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I blog di Edizioni Psiconline

Gli autori, le recensioni, le novità e le informazioni sulla nostra Casa Editrice
Redazione1

Massimiliano Anzivino ha presentato Costruttori di cerchi a Sacile

copertina costruttori di cerchi sitoIl 18 marzo scorso presso la Sala del Caminetto del Palazzo Ragazzoni del Comune di Sacile (PN) è andata in scena una nuova presentazione del testo Costruttori di cerchi a quasi due anni dalla pubblicazione.
In compagnia di un gruppo di addetti ai lavori, prevalentemente insegnanti, del Dirigente dell'Istituto comprensivo locale e dell'Assessore Spagnol, l'autore ha presentato le linee guida del libro collegandole alla situazione odierna del lavoro socio-educativo all'interno delle scuole.
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Redazione

Intervento psicologico per la scuola presentato all'Ordine Psicologi Campania

intervento psicologico per la scuolaIntervento psicologico per la scuola e metodi narrativi. Strategie per la costruzione dell’intervento di Annamaria Improta – Collana Strumenti – Edizioni Psiconline è stato presentato martedì 30 giugno presso la sede dell’Ordine degli Psicologi della Campania.
La presentazione è inserita nell’ambito della rassegna Letture in Ordine, “un'azione di politica professionale che riafferma l'idea dell'Ordine degli Psicologi come luogo aperto alla città e ai cittadini" ha detto il presidente dell'Ordine degli Psicologi della Campania Antonella Bozzaotra.


INTERVENTO PSICOLOGICO1Dopo i saluti della Presidente dell’Ordine Psicologi Campania Antonella Bozzaotra, l'introduzione è stata curata dalla Vicepresidente dell’Ordine Psicologi Campania Lucia Sarno. Hanno discusso con l’autrice, Paolo Gritti, Psichiatra, Psicoterapeuta e Professore di Psichiatria presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, Marisa Iavarone, Professore Associato in Pedagogia generale e Responsabile scientifico dello “Sportello di Sostegno alla Genitorialità competente” presso l’Università Parthenope di Napoli, Enzo Sarnelli, Psicologo e Psicoterapeuta, Socio fondatore dell’Associazione Oltre Onlus di Ischia, e Maria Scala, Psicologa e Psicoterapeuta sistemico-relazionale presso il Centro di Psicologia Clinica Territoriale Essebi di San Giorgio a Cremano.


INTERVENTO PSICOLOGICO2Il lavoro affonda le radici su una salda impostazione teorica - richiamata peraltro  nel testo - che parte dallo studio dell’attuale organizzazione scolastica per comprenderne il mandato sociale nella società complessa e giungere alla definizione di qualità e caratteristiche dell’intervento psicologico più utile nei contesti scolastici.
Il lavoro, naturalmente, non prescinde da una precisa e ampia analisi della domanda dei committenti (alunni, genitori, insegnanti, operatori sociali e chiunque abbia bisogno di un supporto di questo tipo).
La presentazione è stata un momento di riflessione e di crescita e un riconoscimento per il il lungo e faticoso lavoro svolto da Annamaria Improta, come si evince dalle interventi dei relatori  che parzialmente pubblichiamo:
"Il libro evidenzia la necessità di valorizzare le diversità come “valore aggiunto” ed offre l’opportunità - ha sottolineato Maria Scala, psicoterapeuta presso Centro di psicologia clinica “essebi” - di ripensare alle proprie esperienze e le proprie azioni ricostruendone il senso ed indicando le possibili prospettive di sviluppo".


INTERVENTOPSICOLOGICO3Il volume si offre quale valido strumento interpretativo della relazione educativa e di cura nei contesti formali, non formali ed informali, rinforzando la trama dell’alleanza formativa tra scuola, extra scuola e famiglia. La lettura, oltre all'ambito delle professioni psicologiche e di cura” - ha aggiunto la docente di Pedagogia della relazione all’Università Parthenope Maria Luisa Iavarone - “è utilmente diretto a insegnanti, educatori, genitori e a chi a vario titolo è impegnato nei processi formativi e di sviluppo”. 
Alla base il “modello” dell’esplorazione dei propri ricordi e la conoscenza di sé, per arrivare all’incontro con l’altro e all’accettazione delle differenze. Al testo, inoltre, sono allegate numerose schede operative, immediatamente utilizzabili, che forniscono al lettore strumenti operativi di rapida applicazione.


Il libro di Annamaria Improta è sicuramente un "buon service" per la scuola e per tutti gli attori coinvolti nei processi di formazione e apprendimento nella relazione io-tu-noi nel qui ed ora della realtà analogica” ha aggiunto Enzo Sarnelli, psicoterapeuta e mediatore familiare.


INTERVENTO PSICOLOGICO4Al centro del lavoro, dunque, il metodo narrativo-autobiografico, la necessità del racconto autobiografico. Il libro, quindi, ha una doppia “anima”: una psicologica, l’altra pedagogica.
"Il punto è oggi nella riorganizzazione dei percorsi didattico-educativi: non più obiettivi comuni per tutti ma obiettivi differenziati per i diversi studenti, in grado di valorizzare le differenze
” ha sottolineato Paolo Gritti, psichiatra, psicoterapeuta e docente di Psichiatria presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, che ha aggiunto “come dal punto di vista della teoria dei sistemi complessi, una buona funzione pedagogica dovrebbe affrancarsi da esiti ordinati o al contrario caotici, per porsi in equilibrio dinamico, affine alla configurazione “sull’orlo del caos”: è questa la nuova mission della scuola, intesa come sistema complesso in continua evoluzione”.


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[youtube http://www.youtube.com/watch?v=kRElVHur8gs?list=PL-bgfNzk5M86gvuFT5Y64gxTnxPgM7uo0&w=854&h=510]
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Redazione

M. Anzivino conclude il primo anno di presentazioni

presentazione libro albo psicologi2Giovedì 11 giugno presso l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna Massimiliano Anzivino ha presentato Costruttori di cerchi. Psicologia possibile per una scuola felice.
Con questa presentazione si chiude il primo anno di presentazioni di Costruttori di cerchi.


copertina-costruttori-di-cerchi-sitoIl libro è andato in scena quindi a Bologna presso la sede dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna, dopo un percorso di validazione del testo per verificare che rispondesse ai criteri deontologici e professionali richiesti. Per l'Ordine degli Psicologi regionale si è trattata di una sperimentazione per permettere agli iscritti di poter proporre proprie pubblicazioni su temi psicologici ai colleghi e alla cittadinanza.
Alla presenza di una consigliera dell'Ordine incaricata, Massimiliano Anzivino ha presentato ad un gruppo di docenti e studenti i contenuti del libro.

Si è parlato quindi soprattutto di scuola, delle difficoltà che questa istituzione sta vivendo nell'affrontare una realtà sociale in profondo e veloce cambiamento. Questo soprattutto in alcuni istituti che hanno risentito più di altri di tali cambiamenti poiché si rivolgono a fasce della popolazione maggiormente sensibili, come ad esempio gli istituti professionali.

Vi è stato modo di articolare un interessante dibattito riguardante anche il momento di protesta e scioperi che stanno attraversando molti istituti e coinvolgendo gran parte del corpo docente bolognese e nazionale.

Si avverte così nelle scuole, specie in quelle medie-superiori, una forte stancanzivino2hezza e difficoltà di articolare programmazioni e progetti di largo respiro senza incorrere nelle contraddizioni raccontate dall'autore ad esempio nei paragrafi provocatoriamente intitolati “il tempo che non c'è”, “lo spazio che non c'è”, “il denaro che non c'è”.

Il cerchio è stato poi presentato come metafora della relazione, la costruzione prioritaria di legami tra le persone che oggi sembra essere una delle strade più interessanti e proficue per il lavoro all'interno dei contesti organizzativi in crisi. Relazioni che spesso passano dalla messa in opera di contesti informali, dall'ascolto paziente delle emozioni e dei punti di vista, dalla costruzione di contesti di confronto e dialogo, dal tempo dedicato ai processi di cambiamento e al suo delicato  accompagnamento. L'idea di base del testo è stata quindi come al solito collegata a situazioni concrete e ad uno stile di lavoro per i consulenti non sempre sottolineato con forza nei contesti accademici e nella formazione professionale.

DSCN3922Naturalmente si è parlato anche della categoria degli psicologi, dei compiti difficili chiamati a svolgere e di situazioni lavorativi spesso appesantite dalla precarietà e dalla caoticità e velocità delle richieste di intervento, alimentate dall'emergenza e dal desiderio, comprensibile ma purtroppo illusorio, di soluzioni rapide e indolori.

Con questa presentazione si conclude un anno di incontri in contesti molto diversi: dalle scuole ai Comuni, dalle librerie alle biblioteche, dalle associazioni professionali ai contesti più formali come quest'ultimo. Sono stati momenti di importante approfondimento e arricchimento delle idee raccontate nel testo soprattutto grazie alla poliedricità delle persone presenti e dei percorsi che li hanno sostenuti.

Per l'autunno sono già in corso contatti per nuovi incontri nel territorio reggiano in alcuni comuni dove opera l'autore e forse in veneto in collaborazione con una cooperativa di servizi psico-educativi.

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[youtube http://www.youtube.com/watch?v=Rlno1XO9SwM?feature=player_detailpage&w=640&h=360]

http://issuu.com/edizionipsiconline/docs/costruttori_di_cerchi?e=2372380/11209205
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Redazione

Costruttori di cerchi: presentazione presso l'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna

presentazione libro albo psicologi2Giovedì 11 giugno alle ore 17.00 presso l'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna  Strada Maggiore 24 - Bologna, Massimiliano Anzivino presenterà Costruttori di cerchi. Psicologia possibile per una scuola felice.
Sarà un confronto (probabilmente in cerchio!) tra colleghi psicologi, ma anche con esponenti del mondo della scuola e delle istituzioni bolognesi.



L'evento si colloca all'interno di una nuova opportunità offerta dall'Ordine degli Psicologi di presentare testi di interesse per la professione e la comunità.


copertina-costruttori-di-cerchi-sito"Costruttori di cerchi" racconta l’esperienza diretta di collaborazione con la scuola, in special modo negli istituti medi superiori dell’Emilia Romagna, con particolare riferimento alla provincia di Reggio Emilia.
Vengono descritti i progetti concreti realizzati nell’ultimo decennio, guardando, con un tono volutamente leggero, ai punti di forza e agli aspetti ancora da mettere a punto. Sportelli di ascolto, peer education, interventi di prevenzione, formazione per docenti... sono i pezzi di un puzzle di un approccio integrato al lavoro di promozione del benessere a scuola e per la scuola.
Questa carrellata diviene quindi un’occasione per fare il punto sullo stato di salute della scuola e degli operatori che con essa si interfacciano per rilanciare una visione nella quale tale collaborazione possa essere maggiormente soddisfacente e sensata per entrambi.


Sarà per certi versi un tornare a casa per l'autore, psicologo di professione e iscritto all'ente da oltre 10 anni.
Ma anche per altri motivi si tratta di un contesto familiare visto che da diverso tempo Massimiliano Anzivino collabora con una scuola del territorio bolognese, l'IPSAS Aldrovandi-Rubbiani, e con altre istituzioni sul tema della dispersione scolastica e del benessere a scuola.


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http://issuu.com/edizionipsiconline/docs/costruttori_di_cerchi
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Parliamo di Scuola e Formazione dei giovani con Elia Rubino autore de "I toni dell'azzurro"

Cop Toni azzurroIntervistiamo Elia Rubino poche settimane dopo la pubblicazione in formato Ebook del suo libro "I toni dell'azzurro. Scuola e formazione personale dei giovani".
I toni dell’azzurro è un’autocritica serrata alla scuola, alla sua educazione, ma anche all’essere ed al divenire umani.


È un invito all’autoriflessione, sia per chi opera come insegnante, ma anche per gli studenti, affinché sappiano prendere dalla scuola tutto il nutrimento intellettivo utile a costruire il loro futuro.
Elia Rubino non solo affronta un tema così delicato, ma lo fa con uno stile diretto e leggero, che rende la lettura fluida, come lo è un pensiero quando si articola nella nostra mente, impreziosito da spunti di una cultura che egli trasforma in messaggi e linee guida per la vita presente e futura.

Ringraziamo Elia Rubino per averci consentito di pubblicare questa interessante intervista che consideriamo un utile contributo ricco di spunti di riflessione.

D. “I toni dell’azzurro” e la formazione dei giovani: come si accostano questi due mondi così lontani?
R. Nelle pedagogie delle "scuole nuove" ( e siamo nel '900) l'istituzione scuola, grigia e noiosa, cede il posto a Summerhill, la casa dei bambini e a tante altre architetture dell'educazione in cui al centro c'è la persona umana nelle sue relazioni, nella voglia di scoperta,  di curiosità e di autocostruzione del sé. Insomma una scuola dove non ci sia solo un colore ma tante tonalità da  ricercare e vivere insieme.

D. Da dove nasce l’idea di parlare della scuola, in modo tanto “rivoluzionario”?
R. Rivoluzionario? Non direi. Realistico. La scuola italiana, come tutto il sistema, è profondamente malata: soffre di una letargite acuta che non pone nulla al passo con i tempi. È come se io pretendessi di costruire la "Cinquecento" ( facciamo un po' di pubblicità al Made in Italy) con le stesse tecnologie di cento anni fa. Il risultato sarebbe desueto ed antiquato e, soprattutto invendibile: come del resto è la scuola italiana, classificata sempre agli ultimi posti nella classifica annuale OCSE.

