e Simon Pietro Scaccabarozzi (psicologo, psicoterapeuta).
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Bianca Brotto si racconta su GardaWeek

Bianca BrottoBianca Brotto è una autrice molto apprezzata dalla critica e dai lettori, deve il suo successo ai suoi due romanzi "Dentro le scarpe" e "Perché io" entrambi pubblicati da Edizioni Psiconline, con i quali è riuscita nel suo proposito di "raccontare qualcosa e qualcuno che toccasse le corde più profonde di noi stessi" e "condividere parole di stimolo, di confronto, divertendo, ma allo stesso tempo, accompagnando i lettori alla scoperta di se stessi" .

Bianca Brotto è riuscita a realizzare il suo sogno che l'accompagna dall'infanzia cioè assecondare il suo talento che è quello della scrittura.
Scopriamo qualcosa di più su Bianca Brotto e i suoi romanzi nella intervista che ha rilasciato a GardaWeek  (a cura di Gianfranco Iovino) e che di seguito pubblichiamo.

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Anna Fata: un punto di vista innovativo sul tema dell'identità digitale

anna fataTutti, consapevolmente o meno, abbiamo un’identità, un personal branding, cioè un “marchio” che sancisce il nostro essere e fare, i nostri talenti, risorse, unicità che ci distinguono dagli altri, nella vita privata e nel lavoro.

Il personal branding è anche e soprattutto frutto della percezione che gli altri hanno di noi. Per questo è fondamentale essere consapevoli dell’immagine che trasmettiamo ed eventualmente modificarla per veicolare un messaggio autentico, coerente ed efficace di ciò che siamo e di quello che possiamo offrire, nella vita privata e nel lavoro.

Come fare per ottenere un ottimo Personal Branding?

Lo chiediamo ad Anna Fata autrice di #MyWebIdentity. Elementi psicosociologici dell’identità online, uno strumento utilissimo e indispensabile che offre le basi teoriche e pratiche, per costruire giorno dopo giorno un’identità integrata, online e offline.

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Intervista a Ciro Pinto e Rossella Gallucci autori di Subway

copertina subway intervistaSubway è il nuovo romanzo di Ciro Pinto e Rossella Gallucci, ambientato quasi interamente nella Subway, il simbolo del buio interiore in cui sono precipitati i protagonisti e tutte le persone che, in un modo o nell’altro, per motivi apparentemente contrapposti, la frequentano.
Gli autori, sono impegnati in un vero e proprio tour in molte città italiane per incontrare il pubblico.
Proponiamo di seguito l'intervista che ci aiuterà ad avvicinarci meglio ai contenuti del libro.
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Bianca Brotto presenta Perché io: un viaggio fra i misteri dell’esistenza.

Bianca BrottoBianca Brotto ha pubblicato il suo secondo romanzo “Perché io”, nel 2014 aveva pubblicato sempre con Edizioni Psiconline, il romanzo d’esordio “Dentro le scarpe”. Questa volta si tratta di una biografia, la storia di Chiara una professionista affermata, “a cui la vita ha chiesto di rinunciare a tutto per diventare ciò che era destinata ad essere”.

Raccontare la storia della protagonista, Chiara, “è stato un viaggio fra le incognite e i misteri dell’esistenza, è stato come quando si scala una montagna: il sentiero è a tratti impervio, può nevicare, grandinare e soffiare vento, ma una volta raggiunta la cima, l’emozione della vetta ripaga di tutte le fatiche” una esperienza ricca di emozioni e per usare ancora le parole dell’autrice “Perché io? mi ha condotta nell’intimità dell’esistenza facendomi penetrare un mondo invisibile, ma assolutamente reale. Con Chiara ho compreso che la vita dipende dal colore che utilizziamo noi per dipingerla”.

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Redazione1

Intervista a Cecilia Vetturini, autrice di Scegliere il cambiamento

vetturini e copertina 300x279Pochi giorni dopo la pubblicazione di Scegliere il cambiamento. Un percorso di guarigione dalla co-dipendenza nella collana A Tu per Tu, intervistiamo l’autrice, Cecilia Vetturini, per conoscere come è nato il suo libro, a quale pubblico si rivolge, e soprattutto per parlare della co-dipendenza.

Perché ha deciso di scrivere Scegliere il cambiamento, quando ha preso questa decisione?

La psicologa presso la quale ero in terapia, mi faceva tenere un diario degli eventi, delle emozioni, delle riflessioni personali, delle scelte che m’invitava a fare, dei miei sogni: sia quelli a occhi aperti che quelli notturni. Io che amo scrivere, riempivo pagine e pagine del mio quadernino. Così un giorno le ho detto: “Io qui sto praticamente scrivendo un libro”. Lei mi ha risposto: “Perché no?”. Ricordo a memoria le parole con cui mi ha convinta da subito: “Se te la senti… Mi rendo conto che ti sto chiedendo tanto, ma sono sicura che potrai aiutare tante persone che hanno il tuo problema. C’è molta letteratura sulle dipendenze e in particolare sugli alcolisti, ma i loro familiari vivono nel silenzio e nella vergogna. Provaci”.
Ho cominciato a pensarci già in metropolitana mentre tornavo a casa.

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Redazione

L'uomo che correva vicino al mare anche in Ebook

copertina uomo che correvaL'uomo che correva vicino al mare di Ciro Pinto , nella collana A Tu per Tu è finalmente  in ebook formato epub.
Dopo più di un anno dalla sua pubblicazione cartacea, torniamo a parlare, e non ci stancheremo mai di farlo, del romanzo di Ciro Pinto, pubblicando una recensione, scritta da Susanna Polimanti.

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Redazione

Parliamo di Scuola e Formazione dei giovani con Elia Rubino autore de "I toni dell'azzurro"

Cop Toni azzurroIntervistiamo Elia Rubino poche settimane dopo la pubblicazione in formato Ebook del suo libro "I toni dell'azzurro. Scuola e formazione personale dei giovani".
I toni dell’azzurro è un’autocritica serrata alla scuola, alla sua educazione, ma anche all’essere ed al divenire umani.


È un invito all’autoriflessione, sia per chi opera come insegnante, ma anche per gli studenti, affinché sappiano prendere dalla scuola tutto il nutrimento intellettivo utile a costruire il loro futuro.
Elia Rubino non solo affronta un tema così delicato, ma lo fa con uno stile diretto e leggero, che rende la lettura fluida, come lo è un pensiero quando si articola nella nostra mente, impreziosito da spunti di una cultura che egli trasforma in messaggi e linee guida per la vita presente e futura.

Ringraziamo Elia Rubino per averci consentito di pubblicare questa interessante intervista che consideriamo un utile contributo ricco di spunti di riflessione.

D. “I toni dell’azzurro” e la formazione dei giovani: come si accostano questi due mondi così lontani?
R. Nelle pedagogie delle "scuole nuove" ( e siamo nel '900) l'istituzione scuola, grigia e noiosa, cede il posto a Summerhill, la casa dei bambini e a tante altre architetture dell'educazione in cui al centro c'è la persona umana nelle sue relazioni, nella voglia di scoperta,  di curiosità e di autocostruzione del sé. Insomma una scuola dove non ci sia solo un colore ma tante tonalità da  ricercare e vivere insieme.

D. Da dove nasce l’idea di parlare della scuola, in modo tanto “rivoluzionario”?
R. Rivoluzionario? Non direi. Realistico. La scuola italiana, come tutto il sistema, è profondamente malata: soffre di una letargite acuta che non pone nulla al passo con i tempi. È come se io pretendessi di costruire la "Cinquecento" ( facciamo un po' di pubblicità al Made in Italy) con le stesse tecnologie di cento anni fa. Il risultato sarebbe desueto ed antiquato e, soprattutto invendibile: come del resto è la scuola italiana, classificata sempre agli ultimi posti nella classifica annuale OCSE.

D. Perché ha scelto questo stile “amichevole” ed umoristico per trattare argomenti complessi? Non ha paura di non essere preso sul serio?
R."Un direttore di teatro si presenta tutto trafelato sulla scena per avvertire il pubblico che è scoppiato un incendio. Gli spettatori, però, credono che la sua comparsa faccia parte della farsa che si stanno godendo: e così quanto più quello urla, tanto più forte si leva il loro applauso". L'aforisma kierkeegardiano  ben risponde alla sua sottile domanda. A volte la vita non va presa sul serio, va giocata, come diceva Baden Powell, fino in fondo, oppure, se preferisce, va testimoniata con serenità, secondo l'eredità che ci ha lasciato Socrate. Del resto c'è un'intera classe politica in giacca e cravatta che ogni giorno ci prende in giro in politichese tra leggi e dibattiti, tutti seri! Io ho trascorso 26 anni nella scuola italiana e ne ho viste di tutti i colori ( a proposito dell'azzurro); ho vissuto esperienze  stupende e pioneristiche a livello umano e didattico, sempre con il sorriso sulle labbra,  al fianco di presidi e colleghi  amabili e preparati. In questi ultimi anni, al contrario, ho sperimentato il fallimento e la solitudine e, realmente, mi sono sentito una Cassandra, anche se, purtroppo, i fatti confermano la deriva di questo nostro contesto sociale.


D.Lei ci parla della sua esperienza diretta: non sarebbe stato il caso di integrare con altre osservazioni o, comunque, di indagare anche in altri contesti e con altri colleghi?
R. Il mio non è un "trattato pedagogico", quanto una denuncia, seppur con toni leggeri, di un malessere che certamente non è solo mio ma anche di studenti, colleghi ( quelli "allegri" come me) e genitori.  Quando  vedo i ragazzi sofferenti e distratti  mi sento realmente male e non capisco perché una realtà così evidente: una scuola noiosa ed inadeguata ai tempi, sfugga a tutti. Vedo "colleghi" spiegare e spiegare per ore, dettare  appunti, compiacersi delle proprie lezioni  frontali,  compunti nella "valutazione fiscale", mentre gli studenti continuano a dormire sui banchi. Certo non tutte le scuole sono uguali, ma le statistiche si fanno con i grandi numeri e di certo la scuola italiana  sta soffrendo. Insomma "i toni dell'azzurro " è un modo ironico  per confermare quello che trovai scritto sul diario di uno studente: "la scuola e come una P...: tutti ci vanno ma nessuno la ama!"