D. Perché ha scelto questo stile “amichevole” ed umoristico per trattare argomenti complessi? Non ha paura di non essere preso sul serio?
R."Un direttore di teatro si presenta tutto trafelato sulla scena per avvertire il pubblico che è scoppiato un incendio. Gli spettatori, però, credono che la sua comparsa faccia parte della farsa che si stanno godendo: e così quanto più quello urla, tanto più forte si leva il loro applauso". L'aforisma kierkeegardiano  ben risponde alla sua sottile domanda. A volte la vita non va presa sul serio, va giocata, come diceva Baden Powell, fino in fondo, oppure, se preferisce, va testimoniata con serenità, secondo l'eredità che ci ha lasciato Socrate. Del resto c'è un'intera classe politica in giacca e cravatta che ogni giorno ci prende in giro in politichese tra leggi e dibattiti, tutti seri! Io ho trascorso 26 anni nella scuola italiana e ne ho viste di tutti i colori ( a proposito dell'azzurro); ho vissuto esperienze  stupende e pioneristiche a livello umano e didattico, sempre con il sorriso sulle labbra,  al fianco di presidi e colleghi  amabili e preparati. In questi ultimi anni, al contrario, ho sperimentato il fallimento e la solitudine e, realmente, mi sono sentito una Cassandra, anche se, purtroppo, i fatti confermano la deriva di questo nostro contesto sociale.


D.Lei ci parla della sua esperienza diretta: non sarebbe stato il caso di integrare con altre osservazioni o, comunque, di indagare anche in altri contesti e con altri colleghi?
R. Il mio non è un "trattato pedagogico", quanto una denuncia, seppur con toni leggeri, di un malessere che certamente non è solo mio ma anche di studenti, colleghi ( quelli "allegri" come me) e genitori.  Quando  vedo i ragazzi sofferenti e distratti  mi sento realmente male e non capisco perché una realtà così evidente: una scuola noiosa ed inadeguata ai tempi, sfugga a tutti. Vedo "colleghi" spiegare e spiegare per ore, dettare  appunti, compiacersi delle proprie lezioni  frontali,  compunti nella "valutazione fiscale", mentre gli studenti continuano a dormire sui banchi. Certo non tutte le scuole sono uguali, ma le statistiche si fanno con i grandi numeri e di certo la scuola italiana  sta soffrendo. Insomma "i toni dell'azzurro " è un modo ironico  per confermare quello che trovai scritto sul diario di uno studente: "la scuola e come una P...: tutti ci vanno ma nessuno la ama!"


D. Vorrebbe spiegarci meglio quale potrebbe essere un approccio proficuo all’apprendimento da parte della scuola, sia per quel che riguarda gli insegnanti, che gli studenti?
R. Alcuni (pochi in verità) professori che hanno letto la mia riflessioni mi hanno chiesto: perché non espliciti in modo scientifico il "tuo" modello educativo? Potrebbe essere un'idea, ma anocor più sarebbe meglio sperimentare, da parte di una equipe, quello che dico. Eppure nihil sub sole novi: Basta "sincretizzare"  i modelli scientifici delle attuali tecniche dell'educazione e il gioco è fatto. Ancor più semplicemente, basterebbe "osservare" i modelli nord europei per  trovare adeguate soluzioni. Del resto l'Italia non è in Europa? e cosa abbiamo tratto da  questo essere Europa? A me sembra nulla: ci sono modelli funzionali nel campo educativo, giuridico, economico, sanitario, ma noi facciamo finta di niente e continuiamo ad andare... indietro. Del resto i contenuti della scuola italiana sono quelli dei primi del Novecento... e la metodologia? quella si ferma alla seconda metà dell'Ottocento, al così detto frontalismo: SPIEGARE-INTERROGARE-ANDARE AVANTI COL PROGRAMMA.... Tutto il resto è....noia. Certo è, lo ripeto, che non tutte le scuole sono così: ci sono avanguardie pedagogiche in italia (dalle scuole Montessori a quelle di Malaguzzi) che realmente danno il senso di approcci pedagogici centrati sulla persona. E lo Stato italiano perché non recepisce? Semplice: ad una classe politica del genere può corrispondere solo un "popolo anestetizzato", incapace di reagire come  comunità ad un sistema  di sfruttamento sociale. Siamo in uno stato di "sonno intellettuale" e nessun movimento culturale  riesce a rispondere  ai soprusi  a cui siamo sottoposti ogni giorno. Tasse, ingiustizie,  malasanità, ecomafia... mali sociali che ci avvolgono ma non riescono a svegliarci. del resto "panem et circenses" è garantito per tutti e così: "sta bene Rocco, sta bene tutta la Rocca!"

D. Dallo scritto si evince una forte critica rivolta, per lo più, al corpo docente o, se vogliamo, organizzativo, dell’istruzione scolastica. Cosa si sente di dire, invece, sul comportamento degli alunni? Non crede che si stia parlando di uno scambio formativo e, come tale, che anche il corpo studentesco abbia la sua parte?
R. Quando una squadra di calcio non fa goal chi è il primo a saltare? L'allenatore! Partendo dal fatto che io non critico nessuno, cerco solo di chiedermi come mai non ci sia una reazione reale da parte dei professori: mal selezionati, mal pagati, mal considerati, continuano a piangersi addosso o a paventare  agitazioni che non vanno ad intaccare nessun interesse reale. Una volta mi venne da dire: organizziamo uno sciopero della fame e accampiamoci sulle principali arterie della città... Sorrisi di tutti e... punto e a capo. Mi chiedo: come sono selezionati i professori  in altre zone d'Europa? Come sono pagati? Qual è il loro peso sociale? Se devo andare a  prestare servizio nell'esercito la prima selezione è quella psico-attitudinale. Nei "concorsi  a cattedra" che tipo di selezione abbiamo? (io ho avuto la s-fortuna di  essere nominato commissario per i  due scorsi concorsi a cattedra). Ebbene non c'è traccia di una possibile selezione per attitudine alla formazione dei giovani: capacità comunicativa, attitudine all'ascolto delle problematiche, capacità di coinvolgimento... Per non parlare della selezione dei "dirigenti scolastici". In un'azienda privata, ne sono convinto, i cosiddetti  dirigenti non passerebbero nemmeno la prova attitudinale. Insomma lo Stato italiano scimmiotta il modello manageriale in ambito scolastico ma non ne adotta il cuore:  la selezione  attitudinale. Le sorelle Agazzi avvisavano le aspiranti maestre: l'insegnamento è una vocazione, non un mestiere!
In questo bailamme gli studenti chi sono? Paragoniamoli a calciatori, ognuno con una innegabile potenzialità, spesso nascosta e addormentata in un angolo remoto del cervello. Senza voler scomodare il buon Froebel, gli alunni sono  come seme, ognuno sboccerà, grazie alla guida  del giardiniere... MA il giardiniere sa che non potranno essere tutte rose, ogni  seme nasconde un fiore diverso! Ultimo esempio. Se lei  decide di andare in palestra con l'obiettivo di dimagrire e  sborsa fior di euro, pretende dal "personal trainer" di ottenere un risultato? Certo che sì... eh, mi si potrebbe obiettare, ma i ragazzi non sono motivati, sono distratti, assenti... Chiaro, ma anche nel caso della persona che va in palestra può accadere lo tesso e, di conseguenza il trainer, con specifiche tecniche "motiva" supporta e stimola , arrivando ad ottenere  risultati scientificamente provati. Qua non si tratta di addossare colpe, si tratta, al contrario, di ammettere che  le tecnologie educative esistono, ma non sono  né studiate né tantomeno applicate.

D. Crede che un cambiamento come quello da lei augurato sia possibile al giorno d’oggi?
R.
Ottimismo pedagogico il mio? Non saprei. A me sembra che abbiamo la necessità di cambiare, e non solo nel contesto scolastico. Un eco sistema completamente devastato,  mancanza di valori, disequilibri economici: questo è il mondo che stiamo consegnando ai  giovani. Per chi crede nei cicli cosmici, il Kalpa induista, la soluzione è semplice... Ci sarà un periodo di distruzione e poi di ri-creazione. Senza essere così catastrofici ci sembra necessario, e tutti lo stanno predicando, un cambiamento radicale e tutto questo può essere suscitato solo da un  sistema educativo nuovo: la polis è possibile se fin da piccoli si è educati  a vivere in una polis. Se pensiamo alla politica sull'immigrazione italiana ci rendiamo conto del paradosso messo in atto: accogliamo (come è giusto che sia), ma in maniera approssimata ed indiscriminata e poi? Non seguiamo  gli immigrati, non garantiamo loro nulla, non li educhiamo e... sforniamo nuovi fenomeni di delinquenza e di devianza. Non sarebbe meno dispendioso  educarli ad una vita  comune, garantendo loro i diritti fondamentali, come  fa il resto dell'Europa. Ma si sa, l'Italia è il paese di Pulcinella....

D.Cosa si aspetterebbe da questa scuola nuova? Quali miglioramenti? 
R. Di "scuole nuove"  se ne parla da un secolo in tutto il mondo... Solo che in altre zone del mondo queste strategie educative sono state messe in atto e in Italia no. L'elefantiasi  della burocrazia, gli interessi delle classi dominanti rallentano ed ostacolano la formazione di "nuovi" docenti e  "nuovi" dirigenti, per non parlare di strutture fatiscenti ed attrezzature obsolete. Eppure le stanze del Quirinale e del parlamento pullulano di  Mac utilizzati anche per prenotare  le serate hard dei politici!  Il popolo italiano, creativo, geniale, pieno di arte, cultura e tradizione  spesso è costretto ad emigrare. Il male del CLIENTELISMO, del NEPOTISMO e in alcuni casi del CLERICALISMO si è insinuato in tutti i centri di potere. Una scuola nuova dona coscienza e consapevolezza, offre strumenti critici e di sana e pacifica rivoluzione culturale. Stiamo vivendo un paradosso: un governo non votato dal popolo ha votato un presidente:  ecco il crollo subdolo della democrazia. Un'Italia che  è culla della cultura occidentale potrebbe vivere di arte cultura e turismo, invece, soprattutto al Sud, è stata  avvelenata da aziende ed industrie che nel dopo guerra  hanno promesso benessere e invece hanno portato morte  attraverso tumori assurdi. E ora? Sono partite verso nuovi  "lidi" da inquinare,  dove  la manodopera costa meno e le tasse sono appetibili. Dura legge del Mercato? No! Squallida macchinazione dei ricchi.  Una coscienza  nuova, pulita,  dinamica, acquisita grazie ad una scuola  critica,  che sveglia e non addormenta è alla base di un possibile cambiamento della nostra società.

D. A chi dedica il suo lavoro?
R. Chiaramente ai giovani, a quelli che a scuola vanno male, perché spesso nella vita troveranno riscatto e giustizia. Ai giovani che si sentono insoddisfatti ed inquieti nell'ascoltare passivamente per ore: eppure proprio loro hanno una grande responsabilità nel cercare di contrastare un sistema  letargico ed invernale. I ragazzi di don Milani andavano  a scuola con allegria e non esisteva né ricreazione né pausa, perché tutto era una scoperta costante, contro i frontalismi  assurdi a cui erano costretti a sottostare.

D.Cosa raccomanderebbe a chi volesse trarre uno spunto concreto dal suo scritto?
R. Sapere aude... o ancora, più recente: stay hungry, stay foolish! C'è una sottile follia nell'esistenza, di cui Erasmo tesseva l'elogio. Abbiamo dimenticato che la nostra permanenza su questa terra è brevissima e, spesso la  sciupiamo. Se la vita è un dono è un nostro diritto viverla pienamente: carpe diem, "l'attimo fuggente", celebrato film su una scuola attiva è passato di generazione in generazione senza lasciare tanta traccia. Gli anni della gioventù, senza retorica, sono quelli più vitali: il GH è alle stelle, eppure lo lasciamo dormire tra le pieghe dei nostri neuroni. Qui non si tratta di cambiare la scuola, ma di trasformare la società sclerotica fondata sul "religio", sull'essere incatenati. Da più di duemila anni il "mito della caverna" continua ad ammonire i giovani sulla possibilità di liberarsi dai vincoli degli "idola" che ci attanagliano. Nel visionario "Matrix" si intrecciano mondi e domini virtuali, mentre l'uomo continua a soffrire e... sperare. Dobbiamo avere il coraggio di  cambiare il mondo, senza la pretesa di voler essere salvatori della terra ma cercando di operare piccoli passi di "metanoia"  in noi stessi prima che negli altri. Viviamo in una grande truffa, ma  la cosa peggiore è che  pensiamo di truffare gli altri mentre stiamo truffando noi stessi.

D. Ha considerazioni o commenti da aggiungere?
R. Vorrei ringraziarla per avermi dato uno spazio di riflessione. I new media sono importantissimi nella formazione dei giovani ma si devono utilizzare con tecniche appropriate.  Nelle scuole europee ed in alcuni istituti italiani  si vedono i risultati  e la velocizzazione dei processi di apprendimento... Tutto si trasforma e in pochi anni  i sistemi di apprendimento tradizionale saranno soppiantate da tecnologie educative completamente diverse. Sarà allora che ci si renderà conto del ritardo epocale che ha coinvolto docenti e dirigenti  per colpa di un sistema politico elefantiaco.  Il problema sarà non nell'utilizzo del mezzo ma  nell'ossatura valoriale che saremo riusciti a trasmettere alle nuove generazioni. Se mi si offre la possibilità potrei raccogliere in una antologia  voci della pedagogia di tutti i tempi che offrono spunti di riflessione scientifica su una scuola  diversa, nuova, attiva, adatta ai nostri tempi... Ma non dipende certo da me...


Intervista a cura della Dott.ssa Alice Fusella

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"Intervento psicologico per la scuola e metodi narrativi" di Annamaria Improta: presentazione a Portici

LOCANDINA INTERVENTO PSICOLOGICOGiovedì 30 aprile 2015 alle ore 18,00 Annamaria Improta presenta "Intervento psicologico per la scuola e metodi narrativi. Strategie per la costruzione dell’intervento" con il Patrocinio del Comune di Portici presso Villa Savonarola, C.so Garibaldi 200 – Portici.




Il libro nasce con l’intento di suggerire vie e modalità per la risoluzione dei conflitti. L’autrice propone metodi operativi concreti, basati sulla conoscenza di sé per arrivare alla conoscenza e all’accettazione della diversità dell’altro.
Il lavoro affonda le radici su una salda impostazione teorica - richiamata peraltro  nel testo - che parte dallo studio dell’attuale organizzazione scolastica per comprenderne il mandato sociale nella società complessa e giungere alla definizione di qualità e caratteristiche dell’intervento psicologico più utile nei contesti scolastici.
Il lavoro, naturalmente, non prescinde da una precisa e ampia analisi della domanda dei committenti (alunni, genitori, insegnanti, operatori sociali e chiunque abbia bisogno di un supporto di questo tipo).
copertina_intervento-psicologico-scuolaxsitoNel libro l’utilizzo dei metodi narrativi in un’ottica costruttivistica dell’intervento viene collegato alla più generale teoria dell’intervento psicologico nei sistemi complessi. In questa prospettiva, l’intervento e l’operato dello specialista viene costruito in un’ottica di sviluppo del cliente, non attraverso l’adesione alla sua richiesta di intervento, ma attraverso la decodifica delle dinamiche emozionali che sono ‘dietro’, alla base della sua richiesta. Gli alunni divengono così parte del processo di cambiamento e non solo “oggetto” dell’intervento e lo psicologo coniuga la teoria (attraverso la lettura di tali dinamiche secondo un saldo modello teorico) alla prassi, operando compiutamente anche attraverso il metodo ‘autobiografico’.

Annamaria Improta (4)Annamaria Improta Psicologa Clinica di Comunità, Pedagogista, Spec. Psicoterapia e Insegnante. Specialista dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento e del Comportamento Alimentare e del Peso. Si occupa del disagio psicosociale e relazionale, dell’handicap, dei disturbi del comportamento alimentare. Docente a contratto presso l’Università degli Studi di Salerno di tre laboratori nei Corsi di Specializzazione per Insegnanti di Sostegno. Svolge attività come docente di sostegno e psicopedagogista presso una Scuola Secondaria di Primo grado, dove è coordinatore didattico delle attività di inclusione delle diversità.

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http://issuu.com/edizionipsiconline/docs/intervento_psicologico_per_la_scuol/1
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I toni dell'azzurro di Elia Rubino adesso anche in Ebook

Cop Toni azzurroI toni dell’azzurro. Scuola e formazione personale dei giovani di Elia Rubino, Edizioni Psiconline, 2013, nella collana A Tu per Tu è disponibile anche in Ebook. Pubblichiamo una recensione per far conoscere meglio il libro.


La scuola e la formazione dei giovani: Elia Rubino ci presenta le diverse sfumature di questo mondo. Sfumature di un unico colore però: l’azzurro, simbolo di gioia, ma anche rimando al cielo, a qualcosa di superiore e più alto di noi, nonché diametralmente opposto alla terra, in cui si erigono le mura di questo edificio tanto eterogeneo.

 

Ed è proprio con i toni della gioia e dell’umorismo che l’autore ci apre le porte delle sue classi, non tanto, o meglio, non solo per mostrarci i suoi studenti annoiati dalle solite lezioni ripetitive e dalla paura per compiti ed interrogazioni, per lo più fini a se stessi, ma per descriverci soprattutto quello che fanno gli insegnanti.

 

Una spiegazione diversa, quindi, ai risultati mancati, agli atteggiamenti negativi e spavaldi di una gioventù, secondo Rubino, troppe volte accusata di colpe che non le sono proprie (o, per lo meno, che non sono solo sue): e se tutto ciò dipendesse anche dagli educatori e dalla scuola come istituzione? Cos’è che essa dà realmente ai giovani? E di cosa essi hanno bisogno per il loro futuro?

 

Elia Rubino fa riecheggiare queste domande in tutta la sua trattazione ed apre la strada ad una riflessione profonda, quanto complessa e delicata. Egli si pone in prima persona in questa analisi, ripercorrendo la sua carriera e descrivendo i passaggi più delicati del suo metodo, senza risparmiare nemmeno a se stesso una critica ed un giudizio del tutto obiettivi. Sì, perché, secondo l’autore, la vera scuola dovrebbe essere quella che prepara alla vita, al saper riflettere con la propria testa ed al saper utilizzare e mettere in campo le proprie forze e le proprie capacità. E proprio lui riesce a scrivere ragionando ed argomentando il suo pensiero e prende ad esempio la filosofia, che non utilizza come quella materia “spaventosa” e misteriosa, che da sempre perseguita gli studenti di ogni generazione, ma come aspetto intrinseco dell’intelligere umano.

 

I toni dell’azzurro è un’autocritica serrata alla scuola, alla sua educazione, ma anche all’essere ed al divenire umani. È un invito all’autoriflessione, sia per chi opera come insegnante, ma anche per gli studenti, affinchè sappiano prendere dalla scuola tutto il nutrimento intellettivo utile a costruire il loro futuro.

 

Elia Rubino non solo affronta un tema così delicato, ma lo fa con uno stile diretto e leggero, che rende la lettura fluida, come lo è un pensiero quando si articola nella nostra mente, impreziosito da spunti di una cultura che egli trasforma in messaggi e linee guida per la vita presente e futura.

 

a cura della Dott.ssa Alice Fusella


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Scuola e psicologia: Intervento psicologico per la scuola di Annamaria Improta

intervento psicologico scuolaxsitoAnnamaria Improta, Psicologa Clinica di Comunità, Pedagogista, Spec. Psicoterapia e Insegnante è autrice di un nuovo ed originale testo, Intervento psicologico per la scuola e metodi narrativi. Strategie per la costruzione dell'intervento, da poche settimane in tutte le librerie, che propone una metodologia di intervento  per la risoluzione dei conflitti assolutamente innovativa.


IMPROTA1Il libro nasce con l’intento di suggerire vie e modalità per la risoluzione dei conflitti. L’autrice propone metodi operativi concreti, basati sulla conoscenza di sé per arrivare alla conoscenza e all’accettazione della diversità dell’altro.
Per conoscere meglio l'argomento trattato nel volume abbiamo intervistato l'autrice, che ha risposto alle nostre domande con molta chiarezza nell'intento di avvicinare il lettore a questo interessantissimo testo.

D. Ringraziamo la Dott.ssa Improta per la sua disponibilità, le chiediamo: Qual è lo scopo del suo libro?
R. L’idea era quella di individuare una “strategia operativa” per la risoluzione dei conflitti.  Il libro nasce infatti da un lavoro, da un’esplorazione sul campo: al centro i conflitti e la loro possibile soluzione nel mondo degli adolescenti. Naturalmente, trattandosi di una modalità operativa, di un modello, per così dire, può essere adattato a qualsiasi contesto educativo e/o comunitario, quindi a persone di età diversa, visto che parte da un vissuto del quale tutti hanno esperienza:  l’esplorazione dei propri ricordi e la conoscenza di sé … Per arrivare all’incontro con l’altro e all’accettazione delle differenze.
Il libro, quindi, ha una doppia “anima”: una psicologica, l’altra pedagogica.

 D. Ci spieghi
R. Ho cercato di fornire un approfondimento teorico sul mondo della scuola e sull’attuale organizzazione scolastica, a partire da un punto di vista privilegiato: sono una docente, infatti. Obiettivo: comprendere e interpretare il mandato sociale della formazione scolastica nella società complessa, per giungere alla definizione del più utile intervento psicologico nei contesti scolastici, definendone ‘qualità’ e caratteristiche calzanti. In questa prospettiva ho cercato di collegare l’utilizzo dei metodi narrativi - in un’ottica costruttivistica dell’intervento - alla più generale teoria dell’intervento psicologico nei sistemi complessi. La teoria della prassi che mi è sembrata  più utile - e che dunque ha guidato il mio fare operativo - è l’analisi della domanda, che mi ha consentito di costruire un intervento non aderendo alla “richiesta” di riportare alla “norma” un sistema disfunzionale, bensì attraverso la decodifica delle dinamiche emozionali che sono ‘dietro’, alla base della richiesta. Ho cercato quindi di “costruire” il cambiamento insieme agli insegnanti coinvolti e agli studenti, che sono diventati così  parte del processo di cambiamento e non solo “oggetto” dell’intervento. Tale strategia operativa mi ha dato occasione di  coniugare la teoria alla prassi, operando compiutamente anche attraverso il metodo ‘autobiografico’.

 

D. A quale pubblico si rivolge il suo lavoro?
R. Come ho detto prima, nel libro propongo una strategia di intervento per la risoluzione dei conflitti, tanto frequenti in età adolescenziale ma, proprio perché parte dal sé del soggetto-protagonista per arrivare all’incontro con l’altro,  tale modalità rappresenta quasi un passepartout nei sistemi e nei contesti comunitari più diversi. In questa prospettiva il libro è rivolto (e/o può essere utile) a tutti coloro che hanno a che fare con la delicata dimensione educativa e trasformativa, nella quale è coinvolta la relazione. Mi riferisco a Psicologi, Insegnanti, Pedagogisti, Educatori, Animatori Sociali, Mediatori, Operatori di cooperative educative e sociali, tutti possono trovare nel volume una lettura dei fenomeni scolastici e un’impostazione programmatica per realizzare un intervento psicologico di matrice costruttivistica. Al testo, infatti, sono allegate numerose schede operative, immediatamente utilizzabili, che forniscono al lettore strumenti operativi di rapida applicazione; le schede – di fatto – sostanziano un ‘modello’ per elaborare strumenti ‘ad hoc’ per il contesto in cui ci si trova a lavorare. A garantire la replicabilità dell'intervento psicologico proposto è la flessibilità: esso cambia  perché cambiano gli utenti e con loro e per loro di volta in volta si costruisce un intervento che non è mai dato. In qualsiasi caso, un intervento basato sulle metodologie analizzate e proposte non può mai essere, infatti, un intervento "calato dall'alto", ma si sviluppa step by step attraverso una ricerca – azione che parte da un'esperienza già realizzata e ‘rodata’. Tale impostazione conferisce al volume il pregio di presentare gli elementi caratterizzanti di una buona prassi  e ne garantisce la riproducibilità in contesti diversi, permettendo al lettore/consulente di realizzare interventi di integrazione “di qualità”. Il valore aggiunto del volume, insomma, è che offre al lettore, per la ricerca che ne è alla base, per la reale applicabilità e  per lo scenario ampio che fotografa, una sorta di ‘cassetta degli attrezzi’ per un preciso intervento, in tutte le sue fasi, e una possibile verifica dei risultati. In questo senso, può quindi essere utile anche a studenti e/o a professionisti in formazione che possono verificare come coniugare teoria e prassi.

D. La raggiunta autonomia della scuola ha davvero rappresentato un cambiamento positivo? O è possibile individuare anche aspetti negativi?
R. Io vedo la scuola come un’organizzazione di servizi in cui tutti gli attori perseguono obiettivi comuni. In questa prospettiva l’autonomia scolastica rappresenta una sfida: può essere una grande occasione, se riesce a garantire una nuova, effettiva partecipazione alle scelte da parte degli studenti, che sono posti  al centro del sistema, come detentori del diritto a una prestazione didattica aggiornata e attenta ai loro bisogni formativi. Se questa è la premessa, fa da contraltare un sistema formativo spesso elefantiaco, che si perde dietro adempimenti burocratici che rischiano di far perdere di vista il protagonista dell’intervento stesso: lo studente! Il paradosso è che nel sistema formativo italiano l’ancoraggio alla tradizione pedagogica, che dovrebbe fornire la griglia di lettura per analizzare le nuove emergenze educative, spesso diventa una gabbia, specchio di una società  obsoleta, per cui la scuola, che dovrebbe preparare le future generazioni, talvolta legge i cambiamenti sociali come fattori di destabilizzazione. Gli eventuali aspetti negativi dell’autonomia scolastica possono manifestarsi pertanto quando la scuola non ne coglie appieno le opportunità, irrigidendosi e/o proponendo un curricolo formativo depotenziato, semplificato che, lungi dal motivare gli studenti, li allontana ulteriormente. La sfida sta quindi nel proporre un modello educativo solido attraverso metodologie motivanti e aggiornate.