D. Vorrebbe spiegarci meglio quale potrebbe essere un approccio proficuo all’apprendimento da parte della scuola, sia per quel che riguarda gli insegnanti, che gli studenti?
R. Alcuni (pochi in verità) professori che hanno letto la mia riflessioni mi hanno chiesto: perché non espliciti in modo scientifico il "tuo" modello educativo? Potrebbe essere un'idea, ma anocor più sarebbe meglio sperimentare, da parte di una equipe, quello che dico. Eppure nihil sub sole novi: Basta "sincretizzare"  i modelli scientifici delle attuali tecniche dell'educazione e il gioco è fatto. Ancor più semplicemente, basterebbe "osservare" i modelli nord europei per  trovare adeguate soluzioni. Del resto l'Italia non è in Europa? e cosa abbiamo tratto da  questo essere Europa? A me sembra nulla: ci sono modelli funzionali nel campo educativo, giuridico, economico, sanitario, ma noi facciamo finta di niente e continuiamo ad andare... indietro. Del resto i contenuti della scuola italiana sono quelli dei primi del Novecento... e la metodologia? quella si ferma alla seconda metà dell'Ottocento, al così detto frontalismo: SPIEGARE-INTERROGARE-ANDARE AVANTI COL PROGRAMMA.... Tutto il resto è....noia. Certo è, lo ripeto, che non tutte le scuole sono così: ci sono avanguardie pedagogiche in italia (dalle scuole Montessori a quelle di Malaguzzi) che realmente danno il senso di approcci pedagogici centrati sulla persona. E lo Stato italiano perché non recepisce? Semplice: ad una classe politica del genere può corrispondere solo un "popolo anestetizzato", incapace di reagire come  comunità ad un sistema  di sfruttamento sociale. Siamo in uno stato di "sonno intellettuale" e nessun movimento culturale  riesce a rispondere  ai soprusi  a cui siamo sottoposti ogni giorno. Tasse, ingiustizie,  malasanità, ecomafia... mali sociali che ci avvolgono ma non riescono a svegliarci. del resto "panem et circenses" è garantito per tutti e così: "sta bene Rocco, sta bene tutta la Rocca!"

D. Dallo scritto si evince una forte critica rivolta, per lo più, al corpo docente o, se vogliamo, organizzativo, dell’istruzione scolastica. Cosa si sente di dire, invece, sul comportamento degli alunni? Non crede che si stia parlando di uno scambio formativo e, come tale, che anche il corpo studentesco abbia la sua parte?
R. Quando una squadra di calcio non fa goal chi è il primo a saltare? L'allenatore! Partendo dal fatto che io non critico nessuno, cerco solo di chiedermi come mai non ci sia una reazione reale da parte dei professori: mal selezionati, mal pagati, mal considerati, continuano a piangersi addosso o a paventare  agitazioni che non vanno ad intaccare nessun interesse reale. Una volta mi venne da dire: organizziamo uno sciopero della fame e accampiamoci sulle principali arterie della città... Sorrisi di tutti e... punto e a capo. Mi chiedo: come sono selezionati i professori  in altre zone d'Europa? Come sono pagati? Qual è il loro peso sociale? Se devo andare a  prestare servizio nell'esercito la prima selezione è quella psico-attitudinale. Nei "concorsi  a cattedra" che tipo di selezione abbiamo? (io ho avuto la s-fortuna di  essere nominato commissario per i  due scorsi concorsi a cattedra). Ebbene non c'è traccia di una possibile selezione per attitudine alla formazione dei giovani: capacità comunicativa, attitudine all'ascolto delle problematiche, capacità di coinvolgimento... Per non parlare della selezione dei "dirigenti scolastici". In un'azienda privata, ne sono convinto, i cosiddetti  dirigenti non passerebbero nemmeno la prova attitudinale. Insomma lo Stato italiano scimmiotta il modello manageriale in ambito scolastico ma non ne adotta il cuore:  la selezione  attitudinale. Le sorelle Agazzi avvisavano le aspiranti maestre: l'insegnamento è una vocazione, non un mestiere!
In questo bailamme gli studenti chi sono? Paragoniamoli a calciatori, ognuno con una innegabile potenzialità, spesso nascosta e addormentata in un angolo remoto del cervello. Senza voler scomodare il buon Froebel, gli alunni sono  come seme, ognuno sboccerà, grazie alla guida  del giardiniere... MA il giardiniere sa che non potranno essere tutte rose, ogni  seme nasconde un fiore diverso! Ultimo esempio. Se lei  decide di andare in palestra con l'obiettivo di dimagrire e  sborsa fior di euro, pretende dal "personal trainer" di ottenere un risultato? Certo che sì... eh, mi si potrebbe obiettare, ma i ragazzi non sono motivati, sono distratti, assenti... Chiaro, ma anche nel caso della persona che va in palestra può accadere lo tesso e, di conseguenza il trainer, con specifiche tecniche "motiva" supporta e stimola , arrivando ad ottenere  risultati scientificamente provati. Qua non si tratta di addossare colpe, si tratta, al contrario, di ammettere che  le tecnologie educative esistono, ma non sono  né studiate né tantomeno applicate.

D. Crede che un cambiamento come quello da lei augurato sia possibile al giorno d’oggi?
R.
Ottimismo pedagogico il mio? Non saprei. A me sembra che abbiamo la necessità di cambiare, e non solo nel contesto scolastico. Un eco sistema completamente devastato,  mancanza di valori, disequilibri economici: questo è il mondo che stiamo consegnando ai  giovani. Per chi crede nei cicli cosmici, il Kalpa induista, la soluzione è semplice... Ci sarà un periodo di distruzione e poi di ri-creazione. Senza essere così catastrofici ci sembra necessario, e tutti lo stanno predicando, un cambiamento radicale e tutto questo può essere suscitato solo da un  sistema educativo nuovo: la polis è possibile se fin da piccoli si è educati  a vivere in una polis. Se pensiamo alla politica sull'immigrazione italiana ci rendiamo conto del paradosso messo in atto: accogliamo (come è giusto che sia), ma in maniera approssimata ed indiscriminata e poi? Non seguiamo  gli immigrati, non garantiamo loro nulla, non li educhiamo e... sforniamo nuovi fenomeni di delinquenza e di devianza. Non sarebbe meno dispendioso  educarli ad una vita  comune, garantendo loro i diritti fondamentali, come  fa il resto dell'Europa. Ma si sa, l'Italia è il paese di Pulcinella....

D.Cosa si aspetterebbe da questa scuola nuova? Quali miglioramenti? 
R. Di "scuole nuove"  se ne parla da un secolo in tutto il mondo... Solo che in altre zone del mondo queste strategie educative sono state messe in atto e in Italia no. L'elefantiasi  della burocrazia, gli interessi delle classi dominanti rallentano ed ostacolano la formazione di "nuovi" docenti e  "nuovi" dirigenti, per non parlare di strutture fatiscenti ed attrezzature obsolete. Eppure le stanze del Quirinale e del parlamento pullulano di  Mac utilizzati anche per prenotare  le serate hard dei politici!  Il popolo italiano, creativo, geniale, pieno di arte, cultura e tradizione  spesso è costretto ad emigrare. Il male del CLIENTELISMO, del NEPOTISMO e in alcuni casi del CLERICALISMO si è insinuato in tutti i centri di potere. Una scuola nuova dona coscienza e consapevolezza, offre strumenti critici e di sana e pacifica rivoluzione culturale. Stiamo vivendo un paradosso: un governo non votato dal popolo ha votato un presidente:  ecco il crollo subdolo della democrazia. Un'Italia che  è culla della cultura occidentale potrebbe vivere di arte cultura e turismo, invece, soprattutto al Sud, è stata  avvelenata da aziende ed industrie che nel dopo guerra  hanno promesso benessere e invece hanno portato morte  attraverso tumori assurdi. E ora? Sono partite verso nuovi  "lidi" da inquinare,  dove  la manodopera costa meno e le tasse sono appetibili. Dura legge del Mercato? No! Squallida macchinazione dei ricchi.  Una coscienza  nuova, pulita,  dinamica, acquisita grazie ad una scuola  critica,  che sveglia e non addormenta è alla base di un possibile cambiamento della nostra società.

D. A chi dedica il suo lavoro?
R. Chiaramente ai giovani, a quelli che a scuola vanno male, perché spesso nella vita troveranno riscatto e giustizia. Ai giovani che si sentono insoddisfatti ed inquieti nell'ascoltare passivamente per ore: eppure proprio loro hanno una grande responsabilità nel cercare di contrastare un sistema  letargico ed invernale. I ragazzi di don Milani andavano  a scuola con allegria e non esisteva né ricreazione né pausa, perché tutto era una scoperta costante, contro i frontalismi  assurdi a cui erano costretti a sottostare.

D.Cosa raccomanderebbe a chi volesse trarre uno spunto concreto dal suo scritto?
R. Sapere aude... o ancora, più recente: stay hungry, stay foolish! C'è una sottile follia nell'esistenza, di cui Erasmo tesseva l'elogio. Abbiamo dimenticato che la nostra permanenza su questa terra è brevissima e, spesso la  sciupiamo. Se la vita è un dono è un nostro diritto viverla pienamente: carpe diem, "l'attimo fuggente", celebrato film su una scuola attiva è passato di generazione in generazione senza lasciare tanta traccia. Gli anni della gioventù, senza retorica, sono quelli più vitali: il GH è alle stelle, eppure lo lasciamo dormire tra le pieghe dei nostri neuroni. Qui non si tratta di cambiare la scuola, ma di trasformare la società sclerotica fondata sul "religio", sull'essere incatenati. Da più di duemila anni il "mito della caverna" continua ad ammonire i giovani sulla possibilità di liberarsi dai vincoli degli "idola" che ci attanagliano. Nel visionario "Matrix" si intrecciano mondi e domini virtuali, mentre l'uomo continua a soffrire e... sperare. Dobbiamo avere il coraggio di  cambiare il mondo, senza la pretesa di voler essere salvatori della terra ma cercando di operare piccoli passi di "metanoia"  in noi stessi prima che negli altri. Viviamo in una grande truffa, ma  la cosa peggiore è che  pensiamo di truffare gli altri mentre stiamo truffando noi stessi.