D. Si è anche ridefinita la missione pedagogica della scuola?
R. Con il mutare del contesto sociale la missione pedagogica della scuola va necessariamente adeguata alle nuove emergenze formative. Non si tratta però di inseguire mode e modelli che poco hanno a che fare con l’educazione, con l’alibi di garantire il diritto allo studio per tutti, quanto di permettere a ciascuno di sviluppare le proprie capacità e potenzialità personali, in un’ottica inclusiva.

D. Quindi?
R. Il punto è oggi nella riorganizzazione dei percorsi didattico-educativi, mi spiego  meglio:  non più obiettivi comuni per tutti ma obiettivi differenziati per i diversi studenti, in grado di valorizzare le differenze. Questo nodale passaggio è evidenziato nella prefazione del libro: il prof. Gritti sottolinea come dal punto di vista della teoria dei sistemi complessi, una buona funzione pedagogica dovrebbe affrancarsi da esiti ordinati o al contrario caotici, per porsi in equilibrio dinamico, affine  alla configurazione “sull’orlo del caos”: è questa la nuova mission della scuola, intesa come sistema complesso in continua  evoluzione.

IMPROTA2D. Ci spiega il significato di simbolizzazione affettiva e categorizzazione?
R. Simbolizzazione affettiva e categorizzazione sono due modalità per leggere il contesto. La simbolizzazione affettiva, inconscia, e quindi inconsapevole, è una lettura del contesto attraverso le emozioni, la categorizzazione, invece, legge la realtà attraverso la razionalità, la produttività. Il senso comune considera le emozioni dimensioni residuali, in aggiunta al pensiero razionale, per cui considera il comportamento ad appannaggio del pensiero e della razionalità. Le simbolizzazioni affettive condivise entro il contesto vengono definite in letteratura collusione  sulla quale si fondano le rappresentazioni che hanno della scuola gli alunni, le famiglie, i docenti, ma anche quelle di tutti quegli interlocutori “meno diretti” che con la Scuola hanno comunque a che fare: dai cittadini alle aziende sanitarie, ai servizi del Comune, etc. Sulla collusione è quindi organizzata quella che definiamo cultura locale,  in riferimento a tali emozioni condivise, che orientano la relazione e portano il soggetto ad agire inconsapevolmente in un determinato modo.
Secondo l’approccio proposto nel mio lavoro, tuttavia, le emozioni non rappresentano perciò una dimensione residuale bensì sono fondanti la relazione insieme alla categorizzazione. Tale concezione impone una revisione nella lettura dell’organizzazione che non può essere un  processo esclusivamente basato sulla razionalità. Simbolizzazione affettiva e categorizzazione sono, dunque, due modalità inscindibili di costruzione della realtà: emozione e razionalità rappresentano due facce di una stessa medaglia.

D. E ci può dire di più sul ruolo dell’intervento psicologico in ambito scolastico e sul ruolo della relazione?
R. Se, come dicevamo, la relazione si fonda sulla simbolizzazione affettiva e sulla categorizzazione, le emozioni sono contemplate in qualsiasi intervento che voglia porsi come trasformativo. Nella prassi più generale, quando ci si rivolge ad uno psicologo a scuola le motivazioni che sottendono la richiesta sono per lo più di natura reattiva: il prototipo è la richiesta di intervento sul caso individuale per cui la scuola chiede allo psicologo di occuparsi del bambino o del ragazzo “problematico”, sulla base del presupposto che tale “problematicità” vada ascritta a variabili “psicologiche”, separate rispetto a quelle proprie del setting insegnamento-apprendimento. In questo quadro l’intervento richiesto allo psicologo è un intervento di tipo “ortopedico”, il cui obiettivo è riportare ad hortos, cioè alla normalità, un comportamento giudicato inadeguato. Tale tipo di richiesta tende a bypassare l’emozionalità di cui è intriso il contesto, per fondarsi esclusivamente sul presupposto della razionalità, giacché l’emozione è vissuta come deviazione dalla norma. Lo psicologo, secondo il modello proposto nel volume, evitando di rimanere intrappolato nella logica collusiva di aderire ad una richiesta che bypassa l’emozionalità, deve analizzare la domanda, ponendosi come consulente all’interno di un processo in cui promuove/sostiene/contribuisce ad aiutare il cliente (docente e/o studente)  ad uscire  dalla condizione di crisi di decisionalità, che si è innescata quando gli schemi di funzionamento fino ad allora funzionanti sono falliti. Anche perché, quando ci si rivolge ad uno psicologo è perché uno studente ha messo in crisi un sistema altrimenti funzionante; tuttavia va considerato che se la scuola non si organizza, il rischio è che lo studente  esca dal circuito educativo senza riuscire a utilizzare questa risorsa per il suo sviluppo. Spesso, infatti, la scuola ha difficoltà ad effettuare una presa in carico adeguata, per cui si genera una dinamica circolare per cui l’ambiente, anziché sviluppare risorse, si costituisce quale specchio rifrangente delle difficoltà dell’alunno.

D. Ed ora, se è d’accordo, ci spieghi i concetti di assimilazione e accomodamento.
R. Se abbiamo detto che l’intervento psicologico viene richiesto nei casi in cui l’attore (insegnante, genitore, studente, etc…) si trova in una situazione di crisi di decisionalità, l’intervento dello psicologo dovrà essere volto a promuovere la sua capacità decisionale attraverso una nuova lettura del contesto, partendo dai presupposti che orientano la sua azione. Di fronte ad una situazione in cui l’attore si trova in crisi di decisionalità, egli potrà interpretare tale contesto in modi differenti, rientranti tutti nei modelli generali di “assimilazione” ed “accomodamento”. La funzione di assimilazione è adeguata a sostenere l’invarianza, la prevedibilità e la riproduzione organizzativa. La funzione di accomodamento, invece, è quella per cui un’organizzazione è in grado di trattare la variabilità ambientale ed adeguarsi a essa.
In altri termini, se il modello adottato è uno, allora la strategia d’uscita dalla crisi di decisionalità sarà l’assimilazione; se il modello è l’altro, la strategia sarà l’accomodamento.
Il modello fondato sull’assimilazione postula che il modello organizzativo che guida l’attore sia in sé adeguato. Da qui la ricerca di strumenti (informazioni, norme, strumenti operativi, tecniche...) che permettano di portare sotto controllo le fonti esterne di crisi. In definitiva, questo approccio non ritiene necessario procedere ad una revisione del modello organizzativo; per certi versi, al contrario, protende per un suo consolidamento e una sua eventuale espansione attraverso l’acquisizione di nuovi strumenti che permettano l’applicazione ai nuovi eventi ambientali (le fonti esterne di crisi).
Nel modello fondato sull’accomodamento per il soggetto la crisi di decisionalità  è la conseguenza dell’inadeguatezza del modello organizzativo utilizzato. Quando la crisi è interpretata nei termini del secondo modello, la soluzione è evidentemente ricercata nella revisione del modello organizzativo proprio dell’attore, piuttosto che nella ricerca di nuovi strumenti.

D. Dottoressa, ci può dettagliare, ovviamente in breve, il metodo narrativo-autobiografico, la necessità del racconto autobiografico e i contesti applicativi del metodo autobiografico?
R. La tesi alla base del mio lavoro va proprio in questa direzione, attraverso il coinvolgimento degli studenti in relazione a ciò che conoscono di più: la propria storia personale. La narrazione di sé è data dal bisogno di farsi sentire, di essere accettati e capiti. L’approccio autobiografico in educazione si fonda sulla possibilità di autoformarsi, attraverso un lavoro interiore legato alla rivisitazione e alla narrazione delle proprie esperienze remote, recenti e attuali. La formazione di sé deriva dall’acquisizione di una maggiore consapevolezza (di sé, degli altri, del mondo) e dalla possibilità di prospettare opportunità di scelte di cambiamento per la propria vita, alla luce di una nuova visione e di una diversa disposizione d’animo. Sin dai primi anni di vita l’individuo tende a raccontare quello che gli accade, cercando di riportarlo a ciò che è già noto, che è culturalmente condiviso. In questo modo, la narrazione diventa lo strumento di costruzione e conoscenza del mondo e nel contempo del proprio sé. Esiste quindi uno stretto legame tra il pensiero narrativo e lo sviluppo dell’identità, in quanto la narrazione si pone come strumento di mediazione tra il sé e la realtà esterna.

D. Ci faccia capire meglio.
R. Ogni narrazione non è solo “storia personale”, percorso puramente interiore, ma “storia di interazioni”. Ogni soggetto, nel momento in cui racconta la propria storia personale, conferisce significato alle sue azioni, modificando e ricostruendo la propria identità operando, contemporaneamente, una ‘co-costruzione’ della realtà circostante. Questo processo di co-costruzione di significati è la base di ciò che chiamiamo cultura. In questa prospettiva, l’aula diventa quindi il luogo in cui si realizza un intreccio di linguaggi, e diventa l’occasione, il luogo in cui rappresentare e affrontare quella frammentazione, quella divisione dei saperi spesso incomprensibile per gli alunni. L’approccio autobiografico, inoltre, connette la dimensione cognitiva-razionale con quella emotivo-affettiva: dedicare del tempo, infatti, ri-pensarsi e narrarsi è anche un modo per prendersi cura di sé. Né va dimenticata la componente di impegno legata al processo di crescita, in cui la memoria personale porta ad una rinnovata autoprogettualità.
In questa prospettiva, passato presente e futuro acquisiscono nuovi significati in relazione ad una maggiore consapevolezza. Nel narrarsi esistono, dunque, i fattori mutativi di ogni psicoterapia: la trasformazione del comprendere, del sentire attraverso l’interpretazione dell’esperienza emozionale.
Proprio per la trasversalità dell’oggetto della narrazione, la propria storia, l’approccio autobiografico ha un’ampia applicabilità nei contesti più disparati: aziendali e professionali;  socio educativi e orientativi;  territoriali e locali; scolastici e universitari. Inoltre, anche le età dei destinatari può essere varia, un po’ come quando sui giochi di società c’è l’indicazione “da 3 a 99 anni”. Proprio per questo i destinatari della formazione autobiografica possono essere sia gli operatori educativi (formatori, educatori, animatori, orientatori, insegnanti, psicologi) sia gli utenti finali dell’azione educativa (manager, stranieri, anziani, disabili e alunni).

 

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La dislessia evolutiva e i suoi trattamenti di S. Lupo in libreria dal 2 aprile

copertina-dislessia-evolutivaxsitoLa dislessia evolutiva e i suoi trattamenti. Manuale per insegnanti, genitori e operatori è il nuovo libro di Sebastiano Lupo in libreria dal 2 aprile nella Collana Strumenti e passa in rassegna tutte le problematiche relative alla Dislessia evolutiva senza risparmiare critiche  all’impianto della Legge 170/2010  meglio conosciuta come legge sulla dislessia.



Una definizione di Dislessia Evolutiva viene fornita da Tre istituti, tra i più rappresentativi nel panorama internazionale, il National Institute of Child Health (NICH), l’International Dyslexia Association (IDA) e l’European Dyslexia Association (EDA), i quali concordano nel definire la Dislessia Evolutiva (DE) come “una disabilità specifica dell’apprendimento di origine neurobiologica. Essa è caratterizzata dalla difficoltà nell’effettuare una lettura accurata e/o fluente e da abilità scadenti nella scrittura e nella decodifica. Queste difficoltà tipicamente derivano da un deficit nella componente fonologica del linguaggio che è spesso inattesa in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie possono includere i problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica della lettura che può impedire la crescita del vocabolario e delle conoscenze generali”.
Spesso altre forme cliniche si associano alla dislessia evolutiva, infatti raramente la DE si presenta nella forma pura; molto spesso essa è associata ad altri disturbi, dunque in comorbidità (disortografia, diascalculia, disprassia della scrittura, ansia, depressione, disturbi oppositivo-provocatori, ADHD, disturbi del comportamento, ecc.).
In misura e gradi diversi la dislessia si accompagna a disturbi della sfera emotivo-relazionale e del comportamento, sicché molto spesso questi vengono erroneamente considerati le cause della difficoltà nella decodifica della parola scritta.
Il bambino dislessico è svogliato, apparentemente privo di motivazione allo studio, utilizza tecniche di coping disfunzionali quali la disattenzione, la scarsa partecipazione, l’evitamento, che ben presto si circolarizzano e divengono abitus comportamentale corrente.