D. Ha considerazioni o commenti da aggiungere?
R. Vorrei ringraziarla per avermi dato uno spazio di riflessione. I new media sono importantissimi nella formazione dei giovani ma si devono utilizzare con tecniche appropriate.  Nelle scuole europee ed in alcuni istituti italiani  si vedono i risultati  e la velocizzazione dei processi di apprendimento... Tutto si trasforma e in pochi anni  i sistemi di apprendimento tradizionale saranno soppiantate da tecnologie educative completamente diverse. Sarà allora che ci si renderà conto del ritardo epocale che ha coinvolto docenti e dirigenti  per colpa di un sistema politico elefantiaco.  Il problema sarà non nell'utilizzo del mezzo ma  nell'ossatura valoriale che saremo riusciti a trasmettere alle nuove generazioni. Se mi si offre la possibilità potrei raccogliere in una antologia  voci della pedagogia di tutti i tempi che offrono spunti di riflessione scientifica su una scuola  diversa, nuova, attiva, adatta ai nostri tempi... Ma non dipende certo da me...


Intervista a cura della Dott.ssa Alice Fusella

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Redazione

Anoressia e Bulimia. Quali Emozioni? di Paolo Palvarini. Intervista all'autore

IMG 1296Edizioni Psiconline ha intervistato Paolo Palvarini autore di "Anoressia e Bulimia. Quali emozioni? L'approccio dinamico esperienzale" nella collana "Strumenti" (398 pagine € 28,00).

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Redazione

Incontro con Maja Ricci Andreini

È da poco in libreria "L'enigma della nostra vita" - Edizioni Psiconline, di Maja Ricci Andreini. La nostra intervista con l'autrice.


[caption id="attachment_2510" align="alignleft" width="229"]majaricci Maja Ricci Andreini, autrice del volume

Un testo molto agevole e di facile lettura (118 pagine in formato 15x21 al costo di 12 euro), che nella sua semplicità dà ottimi suggerimenti e spunti di riflessione nella difficile arte della conoscenza di se stessi e del nostro prossimo e  aiuta a districarci nella intricata maglia dei rapporti interpersonali.
Perchè se è vero che ognuno di noi è unico e irripetibile e ciascuno di noi è diverso ogni attimo della propria esistenza come possiamo conoscere noi stessi e chi abbiamo difronte senza perderci nei nostri e altrui cambiamenti?
Davvero originale il modello che l'autrice propone, denominato A.F.N.I.B. acronimo dei cinque modelli relazionali: Alchimista, Folletto, Nobile, Inquisitore, Barbaro.



Per scoprire quale modello è più vicino a noi, ci assomiglia di più, l'autrice ci propone un test, invitiamo i nostri lettori a cominciare la lettura proprio dal test, ma per sapere qualcosa di più su questo libro e sul modello proposto, abbiamo deciso di incontrare l'autrice,  Maja Ricci Andreini.


Comodamente seduti sulle poltroncine della nostra redazione,  in questa piovosa giornata di fine gennaio, mentre sgranocchiamo cookies e sorseggiamo un buon cioccolato caldo, rivolgiamo alla nostra simpatica e brillante autrice alcune domande sul suo libro:


D. Innanzitutto ti ringraziamo per la tua disponibilità, vuoi spiegare ai nostri lettori  come nasce il tuo libro?
R. Il mio libro nasce dalla mia esigenza di comprendere il perchè dei comportamenti umani. Questa è stata la motivazione che mi ha portato a compiere gli studi di psicologia, studi che, però, non hanno fornito risposte esaurienti alle mie domande. Insoddisfatta, ma con un background psicologico alle spalle, mi sono rivolta al mio prossimo, alle persone che incontravo quotidianamente sia per la mia professione che non. Loro mi hanno ispirato il libro, un libro che mira a essere un mezzo di presa di consapevolezza dei meccanismi non consapevoli che regolano le relazioni con se stessi e con gli altri.




[caption id="attachment_2519" align="alignright" width="200"]copertina-enigma-vita-sito La copertina del volume

D. Per questa ragione hai sentito l’esigenza di elaborare il modello A.F.N.I.B.?
R. Ho sentito l'esigenza di elaborare il modello afnib perchè, per quanto i modelli riducano sempre la realtà dei fatti costringendoli in uno schema, organizzano
il sapere e lo rendono più semplice e accessibile alla comprensione. Il modello afnib, consapevole dei propri limiti, fornisce, a mio avviso, una griglia di lettura semplice dei processi inconsapevoli e automatici che condizionano la nostra vita quotidiana. A me e chi l'ho proposto è stato molto utile. Da qua la mia decisione di pubblicarlo.


D. Quali sono state le esperienze più significative dalle quali è scaturito il tuo modello?
R. Le esperienze significative da cui è scaturito il mio modello sono molteplici. Di fondo, ogni incontro ed ogni esperienza di vita avuti in questi anni hanno contribuito in modo sostanziale al mio modello. Questo perchè ho cercato di comprendere ogni persona in cui mi sono imbattuta,  di capire perchè dicesse una cosa e non un'altra, avesse un comportamento e non un altro. Contemporaneamente ho studiato l'impatto su di me delle sue parole e comportamenti e osservato dall'esterno il nostro interagire. Sicuramente, peró, l'esperienza che più ha segnato il mio modello è un periodo di crisi personale che mi ha portato a scontrarmi con il lato oscuro di me stessa. Questa esperienza mi ha aperto l'orizzonte su come sia impossibile prescindere dagli aspetti inconsci e non consapevoli della nostra personalità.


D. Tu affermi che spesso i rapporti e le relazioni acquistano, per molti versi, “vita propria” e ci sfuggono di mano, quali consigli daresti ai tuoi lettori per aiutarli a mettere ordine nell’intricata e complessa maglia dei rapporti interpersonali?
R. L'unico modo per impedire ai rapporti e alle relazioni di acquisire vita propria è la presa di consapevolezza dei meccanismi non consapevoli e automatici che li regolano. Per poter giungere a questo è necessario però, in primis, imparare a osservarci dal di fuori quasi fossimo un'altra persona. Una volta riusciti in questo è necessario chiedersi che effetto farebbe a noi il nostro comportamento se agito da un'altra persona. Questo è il primo passo. Ogni individuo è diverso però. Può accadere, quindi, che le reazioni siano diverse. Ne consegue che sono necessari anche curiosità e rispetto per l'universo altrui.Aspetti necessari a comprendere, grazie al dialogo, il nostro prossimo.


D. Poste le basi per una migliore conoscenza di sé, come fare a relazionarsi con altre persone che non hanno ancora raggiunto tale consapevolezza?
R. ...è difficile per chi ha raggiunto una buona consapevolezza di sè e delle relazioni confrontarsi con persone che non l'hanno. I rischi sono la noia e la "perdita della pazienza", posizioni entrambe "sbagliate" se così possiamo dire e che possono condurre a un atteggiamento simile al rancore dell'ex fumatore. Posizioni entrambe sbagliate, ma comprensibili dato che chi non ha consapevolezza di sè e delle relazioni chiede all'altro di impersonare i personaggi che gli mantengono il sistema di convinzioni consce e incosce automatiche attuali. Il segreto è non farsi trascinare in questo gioco, rimanere sempre nella logica del rispetto, essere "saggi" senza mai apparirlo o ostentarlo. C'è da dire, peró, che chi ha raggiunto una buona consapevolezza di sè e delle relazioni cerca persone al suo pari livello e, spesso, puó arrivare a prediligere la solitudine se non le trova.


D. Tu affermi che ciascuno di noi si crea nell’infanzia, nel rapporto con le figure di accudimento, una “modalità relazionale originaria”, caratterizzata da specifici processi automatici per muoversi, in seguito, perennemente verso altre modalità relazionali in relazione agli eventi e incontri in cui si imbatterà. Quindi non sarà mai statico. È possibile invece che tutto ciò non accada, ma al contrario, che si rimanga troppo ancorati alla primitiva modalità, tanto da non riuscire ad adeguarsi alle nuove relazioni, eventi, ecc.?
R.certo che puó accadere di rimanere troppo ancorati alla modalità primitiva. Dipende da una scarsa capacità di essere aperti nei confronti del nuovo. Purtroppo quando accade c'è un elevato rischio di scontrarsi con i disturbi psichici propri della modalità originaria cui apparteniamo.




[caption id="attachment_2499" align="alignleft" width="255"]enigma-vita Volumi nelle scatole, pronti per l'invio in libreria

D. Nella elaborazione del tuo modello, delle caratteristiche dei gruppi di modalità relazionali, hai provato ammirazione per l’una o per l’altra, simpatia per un gruppo, o al contrario fastidio?
R.Sinceramente sì. Ho provato ammirazione per una modalità relazionale e mi sono sentita più o meno vicina alle altre. Non posso entrare nel dettaglio perchè influenzerei il lettore. Nel mio libro c'è un test da fare ed è bene vi arrivi ignaro delle caratteristiche delle varie modalità. C'è da dire, peró, che, nel corso della mia vita  e del periodo di crisi individuale cui ho accennato, io le ho agite tutte per cui le sento tutte un po' mie. Io sono la dimostrazione lampante di come si possa cambiare.


D. Quali consigli daresti alla coppia per imparare a metabolizzare i cambiamenti individuali, a rispondere alle esigenze profonde dell’altro e continuare a suscitarsi emozioni forti e complementari ed evitare che a causa dei cambiamenti, l’amore finisca?
R. Mantenere vivo l'amore è sicuramente difficile. L'amore è un gioco di stasi e cambiamento, di avvicinamento e allontanamento. L'amore si fonda sulla complicità e su un desiderio psicofisico. Aspetti che spesso non vanno di pari passo... Sicuramente un buon dialogo è fondamentale in una coppia, ma non basta. I miei consigli sono due: in primis, mettersi nei panni dell'altro per capire cosa prova e uscire così da una prospettiva egocentrica; in secundis, mostrare l'anima "in sottoveste". Mostrarsi al partner nudi infatti puó portare al crollo dell'interesse, del desiderio e a un processo di "parentizzazione" per cui si diventa fratello e sorella.


La nostra conversazione purtroppo termina qui, è stata davvero piacevole speriamo di poterti rivedere presto, e scambiare quattro chiacchiere, magari sul tuo prossimo lavoro.


 Arianna Ciamarone


 Guarda su YouTube il video di presentazione del volume:
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=mXrhsW0WoRc&w=420&h=315]
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Redazione

Incontriamo Massimo Bisotti e la sua Luna Blu

Una intensa intervista con Massimo Bisotti per parlare del suo libro, del successo che lo ha raggiunto e dei suoi progetti per il futuro.