In Italia il dibattito attorno alla complessa problematica della dislessia evolutiva ha ricevuto un impulso notevole con l’emanazione, da parte del Parlamento Italiano, della Legge n. 170 del 10 ottobre 2010 sul riconoscimento dei DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento Scolastico) da parte delle istituzioni scolastiche a tutti i livelli. La nuova normativa, meglio conosciuta come legge sulla dislessia, ha introdotto due principi fondamentali, che declinano il diritto allo studio per i soggetti colpiti dal disturbo di lettura: il riconoscimento formale del disturbo, che può arrecare gravi ed irreparabili conseguenze alla crescita scolastica ed umana e il diritto a un trattamento pedagogico-didattico differenziato, nell’ambito della scolarizzazione di base primaria e secondaria. La riabilitazione neurocognitiva non viene però menzionata.
Perché non si è inteso affidare alle medesime strutture pubbliche del S.S.N.
anche l’obbligo dei programmi di riabilitazione? Perché si è affidato, ancora una volta, alla scuola italiana un compito e una funzione che non le sono propri? Perché s’è fatta una legge a costo zero?
LUPO1L’autore muove una critica serrata all’impianto della Legge 170/2010 su tre precise direttrici giuridico-legali, epistemologiche e metodologiche. L’impianto pubblicistico, che riserva ai soli professionisti in servizio al S.S.N. la potestà certificatrice ai fini giuridici-scolastici, sta creando non pochi disservizi (cfr. Circolare Ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013 in tema di BES Bisogni Educativi Speciali) e disparità di trattamento a livello territoriale. Sul versante epistemologico l’autore ritiene scientificamente discutibile la scelta di spostare il baricentro dall’ambito clinico a quello educativo, che ritiene risponda più all’esigenza di economizzare risorse nel S.S.N. che a una efficace direttiva scientifica-metodologica. L’ultima critica riguarda il privilegio accordato agli strumenti compensativi, di cui afferma la validità terapeutica ma all’interno di un programma di trattamento riabilitativo il cui focus dovrebbe essere la riabilitazione neuropsicologica.


Il libro si declina in sei capitoli.
Il primo capitolo tratta dei principi fondamentali, con particolare riferimento al lungo dibattito scientifico che ha portato la neuropsicologia dell’età evolutiva ad affermare il carattere neurobiologico del disturbo. Vengono presentati gli aspetti epidemiologici, genetici e le evidenze neuroanatominche e neurofunzionali.
Nel secondo vengono trattate le diverse teorie eziologiche e viene illustrata una recentissima ricerca, tutta italiana, che accredita l’ipotesi della multifattorialità.
Il terzo capitolo è dedicato ai modelli esplicativi, e vengono ripresentati, sotto veste nuova, i modelli neuropsicologici e neuropsicofisiologici: il modello a doppia via di Coltheart, il modello a doppia via standard di Sartori, il balance-model di Bakker, il modello componenziale di Struiksma e il modello evolutivo di Frith.
Il quarto capitolo affronta dettagliatamente le problematiche della diagnosi, soffermandosi sulle Raccomandazioni della Consensus Conference, sugli strumenti di valutazione, sulla diagnosi a fini nosografici e funzionali.
Il quinto capitolo tratta dei trattamenti riabilitativi, con particolare attenzione al trattamento lessicale e sub-lessicale e alla stimolazione emisfero-specifica secondo la visione di Bakker.
Conclude il libro il sesto capitolo dedicato al confronto fra i diversi tipi di trattamento secondo le linee dell’EBM Evidence Based Medecine.


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Costruttori di cerchi di M. Anzivino: nuova presentazione a Reggio Emilia con operatori dei servizi psicoeducativi

copertina-costruttori-di-cerchi-sitoVenerdì 27 marzo alle ore 18,00 presso l'Associazione APS Amici di Gancio in Via Campobasso 41 - Reggio Emilia, Massimiliano Anzivino presenta "Costruttori di cerchi. Psicologia possibile per una scuola felice".
L'evento è dedicato ad operatori che lavorano nell'ambito dei servizi psico-educativi.



Costruttori di cerchi, racconta l’esperienza diretta di collaborazione con la scuola, in special modo negli istituti medi superiori dell’Emilia Romagna, con particolare riferimento alla provincia di Reggio Emilia.
Vengono descritti i progetti concreti realizzati nell’ultimo decennio guardando, con un tono volutamente leggero, ai punti di forza e agli aspetti ancora da mettere a punto. Sportelli di ascolto, peer education, interventi di prevenzione, formazione per docenti... sono i pezzi di un puzzle di un approccio integrato al lavoro di promozione del benessere a scuola e per la scuola.
Questa carrellata diviene quindi un’occasione per fare il punto sullo stato di salute della scuola e degli operatori che con essa si interfacciano per rilanciare una visione nella quale tale collaborazione possa essere maggiormente soddisfacente e sensata per entrambi.
costruttori di cerchi amici di gancioMassimiliano Anzivino, psicologo e consulente scolastico con un’ampia esperienza sul campo, ci accompagna, insomma, in quello che egli stesso definisce un viaggio, in cui conoscere le criticità, ma anche le risorse, nell’ambito scolastico, utili anche per la realizzazione di una rete più efficiente ed al servizio di un contesto in cui si promuovono non solo le competenze, ma anche i “valori” importanti nella/della vita, inclusa l’utilità della psicologia, intesa non più come un rimedio che guarisce quei problemi, di cui nessuno si può più occupare (per mancanza di tempo, di spazio, di risorse, di importanza?), ma come aspetto dinamico ed integrato nell’ambito, più generale, della salute e del benessere della persona. Obiettivo, quest’ultimo del benessere, che la scuola, in quanto ente che si prefigge la formazione e l’educazione dell’individuo, non può ignorare, ma, anzi, deve perseguire, servendosi di quelle figure professionali, idonee a tal fine, che diventano uno degli anelli di questa grande rete. Un viaggio critico, quindi, in cui viene rivalutata l’importanza di quell’ovvio, che, per l’autore, è stato sempre etichettato come superfluo e di competenza altrui, ma che, invece, sembra essere proprio ciò che conta davvero nel futuro di ogni persona.


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"Intervento psicologico per la scuola e metodi narrativi" il nuovo libro di Annamaria Improta è in libreria

intervento-psicologico-scuolaxsitoIntervento psicologico per la scuola e metodi narrativi. Strategie per la costruzione dell'intervento è il nuovo lavoro di Annamaria Improta nella Collana Strumenti  - Edizioni Psiconline  e propone una metodologia di intervento davvero innovativa.



Il libro ha l'intento di suggerire vie e modalità per la risoluzione dei conflitti.
L'autrice propone metodi operativi concreti, basati sulla conoscenza di sé per arrivare alla conoscenza e all'accettazione della diversità dell'altro.
Il metodo utilizzato nel presente lavoro è la narrativa autobiografica e nel corso del testo viene argomentata una riflessione sull’utilizzo di tali metodi in ambito scolastico. Nell’articolazione del testo si propone, infatti, la valorizzazione dell’esperienza personale degli allievi a partire dalle loro narrazioni e, attraverso l’istituzione di un setting di gruppo, ci si propone di portarli ad acquisire chiavi di lettura del contesto, finalizzate all’attribuzione di senso.
ragazzi e rahazzeAttraverso il metodo narrativo-autobiografico gli studenti vengono invitati a raccontarsi allo scopo di avviare una riflessione volta a ricostruire e, dunque, riconoscere come apprendono, attribuendo senso a tale processo.
Paolo Gritti (Professore di Psichiatria Seconda Università degli Studi di Napoli) nella sua prefazione al libro afferma : "è singolare quanto spesso i ricordi di scuola siano oggetto della conversazione terapeutica. La propria esperienza di studente, dall’infanzia alla giovane età adulta, rimane impressa nella memoria di ciascuno di noi in maniera vivida. Molti avvenimenti, anche importanti della nostra vita, sono destinati all’oblio ma gli anni di scuola non vanno mai perduti, dunque c’è qualcosa di quella esperienza che sostiene il ricordo e che alimenta aspetti della nostra identità. (...) Molti anni dopo, ricordiamo i nostri anni di scuola non per le nozioni che allora avevamo appreso, spesso del tutto dimenticate, ma per dei legami di allora con gli insegnanti ed i compagni di classe. Dunque raccontare genera legame duraturo fra narratore ed ascoltatori".


Il testo consta di tre parti che simboleggiano la teoria, la prassi e la riflessione sulla prassi che orienta l’azione clinica.


Nella Parte Prima: Paradigmi teorici vengono presentati i modelli portanti dell’Intervento psicologico per la scuola nella società complessa (cap. 1) e del Metodo autobiografico (cap. 2), utilizzato nel corso dell’intervento.


La Parte Seconda: Intervento psicologico per la scuola:
l’autobiografi a come metodo formativo e il resoconto come strumento di orientamento dell’intervento rappresenta il medium di congiunzione, in ottica costruttivistica, tra la teoria e la pratica dell’intervento, con una riflessione sui perché di una scelta metodologica e professionale (capitolo 3).


Nella Parte Terza: Intervento in una scuola secondaria inferiore viene articolata invece la fase progettuale della Costruzione dell’intervento (cap. 4) e della Riflessione sull’Intervento (cap. 5), avvenuta contemporaneamente alla realizzazione dell’intervento stesso, in cui vengono sottolineati gli aspetti di circolarità che hanno reso possibile la costruzione dell’intervento stesso.
Nelle Conclusioni, infine, viene presentato un bilancio sintetico dell’intera esperienza.


"Leggerlo per il lettore sarà apprendere una metodologia di intervento assolutamente innovativa, che ha dimostrato essere efficace e che può entrare a far parte di contesti scolastici altri, al fine di rendere l’alunno e l’insegnante sempre più responsabili nei processi di costruzione e ricostruzione delle identità. Leggere il libro sarà un’occasione per riflettere sulla necessità di valorizzare la capacità degli alunni di riflettere in solitudine ma anche di confrontarsi con l’altro in un rapporto di estraneità che valorizzi le diversità come 'valore aggiunto'." Linda Scognamiglio (Psicologa - Dottore di Ricerca in Scienze della mente - Centro di Psicologia Clinica Territoriale di San Giorgio a Cremano - Essebi )

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Interessante presentazione a Reggio Emilia del libro Costruttori di cerchi di Massimiliano Anzivino

flyercostruttoriAltro appuntamento con Costruttori di cerchi di Massimiliano Anzivino, questa volta di scena a Reggio Emilia, città dell'autore.
Domenica 1 febbraio 2015 alle 11,00 la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, all'interno dell'iniziativa Domeniche in Panizzi, ha ospitato, con il titolo Dialoghi sulla scuola felice: un incontro possibile con la psicologia, la presentazione del testo all'interno della Sala Reggio.



 ANZIVINO2Alla presenza di una trentina di persone, sono state commentate da Massimiliano Anzivino le linee principali del libro, raccontando il modello di lavoro sviluppato negli anni proprio a partire dalle scuole superiori di Reggio Emilia. C'è stato lo spazio per raccontare aneddoti, storie, contraddizioni ed emozioni di una viaggio coinvolgente alla ricerca di un equilibrio nel rapporto tra due mondi ancora un po' distanti come la psicologia e la scuola.


Nella seconda parte della mattinata c'è stato spazio per condividere modelli operativi anche grazie alla presenza di addetti ai lavori che quotidianamente vivono questo tentativo di incontro e che hanno offerto un personale contributo al dibattito.


ANZIVINO1Costruttori di cerchi è una metafora di un modo di intendere le relazioni e di vivere il proprio mandato lavorativo uscendo, pur rispettandoli, dai vincoli formali per rimettere in moto quei processi relazionali che hanno bisogno di ascolto, rispetto, fiducia e calore umano per essere riavviati. È la proposta di ritrovare la consapevolezza della centralità di aspetti semplici ma spesso dati per scontati, dimenticati e non considerati, come sono, gli ingredienti essenziali per una scuola e una comunità felice.


AANZIVINO3l termine solita trasformazione con la disposizione in cerchio di tutti i presenti per sperimentare quanto sia bello ma anche faticoso e difficile disporsi in questo modo che significa aprirsi agli altri in una dimensione di possibilità e al contempo incertezza.
Nei prossimi mesi sono in programma altre presentazioni, tutte in Emilia-Romagna, le date sono ancora da definire.


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Nuovo appuntamento con "Costruttori di cerchi" e Massimiliano Anzivino a Reggio Emilia

copertina-costruttori-di-cerchi-sitoDomenica 1 febbraio 2015 alle 11,00, MASSIMILIANO ANZIVINO presenterà "Costruttori di cerchi. Psicologia possibile per una scuola felice" nella Sala Reggio della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia.



locandina-reggioemiliaL'evento intitolato "Dialoghi sulla scuola felice: un incontro possibile con la psicologia" sarà l'occasione per parlare di scuola e psicologia insieme ad altri professionisti del settore.
Si parlerà di come sta la scuola italiana negli ultimi anni, di cosa significa collaborare con la scuola come consulente, di alcune proposte operative, in un certo senso di un modello operativo che negli anni ha dato speranza pur non essendo la risposta definitiva alle tante domande ancora aperte.
La presentazione rientra all'interno del programma delle Domeniche in Panizzi che andranno avanti fino all'estate e vedono ogni settimana un'attività con autori del territorio o con temi di interesse locale.


Costruttori di cerchi, racconta l’esperienza diretta di collaborazione con la scuola, in special modo negli istituti medi superiori dell’Emilia Romagna, con particolare riferimento alla provincia di Reggio Emilia.
Vengono descritti i progetti concreti realizzati nell’ultimo decennio guardando, con un tono volutamente leggero, ai punti di forza e agli aspetti ancora da mettere a punto. Sportelli di ascolto, peer education, interventi di prevenzione, formazione per docenti... sono i pezzi di un puzzle di un approccio integrato al lavoro di promozione del benessere a scuola e per la scuola.
Questa carrellata diviene quindi un’occasione per fare il punto sullo stato di salute della scuola e degli operatori che con essa si interfacciano per rilanciare una visione nella quale tale collaborazione possa essere maggiormente soddisfacente e sensata per entrambi.




[caption id="attachment_3839" align="alignright" width="249"]biblioteca panizzi Biblioteca Panizzi

I costruttori di cerchi sono un’immagine dal sapore antico, quella di un lavoro quasi magico e rituale che ha a che fare con l’origine dell’uomo, con l’idea della condivisione, dello stare insieme, di ritrovare il valore della persona e della comunità.
È quell’impegno a trasformare i contesti partendo dal simbolico disporre le sedie in cerchio, leitmotiv oltre che strumento del lavoro di tanti operatori. Ricorda il raduno serale intorno al fuoco per raccontare, raccontarsi e preparare domani.


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La recensione di Videogiochiamo a scuola, l'ultimo libro di Luca Pizzonia

videogiochiamo a scuola x sitoVideogiochiamo a scuola, nella collana Strumenti di Edizioni Psiconline, è l'ultimo lavoro di Luca Pizzonia e vuole essere una guida all'utilizzo dei videogiochi e delle simulazioni per migliorare le modalità di insegnamento e apprendimento.


Giocare a scuola: sembrerebbe, a primo colpo, una contraddizione, quasi un ossimoro. Se poi si pensa al videogioco tra i banchi degli edifici scolastici, non si può non pensare a bambini o adolescenti, che, annoiati dalla solita lezione alla lavagna, cercano qualcosa di divertente da fare, ludico, ricreativo sì, ma anche deviante e deleterio per la concentrazione e lo studio. Figurarsi, quindi, quanto esso possa essere distante dall’apprendimento.

Eppure, secondo Luca Pizzonia, sta proprio qui lo snodo per un apprendimento “nuovo” ed efficace, un apprendimento attivo, che incuriosisce ed arricchisce di un sapere consapevole: esplorare, cercare, catturare (nel vero senso della parola), le caratteristiche, le dinamiche, le cause e tutto ciò che è insito nell’argomento da focalizzare.

L’autore, infatti, apre tutta la sua dissertazione con una spiegazione più che esaustiva su cosa sia, in concreto, l’apprendimento e ne introduce due modalità essenziali: quella percettivo-motoria, che sarebbe la tipologia più antica ed abitudinaria, contrapposta a quella simbolico-ricostruttiva, ovvero quella più recente e più proficua. È proprio quest’ultima, che, grazie al coinvolgimento diretto del soggetto, non solo riesce a fargli comprendere passo per passo l’essenza del fenomeno in analisi, ma lo guida anche ad una manipolazione pratica di quello che sta imparando, grazie alla tecnica della simulazione. Essendo il videogioco lo strumento principale che si serve di quest’ultima, nonché il canale comunicativo prediletto da bambini ed adolescenti, non resta che integrare questa risorsa con le attività didattiche tipiche del programma scolastico.

L’efficacia di questa ipotesi, sviluppata da Luca Pizzonia lungo tutto il discorso, viene gradualmente esplicata e confermata attraverso l’apporto di teorie, testimonianze e studi di altri colleghi, che ne hanno constatato gli effetti positivi a lungo termine. Non solo: egli dedica l’ultima parte ad un elenco di videogiochi concretamente presenti ed utilizzabili e, non da ultimo, cita, quale esempio a lui più vicino, proprio il software Sopravvivere, una simulazione creata da egli stesso.

Pizzonia affronta un tema sicuramente interessante, ma altrettanto vasto e giovane. Questo libro, quindi, può essere visto come una prima guida sulle tipologie presenti e da usare, tenendo presente, però, che restano alcune tematiche da approfondire: le modalità con le quali approcciarsi e sfruttare questa metodica, per esempio; la classificazione in base ai destinatari (adolescenti o bambini), oppure in base alle abilità richieste; infine, la gestibilità di tale tecnica con bambini e ragazzi che presentano una disabilità mentale.

Videogiochiamo a scuola è, comunque, una lettura altamente istruttiva e stimolante, ricca di esempi concreti, attraverso i quali avere un riscontro della teoria che sottostà a tutto il libro: l’apprendimento migliore è quello attivo, una delle sue modalità più efficaci consiste nella simulazione e la sua forma più  idonea per la scuola (e l’istruzione in generale) è il videogioco perché “I videogiochi permettono di provare e riprovare, apparentemente solo per arrivare alla conclusione della partita. Ma questa iteratività porta con sé anche il graduale miglioramento dei propri gesti, il piacere derivante dall’accettare una sfida e dall’esercizio pratico (meglio se di difficoltà crescente in maniera graduale), ossia un apprendimento per prove ed errori.” (pag. 36) e “Questi software mettono a disposizione un ambiente nel quale esercitare la classica curiosità infantile, attraverso divertenti percorsi che facilitano lo sviluppo di abilità cognitive. I bambini non si stancano di tentare differenti strategie, perché la loro esplorazione dei programmi ha lo scopo di scoprirne tutti i trucchi, arrivando ad un apprendimento più qualitativo e meno mnemonico.” (pag. 37).

 

a cura della Dott.ssa Alice Fusella


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Intervista a Massimiliano Anzivino durante la presentazione a Messina di Costruttori di Cerchi

anzivinoPrima presentazione siciliana di Costruttori di cerchi di Massimiliano Anzivino  il 5 dicembre 2014 presso la Feltrinelli Point di Messina, Edizioni Psiconline ha intervistato l'autore al termine della presentazione.




intervista_anzivinoLa Feltrinelli Point di Messina, e il suo gentilissimo staff, è stato l'accogliente e accattivante teatro di un momento di condivisione con insegnanti, cittadini e professionisti di diverse categorie professionali: dagli psicologi agli avvocati, dai mediatori agli assistenti sociali.
Il libro è stato introdotto da Francesca Panarello dell'Associazione MediArea di Messina che ha organizzato l'evento e che da oltre un decennio si occupa di temi legati alla gestione dei conflitti e al benessere nelle relazioni interpersonali.

anzivinoMassimiliano Anzivino, ha presentato alcuni punti salienti del testo, dal senso del lavoro psicologico nelle scuole, agli strumenti operativi, ad alcuni elementi di esperienza vissuta alternando un dialogo sia con il pubblico, per l'occasione volutamente disposto in cerchio, che con la moderatrice dell'incontro.
C'è stato modo di parlare ampiamente del mondo della scuola anche grazie ad una corposa presenza di insegnanti ed ex insegnanti e collegandosi ad un momento di fermento caratterizzato negli ultimi mesi dall'occupazione e autogestione studentesca di diversi istituti superiori in tutta Italia.
Si è parlato anche di visione, di uno sguardo da tenere per rendere la collaborazione fertile tra scuola e psicologia, quindi uno sguardo che punta ad uscire dai ruoli, dalle consuetudini, dalle prassi più consolidate per mettere al centro la persona e ricostruire relazioni e cerchi!

Al termine della presentazione, abbiamo intervistato Massimiliano Anzivino per conoscere più approfonditamente il suo libro Costruttori di cerchi.

logo edizioni miniInnanzitutto, le chiediamo una spiegazione riguardo al titolo: perché “Costruttori di cerchi”? Come collegare questa figura antica con la scuola moderna e quest’ultima con la psicologia?

anzivinologoCostruttori di cerchi è l'immagine che sintetizza come intendo il lavoro da consulente nella scuola. Quindi non tanto l'esperto esterno che arriva a mettere a posto ciò che non funziona, a fare diagnosi di disagio e prescrivere rimedi, ma un facilitatore delle relazioni tra le persone che a scuola vivono tutti i giorni.
La scuola moderna ha sempre più bisogno di un lavoro di questo tipo fatto di piccoli gesti ma anche di un'attenzione quotidiana e continuata nel tempo. Un'attenzione che però richiede tanta fatica e per uno strano meccanismo rischia di scomparire dalle priorità della scuola stessa. A dire il vero la ricostruzione e la cura delle relazioni non è solo un obiettivo e un bisogno dell'istituzione scolastica, anche la società in generale avverte una grande mancanza in questo senso.
La psicologia in questa prospettiva può essere un importante interlocutore per promuovere una cultura dell'attenzione alla persona e ai contesti nei quali vive, ma solo se riesce a collocarsi con saggezza di fronte a questa sfida, con uno sguardo diverso rispetto alle più consolidate modalità tradizionali.

logo edizioni miniPerché ha scelto di scrivere sulla scuola, tema già molto complesso, e di porlo in questa prospettiva ampia ed articolata?

anzivinologoDa un lato è stato un bisogno egoistico di rielaborare un pezzo della mia vita professionale, rimettere in fila i pezzi di un mosaico che si è andato componendo man mano, esperienza dopo esperienza, confronto dopo confronto, fatica dopo fatica: il libro è un condensato di oltre un decennio di attività con le scuole, in particolare quelle medie superiori.
Dall'altro il voler rendere comune un patrimonio di pensiero che ancora oggi mi accorgo non essere assolutamente scontato.
Infine è bello poter dire che tutte queste riflessioni “le puoi trovare in un libro!”.

anzivino

 

logo edizioni miniChi vorrebbe coinvolgere nella lettura del suo libro?

 

anzivinologoDue destinatari prima di tutto: i colleghi, intendendo con questa parola gli psicologi ma non solo, anche tutti gli altri professionisti che svolgono ruoli preziosi nel lavoro quotidiano. Credo che sia importante farsi carico anche di uno sforzo di condivisione e divulgazione di pezzi di ragionamento per evitare di restare soli di fronte alle difficoltà oppure semplicemente attendere anni, come è successo a me, prima di riuscire a dare un senso ad una pratica professionale complicatissima.
Operare a scuola è davvero un'arte complessa che non si finisce mai di imparare.
L'altro grande destinatario è il “popolo” della scuola: gli insegnanti e i dirigenti, il personale in generale che spesso opera dietro le quinte, professionisti dai quali ho imparato molto ma che credo abbiano tanto bisogno di capire meglio quello che possono ottenere dalle collaborazioni e la direzione di senso che la caoticità dei problemi fa smarrire.
Poi sarebbe bello pensare ad un lettore semplice cittadino, solo perché interessato ad avere uno sguardo più “da dentro” la scuola: purtroppo spesso basa le sue conoscenze di questo settore su pregiudizi e conoscenze superficiali.

logo edizioni miniPensa che il suo libro possa interessare i diretti destinatari della sua dissertazione? Soprattutto, crede che si riuscirà a far riflettere scuola, genitori, psicologi, ecc, sulla panoramica da lei descritta e ad applicare concretamente il modello da lei presentato?


anzivinologo
La speranza è sicuramente in tal senso e già vedo in questa direzione qualcosa muoversi. Alcuni colleghi mi scrivono per restituirmi impressioni sul testo, insegnanti e cittadini mi rimandano immagini e sollecitazioni dalla lettura che neppure io speravo o credevo possibili. C'è del movimento che mi dà la sensazione che ci sia bisogno di riflettere su alcuni temi come la scuola, i servizi, la visione di mondo che vorremmo ma cercando di mettere le cose insieme, integrarle, collegarle come ho provato a proporre nel testo.

Da qui ad un passo applicativo credo serva molto tempo e ancora tanta dedizione. Chi conosce la scuola e il lavoro nel sociale in genere sa bene che i cambiamenti avvengono con calma, gradualità e mai in modo  leggero, serve tanta insistenza e perseveranza. Quindi credo che il libro sia un passo, una rampa di lancio per continuare a camminare in una certa direzione, per offrire magari qualche possibilità in più.

logo edizioni mini

Un elemento chiaro della sua dissertazione è che lei parla di cose che ha vissuto veramente ed in modo diretto. Vorrebbe spiegarci e raccontarci un po’ di più riguardo queste esperienze?

anzivinologoHo collaborato e lavorato all'interno di scuole fin dai primi anni 2000 copertina-costruttori-di-cerchi-sitoattraversando gli istituti medi e superiori prima come volontario, poi come educatore e infine come psicologo. Mi ritrovo oggi a coniugare diverse identità nel mio essere a scuola come consulente.
L'esperienza che più si trova nel libro riguarda gli anni in cui ho collaborato con l'azienda sanitaria della mia città ad un progetto di counselling scolastico, Free Student Box, con una pubblicazione nel 2009 da parte dell'allora gruppo di lavoro tra l'altro proprio con Psiconline.
Sono stati anni intensi e in qualche modo pioneristici di un'attività che in quel periodo muoveva se non i suoi primissimi passi, sicuramente i primi di un'avventura intensa e complessa. La grande scommessa era quella di portare un pezzo della cultura dei servizi sanitari dentro la scuola e con essa un'idea di prevenzione e di possibilità di utilizzare alcune figure professionali come gli psicologi sulle quali ancora persistevano interpretazioni bizzarre.
Ho incontrato una scuola che non mi aspettavo, per certi versi molto più articolata nel viverla dalla prospettiva di consulente, dall'altro sofferente e affaticata dalle mille incombenze e richieste alle quali in qualche modo la mia presenza provava a dare una risposta attraverso colloqui, percorsi di counselling e invii ai servizi del territorio.
Ben presto ho capito che ciò non era assolutamente sufficiente per incontrare veramente i bisogni che a me arrivavano e, non so quanto in modo consapevole, ho cominciato ad allargare lo sguardo e le sperimentazioni integrando progettazione, formazione, lavoro sui gruppi, divulgazione e promozione culturale, consulenza all'organizzazione scolastica più che ai singoli in un percorso che mi ha portato all'interno di quasi tutte gli istituti superiori di Reggio Emilia e in altri dell'Emilia Romagna dove tuttora lavoro.