[caption id="attachment_1792" align="alignleft" width="300"]Masssimo Bisotti Massimo Bisotti


In questo scorcio d'estate, fra il caldo torrido e l'autunno che tenta timidamente di affacciarsi all'orizzonte, cerchiamo di entrare in contatto profondo con Massimo Bisotti, il giovane autore romano improvvisamente travolto da un grandissimo successo per il suo libro "La luna blu. Il percorso inverso dei sogni", pubblicato da Edizioni Psiconline, parlando dei temi principali del suo libro, di come vive il suo presente e di cosa si aspetta per il futuro.

La luna blu è stata pubblicata in aprile e finora è già stata ristampata ben cinque volte grazie alla costante richiesta che proviene dalle librerie e al continuo passaparola che porta quelli che lo hanno letto e apprezzato a suggerirlo ai loro amici e conoscenti.
Sul web, in particolare su Facebook, è un costante e continuo pullulare di frasi estrapolate dal volume e le citazioni si rincorrono l'una con l'altra.
Anche su Twitter le citazioni sono continue e, sopratutto, sono costanti gli apprezzamenti.



[caption id="attachment_1490" align="alignright" width="200"]La luna blu. Il percorso inverso dei sogni La copertina del volume


La nostra Casa Editrice era sostanzialmente impreparata a questo successo e così le copie iniziali previste sono state presto esaurite ed è iniziata una rincorsa continua alla ristampa per inseguire le numerosissime ed inattese richieste.
Oggi la situazione è sostanzialmente "normalizzata" poiché la quantità di copie stampate, anche se con fatica, riesce a star dietro alla domanda e quindi non si registrano più quelle situazioni iniziali di difficoltà nel reperire il libro.

Proprio per questo abbiamo voluto incontrare Massimo e, in una atmosfera decisamente rilassata, abbiamo cercato con lui di scavare a fondo per comprendere le tante motivazioni e i tanti perché che stanno dietro ad un libro e al successo che lo raggiunge.
Ne è venuta fuori una semplice chiacchierata che però, ancora una volta, rivela l'essenza profonda di Massimo Bisotti, la sua semplicità, la sua spontaneità ed il suo essere vicino alle persone che lo leggono. Forse è questa, in fondo, la chiave del successo.

D. Prima di tutto complimenti per i risultati che il tuo libro sta ottenendo.
E' cercato, richiesto, letto e commentato favorevolmente da tante persone che sembrano essere entusiaste del suo contenuto.
Ti aspettavi un successo di questo genere?

Credo che ogni risultato sia sempre insperato e ci colga comunque di sorpresa. Se non ci si abitua alle sorprese non si perde l'entusiasmo, utile per iniziare ogni nuova sfida personale, ogni nuovo lavoro.

D. Cosa credi lo abbia motivato? Quali, secondo te, le molle che hanno fatto scattare la ricerca...

Ho iniziato a diffondere la mia scrittura un paio di anni fa. Ho sempre scritto, per me, per le persone che ho amato. Considero lo scrivere una piccola traccia d'eternità in mezzo a tante cose effimere che svaniscono. Conserva intatta nel tempo l'essenza primaria, la freschezza dell'emotività, se pure gli stessi rapporti che la motivano si esauriscono. Qualcosa di magico.

D. E, personalmente, quali sensazioni ti crea sentire intorno a te tanto affetto e tanto apprezzamento da parte di persone per la gran parte sconosciute ma che ormai aspettano, quasi con ansia, il tuo scrivere...

L'affetto è una spinta a proseguire il proprio cammino. La sensazione che il proprio lavoro possa essere utile crea un'emozione circolare che mette in comunicazione lettura e scrittura. D'altronde chiunque decida di scrivere, se poi sia davvero una scelta o sia la scrittura a sceglierci non sarà mai chiaro fino in fondo, è stato prima e resterà sempre e soprattutto lettore.

D. Qualcuno ha detto che si tratta di una sorta di illusione collettiva e che molti si fanno semplicemente coinvolgere dalla lettura entusiasta di altre persone e acquistano il tuo libro solo per "emulazione" ma non perchè convinti della tua scrittura...

La luna blu in libreriaPenso che le persone abbiamo la capacità di scegliere con la propria consapevolezza cosa vogliono o non vogliono leggere. Alla fine ho sempre pensato che andare o meno controcorrente lo si possa comunque fare lo stesso per moda.
Ma gli scrittori  non vanno di moda, etichetta spesso affibbiata qua e là all'uno o all'altro, gli scrittori semplicemente scrivono storie, ognuno a proprio modo e ognuno ha in sé un'energia che può essere magnetica o diamagnetica, accarezzata  o respinta. Questo dipende da una selezione naturale di anime che si riconosco o meno nei progetti altrui. Se inizio a leggere qualcosa che non sta nelle mie corde, potrebbe essere il best seller del momento, smetto, poiché la mia mente non riesce ad avere la giusta concentrazione e la giusta curiosità per spingersi oltre.

D. Altri sono già alla ricerca del tuo prossimo libro e si chiedono quando vedrà la luce...

Sto lavorando a Il quadro mai dipinto e ho in cantiere un'altra idea, Un anno per un giorno, ma sulla tempistica non saprei ancora rispondere.