logo edizioni miniDa dove nasce il modello che descrive nel suo libro? È riuscito ad applicarlo di persona e, se sì, potrebbe riassumerci i risultati che ha potuto osservare?


anzivinologoNon so se possiamo parlare di un vero e proprio modello. Certamente ho avuto molti ispiratori, colleghi dai quali ho imparato tanto e dai quali ho preso spunto per capire meglio quello che io stesso stavo facendo, ma anche esponenti di altre discipline che a volte sembrano lontani quando in realtà i punti di contatto sono numerosi.
Si è trattato di una lenta trasformazione e in alcuni momenti è stato quasi doloroso abbandonare un modo di fare psicologia scolastica più tradizionale e rassicurante. In questa fase la mia esperienza anche come educatore mi ha aiutato a mescolare le carte e a porre la relazione, quella costruita in modo più formale ma anche e soprattutto quella costruita in modo silenzioso alle macchinette del caffè e nei rumorosi intervalli degli studenti, come elemento principale del mio lavoro.
Da qui l'ostinata visione non tanto di un progetto sul disagio ma di una rete di progetti per il benessere: ha preso concretezza, dove ho potuto per qualche anno seminare, l'idea che fosse la scuola stessa il destinatario della mia consulenza e in più chi la viveva fosse l'attore da rimettere al centro, non certo io come psicologo.
Difficile dire dei risultati: i contesti nei quali ho lanciato questa proposta sono stati tanto diversi quanto imprevedibili, ogni anno attraversati da tanti e tali cambiamenti che risulta davvero azzardato ipotizzare cause ed effetti. Quello che ho potuto osservare è la nascita di gruppi di lavoro che hanno continuato anche in autonomia un lavoro che insieme avevamo impostato, a farsi man mano più autonomi e promotori di un certo modo di fare scuola e di abbordare le criticità nascenti. Ho visto germogliare una cultura della psicologia più vicina alla realtà, meno ingabbiata in posizioni sterili e difensive rispetto al cambiamento. Ho ritrovato la forza di progetti integrati esportati in altri istituti come pezzi che vanno insieme, che possono coniugarsi o pensarsi come una cosa sola.   

logo edizioni miniSecondo lei, quanto siamo lontani dall’attuazione del suo progetto e di tutte le dinamiche e conseguenze che esso porta con sé?

anzivinologoC'è ancora tanto da fare. I tempi sono purtroppo diversi da quelli che umanamente possiamo sperare per essere contenti di vedere cambiamenti concreti e visibili. Le istituzioni hanno i loro ritmi che vanno capiti e rispettati. Occorre anche saper guardare nei dettagli e nelle pieghe di una giornata scolastica a distanza di alcuni anni dall'avvio di un progetto per poter cogliere quei movimenti di presanzivinoa di consapevolezza delle persone, di decisione dell'istituzione, di modalità differenti di trattare un'emergenza o un problema.
A distanza di 10-15 anni sento di dire che tanto si è fatto e anche tanto si è mosso e anche una modalità più tradizionale di essere consulente a scuola ha avuto i suoi meriti. Quello che cerco di sottolineare in questo libro è che non possiamo limitarci a questo se vogliamo davvero essere un supporto autentico. Siamo piuttosto in dovere di fare un salto di qualità: ciò vuol dire non guardare più a quel pezzettino di lavoro che ci riguarda ma di aprire col grandangolo a tutta la scuola intesa come organizzazione e come comunità.
Per farlo ho descritto qualcuno degli strumenti che ho utilizzato, penso ai progetti accoglienza, alla peer education o all'apprendimento cooperativo, non tanto come mete bensì come stazioni intermedie per la creazione di fiducia e il riavvio del motore relazionale.
Al termine del libro parlo della prospettiva di chi pianta alberi, alla pazienza e alla visione per certi versi folle e sognatrice alla quale voglio continuare ad ispirarmi ogni volta che una scuola mi chiede di fare un pezzo di strada insieme.

logo edizioni miniNon pensa che questo modello potrebbe non essere efficace in determinati contesti? Se ciò si verificasse, cosa consiglierebbe a riguardo?

anzivinologoAssolutamente, credo ci siano tanti contesti dove non si può fare molto di più di quello che già si porta avanti. Questo per tanti motivi che a volte bisogna solo accogliere e accettare. La scuola è a volte uno stratificarsi di situazioni difficili che nel tempo hanno ossificato quei meccanismi che hanno bisogno di essere estremamente fluidi: parlo della collaborazione, della pazienza, della creatività, dell'innovazione, delle abilità emotive.
Credo però che anche in questi contesti avere in mente la proposta di questo testo possa aiutare a mettere mano, o quantomeno a provarci, ad alcuni nodi e ad innestare quelle piccole perturbazioni che poi altri potranno rendere cambiamenti più concreti e visibili.
Il guaio è che a volte sono proprio i consulenti ad imbrigliare ancora di più la scuola nelle sue contraddizioni senza rendersene conto certo, ma anche senza rischiare nulla.
Perché qualcosa è necessario rischiare, mettere in gioco e in discussione per poter generare bellezza in un contesto che tanto spesso rimanda un'immagine di apatia e di poca speranza. 

logo edizioni miniCome dovrebbe muoversi un professionista interessato ad applicare questo suo modello, magari nel suo contesto lavorativo?
anzivinologoHo scritto un decalogo per mettere a fuoco alcuni punti importanti. Lo ripropongo: 

1 Conosci bene la scuola, datti il tempo di capirla, raccogli più informazioni che puoi

2 Accogli la porta che ti viene aperta per cominciare ma tieni in mente il piano finale

3 Non accettare compromessi eccessivi: c'è un limite che non puoi superare

4 Prova, sperimenta, mescola, rischia qualcosa, fatti guidare dalle circostanze

5 Crea buoni rapporti, sii cordiale e sorridente, dormi bene la sera prima

6 Stabilisci collaborazioni: non sei un mago, da solo non ottieni nulla

7 Aggancia gli adulti attraverso i ragazzi

8 Pensa: è la cosa più importante che tu possa fare

9 L'emergenza non esiste: se ne occupano polizia e pronto soccorso, non tu

10 Lavora bene, crea qualcosa di nuovo, divertiti

Come vedete è più una guida allo spirito con il quale intraprendere questi viaggi che non un vademecum professionale.
In tutto il testo insisto molto nell'interrogarsi sul senso del lavoro a scuola perché è la bussola essenziale di ogni azione, la boa alla quale aggrapparsi nei momenti inevitabili di difficoltà e confusione.

logo edizioni miniA suo parere, quello da lei presentato potrebbe essere un progetto applicabile in altri contesti, ovviamente con le dovute modifiche, dettate dall’ambito di pertinenza?

anzivinologoIn questi anni mi è capitato di lavorare anche fuori dalla scuola. Ho scoperto con piacere la potenza dei progetti educativi cosiddetti extrascolastici: dai doposcuola ai centri di aggregazione giovanile, dalle ludoteche ai percorsi partecipati coi giovani. Ne ho sentito le potenzialità come i anche i limiti in situazioni davvero molto lontane da quelle che le scuole mi hanno trasmesso in questi anni.
Mi sono reso conto così che il modello di lavoro con il quale ho approcciato questo mondo, spesso intrecciato tra privato sociale e amministrazioni pubbliche, era molto simile, giocato certamente in altri contesti e con modalità o strumenti diversi ma sempre orientato a creare cerchi, a mettere insieme, a costruire comunità.
Di più: ho capito come tali ambiti possano essere complementare e necessari l'uno all'altra per essere in equilibrio, efficaci, potenti. Ma anche qui è questione di piantare alberi, forse un tantino più rapidi nella crescita, ma sempre alberi sono! 

logo edizioni miniPotrebbe spiegarci la motivazione per la quale ha scelto uno stile diretto, ma anche umoristico, in un libro che, comunque, segue uno standard argomentativo? Non teme che il lettore possa crederlo privo di validità, oppure, è un escamotage per mantenere l’attenzione del lettore su questo argomento?

anzivinologoHo riflettuto a lungo sullo stile da utilizzare e nei primi tentativi di stesura mi sono ritrovato a ricalcare il linguaggio, le parole, i modi dei miei cari testi universitari e di una argomentazione tanto vicina al mondo accademico della ricerca e della psicologia. Mi sono reso conto dei miei limiti prima di tutto nel poter percorrere una strada di questo tipo e ho cercato di essere quello che sono anche nello stile, nel rendere il più semplice e scorrevole possibile un concetto non certo nuovo o originale. Certamente più originale nel taglio assolutamente divulgativo ma anche leggero.
Ho deciso di inserire qualche passaggio anche divertente perché comunicasse l'umanità che c'è dietro questi anni di lavoro, le storie fatte di emozioni diverse ma anche il guardare avanti nonostante in certi giorni davvero sia difficile farlo.
C'è tanto che non funziona nel nostro mondo e lo sappiamo, non c'è bisogno di sottolinearlo. Credo ci sia invece molto bisogno di avere uno scenario di speranza e di luce verso cui guardare e questo stile mi è sembrato più coerente con tale tentativo.  

logo edizioni miniVuole aggiungere qualcosa a quanto già detto e scritto (una precisione, una spiegazione, un commento conclusivo)?

anzivinologoScrivere è un'esperienza davvero illuminante, forse un lusso oggi per gli operatori sociali, spesso soffocati da ritmi davvero insostenibili. Vorrei sottolineare che non mi considero uno scrittore e con in miei colleghi condivido questi vissuti che a lungo mi hanno tenuto lontano dal completare questo libro tenuto nel cassetto per qualche anno prima dello slancio finale.
Scrivere per chi lavora in questi campi in un certo senso è un forma di dovere per non dire un obbligo, verso se stessi per stare meglio, verso gli altri per sostenerli e accompagnarli nella propria ricerca. Grazie a Psiconline che sostiene questo bellissimo dovere.

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Costruttori di cerchi di Massimiliano Anzivino - La recensione

copertina-costruttori-di-cerchi-sitoIn occasione della presentazione presso la Libreria Feltrinelli Point di Messina del libro Costruttori di cerchi. Psicologia possibile per una scuola felice di Massimiliano Anzivino, (Edizioni Psiconline, 2014, nella collana Ricerche e Contributi in Psicologia), pubblichiamo la nostra recensione a cura della Dott.ssa Alice Fusella.




LOCANDINA_MESSINAAnzivino cerca, innanzitutto, di catturare l’attenzione del lettore, presentandogli un’immagine inusuale e suggestiva: i costruttori di cerchi, arte antica e sicuramente poco conosciuta, insinuando già una prima riflessione su come queste due tematiche possano intrecciarsi tra di loro e, a loro volta, con quella della psicologia.

Da qui, comincia a trasportare chi legge nel mondo che vuole rappresentare: una scuola, frammentata essa stessa in piccoli gruppi: c’è il gruppo-cerchio degli studenti, a cui si contrappone il gruppo-cerchio degli insegnanti, sottoposto al gruppo-cerchio dell’amministrazione (preside, funzionari, impiegati…) e, più isolati, al margine della vita scolastica, il gruppo-cerchio dei bidelli/operatori e, sempre più lontano, quello dei genitori.
La scuola, dalla descrizione fornita dall’autore, si presenta, quindi, come un mondo frammentato e formato da tanti tasselli sparpagliati, uniti solo da alcuni elementi “scotch”: il tempo, ovvero il programma scolastico standardizzato; lo spazio, ovvero le aule, nelle quali si riversano tutte le dinamiche scomposte di questo puzzle incompleto; il denaro, fonte unica di sostentamento ed interesse cardine di tutta l’istituzione.
Tutte queste cose, ovviamente, non bastano mai a soddisfare tutti i bisogni della scuola stessa e sono le cause principali di corse, ritardi, malesseri vari e della chiusura estrema di questo mondo, le cui conseguenze sembrano riversarsi, secondo l’esperienza diretta dell’autore, sul gruppo-cerchio degli psicologi, al quale ogni membro della società scolastica sembra rimandare la soluzione.

Ma può una sola persona avere la chiave o, come dice Anzivino, la “bacchetta magica” che risolve tutti i problemi che si presentano?

La risposta non può che essere negativa e l’autore, cercando di spiegarne le motivazioni e di fornire quella che ritiene essere la “giusta” soluzione, descrive, in modo minuzioso, ciò che potrebbe essere davvero utile per cambiare o, almeno, migliorare, la situazione scolastica attuale.
Anzivino fornisce, insomma, un modello esemplare, nel quale poter ricongiungere ognuno dei singoli cerchi, ora disgiunti, e formare una rete salda e collaborativa, fatti di scambi reciproci e costruttivi, attraverso delle tecniche, ormai riconosciute e convalidate a livello empirico, come gli sportelli d’ascolto, la peer education, i progetti d’accoglienza, il circle time, l’educazione alla salute ed i vari progetti per la prevenzione, nonché i corsi di formazione per i docenti e gli incontri con i genitori.
Ovviamente, è l’autore stesso a riconoscere come potrebbe essere difficile applicare, a tutto campo, un progetto così articolato e ribadisce l’importanza di una buona pianificazione tra le parti coinvolte, per ottenere un risultato il più efficace possibile.