D. Quanto pensi che il passaparola sia intervenuto nella diffusione di un libro pubblicato da una piccola Casa Editrice e perdipiù specializzata in psicologia. Ci contavi o anche tu sei stato colto di sorpresa?

Mi riallaccio alla prima risposta. Sorprendersi, come ho scritto nella Luna blu, è per me il terzo verbo più importante dopo essere e amare. Se non ci si abitua alle sorprese loro non si abituano e probabilmente tornano a cercarci. Il passaparola fa molto, il successo di ogni progetto lo si deve sempre agli altri, questo non andrebbe mai dimenticato.
I veri successi sono sempre collettivi, regalano la stessa gioia. Attraverso la mia scrittura molte persone si sono conosciute e riconosciute, innamorate, sono diventate amiche. Questo credo sia il successo maggiore, costruire ciò che io chiamo ponte fra le anime.

D. E se tutto questo di colpo finisse? Se vi trovaste, tu e la Casa Editrice, a svegliarvi di colpo da un bellissimo sogno che però alla fine si infrange e non si ripresenta?

Se un giorno la mia scrittura non piacerà più continuerò a scrivere per me e per chi amo. Le passioni nascono visceralmente dentro di noi e di quelle vere non possiamo farne a meno. Non potrò mai stravolgermi per piacere. Compiacere è qualcosa che non mi è mai interessato. Il giorno che non avrò più idee in cui credo e la giusta ispirazione non potrei più produrre qualcosa. Se non si crede in quel che si fa non si ottengono risultati adeguati, essenziali alla propria indole.

[caption id="attachment_1796" align="alignleft" width="300"]massimo bisotti al salone del libro di torino massimo bisotti al salone del libro di torino


D. Quanto c'è di te nelle parole de "La luna blu"? Quanto è presente la tua storia personale e quanto invece è presente il "mestiere" di scrivere...

C'è molto di me. Come spesso dico non descrivo personaggi ma incontri, persone, mescolate a me, ai miei affetti, a chi ho avuto vicino. Contaminazioni di anime, di vite. Amici che mi conoscono ci hanno visto molto delle mie storie. Non credo si possa concepire l'inconcepibile.
Altre persone mi hanno ringraziato per aver scritto questo libro, hanno notato che mi è costato fatica, poiché mettere a nudo delle nostre intime sensazioni, mettere a nudo persino le nostre verità più scomode fa sì che un uomo si esponga ai venti ma anche alle correnti. Eppure persino ciò che ci capita di spiacevole mette in luce la libertà che si raggiunge quando non si ha più timore di mostrarsi senza filtri.
La vera forza di un essere umano arriva quando amandosi non ha più paura dei giudizi. Non si può piacere a tutti, non si avrebbe una personalità, non si avrebbe un vero carattere.  La vera forza arriva quando si comprende che non siamo fatti per stare da soli ma nemmeno per stare con chiunque e lo si accetta serenamente. Avvicinarsi alla serenità il più possibile dovrebbe essere l'obiettivo di ogni essere umano. Abbiamo una vita sola. Nessuno ce la restituirà indietro per cui vale la pena vivere secondo i propri schemi mentali, secondo la propria natura. Non farlo ci fa ammalare pian piano.

D. Cosa pensi abbia colpito così profondamente le persone che leggono il tuo libro?

L'autenticità. Il fatto che siamo molto più simili di ciò che pensiamo di essere.
Le emozioni, i sentimenti, le interazioni fra le persone, gli interrogativi primari che ci poniamo ogni giorno, i quesiti sulla vita, sulle relazioni, sugli sviluppi emotivi sono pressoché identici.

D. Tu, da lettore, come lo definiresti?

Da lettore direi che porta con sé dolore e liberazione. Direi che tira fuori l'eterno conflitto fra la solitudine scelta e la solitudine imposta, fra la vera libertà e la paura di darsi. Gli estremi spesso si toccano, gli estremi spesso sono debolezze. Eppure i sogni ci rivelano con chiarezza di cosa abbiamo bisogno se li lasciamo parlare. Se non cerchiamo di addormentarli con la forza. Quelli che tornano, quelli che si ripresentano, sono la nostra parte più intima. Se non affrontiamo le nostre preoccupazioni più profonde si ripresenteranno sempre sotto altre sembianze. Capita di comprendere un proprio disagio e non capire come vincerlo. Eppure si è già a metà dell'opera quando si ammette di avere un problema. Ciò che manca al giorno d'oggi è il desiderio di ascoltare e siccome ascoltare costa fatica, immedesimarsi nelle vite altrui richiede impegno, si preferisce giudicare. Per questo ci si chiude sempre di più nel proprio guscio. Iniziare con il capire prima di pretendere di essere capiti è un bel passo in avanti.

Salutiamo Massimo e lo ringraziamo per la sua cortesia e per la sua disponibilità.
Rileggendo le sue risposte emerge davvero la semplicità a cui abbiamo accennato prima, la capacità di "entrare" all'interno dell'animo del lettore attraverso il suo proprio animo, le sue proprie sensazioni e la costante sincerità che lo contraddistingue.

Ne siamo certi. E' questa la chiave del suo successo.

Grazie Massimo. Alla prossima!

Guarda la scheda del volume sul sito di Edizioni Psiconline!
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