Massimiliano Anzivino, psicologo e consulente scolastico con un’ampia esperienza sul campo, ci accompagna, insomma, in quello che egli stesso definisce un viaggio, in cui conoscere le criticità, ma anche le risorse, nell’ambito scolastico, utili anche per la realizzazione di una rete più efficiente ed al servizio di un contesto in cui si promuovono non solo le competenze, ma anche i “valori” importanti nella/della vita, inclusa l’utilità della psicologia, intesa non più come un rimedio che guarisce quei problemi, di cui nessuno si può più occupare (per mancanza di tempo, di spazio, di risorse, di importanza?), ma come aspetto dinamico ed integrato nell’ambito, più generale, della salute e del benessere della persona. Obiettivo, quest’ultimo del benessere, che la scuola, in quanto ente che si prefigge la formazione e l’educazione dell’individuo, non può ignorare, ma, anzi, deve perseguire, servendosi di quelle figure professionali, idonee a tal fine, che diventano uno degli anelli di questa grande rete. Un viaggio critico, quindi, in cui viene rivalutata l’importanza di quell’ovvio, che, per l’autore, è stato sempre etichettato come superfluo e di competenza altrui, ma che, invece, sembra essere proprio ciò che conta davvero nel futuro di ogni persona.

Anzivino sembra usare un tono duro, ma, ad un’analisi attenta di tutto lo scritto, il suo stile risulta anche propositivo, pieno di speranza, di tanta praticità ed anche di un po’ di umorismo, rendendo questa dissertazione una guida utile e concreta, lontana dalle solite raccomandazioni fini a se stesse. Egli, infatti, usa la sua esperienza per far capire al lettore cosa intende dire e fargli vedere chiaramente di che cosa sta parlando. Non si limita alla “solita ramanzina” sul come le cose non funzionino, ma fornisce un modello, altrettanto pratico, da poter, anzi dover, utilizzare, viste le numerose approvazioni e la sua efficacia, già ampiamente dimostrata in quei contesti in cui è stato applicato.

a cura della Dott.ssa Alice Fusella

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Massimiliano Anzivino presenta Costruttori di Cerchi a Messina

costruttori-di-cerchiVenerdì 5 dicembre 2014 alle ore 18.00 presso la Libreria Feltrinelli Point in Via Ghibellina, 32 a Messina,  MASSIMILIANO ANZIVINO presenta COSTRUTTORI DI CERCHI. Psicologia possibile per una scuola felice, Edizioni Psiconline nella collana Ricerche e contributi in Psicologia dove descrive la sua esperienza di lavoro come psicologo all'interno delle scuole superiori.




Costruttori di cerchiCostruttori di cerchi racconta l’esperienza diretta di collaborazione con la scuola, in special modo negli istituti medi superiori dell’Emilia Romagna, con particolare riferimento alla provincia di Reggio Emilia.
Vengono descritti i progetti concreti realizzati nell’ultimo decennio guardando, con un tono volutamente leggero, ai punti di forza e agli aspetti ancora da mettere a punto. Sportelli di ascolto, peer education, interventi di prevenzione, formazione per docenti... sono i pezzi di un puzzle di un approccio integrato al lavoro di promozione del benessere a scuola e per la scuola.
Questa carrellata diviene quindi un’occasione per fare il punto sullo stato di salute della scuola e degli operatori che con essa si interfacciano per rilanciare una visione nella quale tale collaborazione possa essere maggiormente soddisfacente e sensata per entrambi.

Il senso del titolo
I costruttori di cerchi sono un’immagine dal sapore antico, quella di un lavoro quasi magico e rituale che ha a che fare con l’origine dell’uomo, con l’idea della condivisione, dello stare insieme, di ritrovare il valore della persona e della comunità.
È quell’impegno a trasformare i contesti partendo dal simbolico disporre le sedie in cerchio, leitmotiv oltre che strumento del lavoro di tanti operatori. Ricorda il raduno serale intorno al fuoco per raccontare, raccontarsi e preparare domani.

Massimiliano Anzivino di Reggio Emilia è psicologo e mediatore dei conflitti. Ha collaborato per diversi anni al progetto Free Student Box dell’Asl di Reggio Emilia (sportelli di counselling scolastico) partecipando ad una pubblicazione proprio su Psiconline nel 2009.
Libero professionista, lavora come consulente e formatore per scuole, organizzazioni e amministrazioni locali nella gestione di progetti psico-educativi e di comunità. Si dedica all’apicoltura e vive secondo il modello della decrescita, di cui parla nel suo sito ARTESANO.

L'evento è organizzato dall'Associazione MediArea che da anni si occupa di ricerca, studi e formazione rispetto alla gestione dei conflitti.

 

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Una nuova Collana per crescere!

Attiviamo in questi giorni una nuova Collana dedicata al mondo della Scuola:
SCIENZE UMANE per i Licei e per gli Istituti Superiori.
Sarà diretta dal Prof. Pietro Boccia, nostro autore da alcuni anni e che ha già collaborato con importanti Case Editrici italiane che operano in campo scolastico.
La Collana, come concretamente dice il titolo, è dedicata agli alunni dei Licei e delle Scuole Superiori e ha l’obiettivo di accreditare, nella cultura italiana e nelle istituzioni scolastiche, un insieme di riflessioni, che, in maniera agevole, descrivono, attraverso alcune discipline (psicologia, sociologia, pedagogia, antropologia, metodologia della ricerca, scienze delle comunicazioni e così via), le prospettive, i problemi e le questioni aperte sull’uomo contemporaneo, immerso nelle dinamiche di una società complessa e soggetta a veloci e incontrollabili trasformazioni.

La copertina del primo volume della Collana
Manuale di Sociologia


L’insegnamento delle Scienze Umane ha carattere pluridisciplinare. Esso deve, per facilitare, negli studenti, l’esigenza di orientarsi nelle diverse dimensioni, che costituiscono gli esseri umani, come soggetti di relazione e come portatori di valori, operare in stretto rapporto con le scienze filosofiche, storiche e letterarie. La Collana si prefigge, inoltre, di coniugare gli studi delle Scienze Umane, come costruzione di saperi o di conoscenze, e gli ideali o i valori che i giovani devono mettere in cantiere, per orientarsi all’interno delle attuali società. I saperi o le conoscenze e i valori o gli ideali possono, di fatto, trasformarsi in meccanismi propulsori, per costruire una società, eretta non solo sulla convivenza democratica, ma anche sulla consapevolezza che la diversità etnica e culturale, quando non supera la soglia di contaminazione, diventa, per tutti, una ricchezza e una risorsa per la crescita individuale e per la maturazione sociale. Ognuno avrebbe, così, l’opportunità di condividere o di fondare valori o ideali e di acquisire sempre maggiori saperi o conoscenze. Le une e gli altri sarebbero, infatti, le basi per vivere, con equilibrio, nella complessa società d’oggi. I valori o ideali devono essere punti di riferimento e tracciare la rotta alla quale tendere; i saperi o le conoscenze, ottenute attraverso l’applicazione allo studio e l’esperienza, devono, a loro volta, essere la strada maestra, non solo per trasformare, gradualmente, in meglio ma anche per migliorare, in maniera continua, l’intero corpo sociale.
Tutti i Manuali della Collana trattano e sviluppano (caso quasi unico nel panorama scolastico italiano) le tematiche delle discipline sia attenendosi alle indicazioni nazionali della riforma della scuola, entrata in vigore nell’anno scolastico 2010/2011, sia coniugando il rigore scientifico e la chiarezza dell’esposizione.

 
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Redazione

Casi dubbi di maltrattamenti e abusi sui bambini: il ruolo della scuola

Il caso della bambina di dieci mesi ricoverata al policlinico Gemelli di Roma, ci spinge a riflettere su quante storie rimangono a lungo nascoste. Sono i casi dubbi di maltrattamenti, che troppo spesso vengono scoperti tardi. Come prevenire questi ritardi? La scuola potrebbe giocare un ruolo cruciale. Ce ne parla Davide Viola, psicologo a Formia e autore del saggio "Progetti di psicologia: scuola, professione, esame di Stato". Leggiamolo insieme.

Casi dubbi di maltrattamenti sui minori, quali elementi può cogliere un operatore di nido d'infanzia?
"Chi è a stretto contatto con i piccoli ha due elementi che può prendere in considerazione", risponde l'esperto, "innanzitutto la presenza di segni sul corpo di violenza fisica subita, poi alcuni atteggiamenti comportamentali. L'irrequietezza inedita del piccolo deve spingere a riflettere. Se il bambino è sempre stato tranquillo e, improvvisamente, diventa molto vivace, piange spesso e rifiuta il cibo, l'insegnante deve chiedersi in maniera attenta perché e cercare di indagare sulle ragioni a monte".

Cosa ci possono svelare giochi e disegni?
"Già dai due anni in poi", prosegue Davide Viola, "i disegni ci danno indicazioni fondamentali sullo stato di salute del bambino.
Il disegno descrive la vita interiore del piccolo. Elementi fontamentali da vagliare sono l'uso del colore e il tipo di rappresentazione. Dettagli, ovviamente, che vanno paragonati con l'intera produzione grafica del bambino.
Se emerge un'involuzione nell'abilità espressiva e rappresentativa, c'è da domandarsi il perché.
Il bambino che subisce i maltrattamenti, può cambiare gli oggetti della rappresentazione. I piccoli usano personaggi e contesti ricorrenti: sole, mamma e papà, casa, prato, alberi e montagne. Se il luogo rappresentato diventa improvvisamente buio, scompare il sole per far spazio alle nuvole o alla pioggia, è chiaro indice di sofferenza interiore del bimbo. Ancor di più se nei disegni fanno la loro comparsa mostri o scene sanguinose.
Ricordo sempre il caso di un mio piccolo paziente, che disegnava in maniera ricorrente un uomo trivellato di colpi, riverso in una pozza enorme di sangue. Emerse col tempo che il piccolo era stato vittima di maltrattamenti dal padre.
Il disegno elabora vissuti emotivi, così come il gioco.
Bisogna porsi domande quando un bambino improvvisamente si isola dal gruppo, tende a giocare con un oggetto in particolare, tipo copertina di Linus, perchè può essere quello uno strumento per elaborare un vissuto di sofferenza.
Così come non devono essere trascurati cambiamenti improvvisi dell'umore, associati a aggressività, fisica e verbale, nei confronti dei compagni e delle stesse maestre.
Il bimbo nel gioco tendenzialmente ripropone nei gesti e nelle modalità comportamentali la violenza o l'abuso subiti"
.

Davide Viola ha di recente scritto uno splendido articolo sui disegni dei bambini, che vi consigliamo di leggere!
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Redazione

Uno Psicologo in una scuola superiore

Scrivo in questo blog dopo un'intensa mattinata passata in una scuola superiore di un paese di provincia. Nonostante i tagli, le poche disponibilità economiche, gli immancabili pregiudizi, questa scuola ha investito parte dei finanziamenti ottenuti per le attività didattiche, scolastiche ed extrascolastiche, anche per lo Psicologo, garantendosi la presenza costante del professionista quasi tutti i giorni.

La copertina del volume



Passo così molte ore con i ragazzi, sia attraverso i colloqui individuali che con gli interventi sul gruppo classe. I ragazzi mi cercano, mi domandano, sono incuriositi, sanno che c'è una persona pronta ad ascoltare loro in qualsiasi momento e per qualunque necessità. Gli insegnanti mi cercano per i corridoi, mi fermano, mi illustrano la situazione di alcune classi problematiche, chiedono un consiglio, un intervento o una semplice rassicurazione sul loro operato.

Proprio questa mattina mi ha fermato un'insegnante di sostegno confidandomi perplessità e preoccupazioni riguardo una studentessa disabile e le sue difficoltà di inserimento nel gruppo classe. "La classe sembra non comprendere il problema della compagna, non l'accettano, la escludono", mi riferisce la docente. E poi arriva la famosa richesta "Lei può aiutare la classe ad accettare il diverso?". Ancora, la settimana scorsa una docente di scienze sociali mi illustrava la situazione problematica di una classe "terribile, di difficile gestione" a grave rischio di dispersione scolastica e di comportamenti al limite del deliquenziale, con la fatidica domanda "Cosa si può fare per promuovere il successo formativo e prevenire i comportamenti a rischio?".
Queste richieste dei docenti, il bisogno di "essere visti" dei ragazzi, mi hanno fatto riflettere sulla situazione di eccellenza di questo istituto che ha compreso la necessità di avere una figura esterna di aiuto e di supporto. E' anche vero che lo Psicologo scolastico è soggetto a dure pressioni, a richieste a volte "eccessive", e deve disporre di grandi e ampi strumenti di intervento. Il volume Progetti di Psicologia. Scuola, Professione, Esame di Stato è nato proprio con questo intento: mettere a disposizione di tutti la mia esperienza di progettazione in ambito scolastico, esperienza che potrà risultare particolarmente utile a Psicologi, neolaureati in preparazione per l'Esame di Stato per Psicologi, Docenti, Dirigenti Scolastici, ma anche a genitori, educatori e a tutti quelli che gravitano intorno al mondo della scuola e dell'età evolutiva. Questo perchè lavorare nelle scuole è un'esperienza gratificante e di grande impatto emotivo, ma bisogna avere strumenti giusti e giuste competenze per proporsi, intervenire e confrontarsi.
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