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Come in un film. Presentazione di Eleonora Capitani


come-in-un-filmCome in un film.
 Il cinema come mezzo di espressione di sé, di Eleonora Capitani nella Collana Punti di Vista di Edizioni Psiconline, propone un percorso di riscoperta di sé per rivolgere lo sguardo verso noi stessi in modo nuovo e costruttivo.
Eleonora Capitani presenta Come in un film ai suoi lettori.


come in un film


"L'arte del cinema consiste nell'approcciarsi alla verità degli uomini, non di raccontare delle storie sempre più sorprendenti"
Jean Renoir


Traendo ispirazione da questa affermazione del grande regista francese, ho pensato di utilizzare il cinema come mezzo di espressione profonda di sé, non solo per realizzare progetti cinematografici, ma anche come strumento per aiutare le persone interessate ad elaborare i propri vissuti e le proprie emozioni in forma creativa e artistica, entrando in contatto con la propria dimensione interiore.
Utilizzando tecniche psicologiche, cinematografiche e meditative, cerco di accompagnare i partecipanti ai miei corsi e i lettori di Come in un film, in un percorso di autoconsapevolezza, alla riscoperta di un mondo interiore, troppo spesso trascurato; le persone hanno la possibilità di rivedere con gli occhi della consapevolezza tutta la loro vita, dando così un senso alla continuità delle loro esperienze, sciogliendo dei nodi del passato e sviluppando maggiore chiarezza sulle decisioni da prendere per il futuro.


La mia intenzione è stata quella di creare un luogo non luogo, sospeso nel tempo, in cui tutti si sentano liberi di esprimersi, sapendo che tutto ciò che emerge non sarà né respinto né giudicato, ma solamente accolto e osservato per ciò che è.
Si lavora scrivendo e riscrivendo il proprio copione di vita, osservandosi da più punti di vista.
Senza una consapevolezza della natura più intima di noi stessi continuiamo ad agire in base ai nostri vecchi schemi mentali e ricreiamo sempre le stesse sofferenze.
Scrivendo, invece, esploriamo le possibilità dell’esistenza e attraverso la creatività ci possiamo liberare dalle scelte abituali, dai blocchi e dalle paure, in quanto iniziamo ad essere consapevoli di ciò a cui prestiamo attenzione.


Abbiamo sempre poco tempo e raramente ci fermiamo a guardare veramente gli oggetti attorno a noi, abbiamo perso questa capacità che hanno i bambini, i quali esaminano istintivamente ogni nuovo oggetto che incontrano, con stupore e ammirazione, senza alcun giudizio critico.
Possiamo prendere nuovamente contatto con questa parte di noi che dimora ancora nei sotterranei ricoperti dalla polvere del tempo.
Provate ad immaginare di vedere per la prima volta gli oggetti che vi trovate di fronte, come li vedete adesso? Cosa vi colpisce?
Ciò che ci colpisce è ciò che ci fa conoscere il nostro rapporto emotivo con la vita.
Questo è un importante punto di partenza per ritrovare la propria semplicità e tendere alla semplicità significa tendere alla profondità della vita.
Come dicono i Saggi "una goccia è l'immagine dell'universo, in una goccia si riflettono le nuvole il cielo gli alberi".
Seguendo un percorso di riscoperta di sé, possiamo iniziare a considerare la possibilità di vivere esperienze diverse da quelle abituali e finalmente possiamo rivolgere lo sguardo verso noi stessi in modo nuovo e costruttivo.


Acquista direttamente Come in un film su PSYCHOSTORE.NET


http://issuu.com/edizionipsiconline/docs/come-in-un-film?e=2372380/13477812

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=4oqiC0dVetI?feature=player_detailpage&w=640&h=360]
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Redazione

A Firenze la presentazione di Come in un film di Eleonora Capitani

come-in-un-filmGiovedì 5 Febbraio 2015 alle 21,00 ELEONORA CAPITANI presenta "Come in un film. Il cinema come mezzo di espressione di sé", presso l'Associazione Culturale Alma, in via De Ginori 19, Firenze.




come in un fimUtilizzando tecniche psicologiche, cinematografiche e meditative, Eleonora Capitani accompagna il pubblico in un percorso di autoconsapevolezza.
Si parlerà del libro e a seguire l'autrice sarà disponibile per una sessione di domande e risposte e per guidare una delle meditazioni contenute nel libro.

L’Arteterapia consiste nella ricerca del benessere psicofisico attraverso l’espressione artistica di pensieri, vissuti ed emozioni. Si tratta di un percorso di autoconoscenza, di consapevolezza e di trasformazione interiore, essa è infatti principalmente un’efficace metodologia di crescita personale.
Nel laboratorio descritto in Come in un film è stata utilizzata una metodologia a carattere pratico-esperenziale in cui ogni partecipante ha la possibilità di costruire gradualmente il proprio personaggio utilizzando la scrittura creativa come mezzo di espressione profonda di sé, condividendo poi con gli altri le proprie emozioni e i propri vissuti nei gruppi di condivisione regolarmente svolte alla fine di ogni sessione, per poi giungere infine alla messa in scena dei lavori svolti.

Eleonora Capitani è psicologa e si occupa di condurre corsi di meditazione e gestire gruppi di condivisione.
Ha frequentato il corso di Regia Cinematografica presso la SNCI ottenendo la qualifica di “Tecnico della ripresa e del montaggio di immagini ...”, e il corso di Sceneggiatura presso CinEuropa.
Ha scritto e diretto i cortometraggi: La tenda del tempo e Invito al concerto.
Ha partecipato a vari cortometraggi come aiuto regista e segretaria di edizione e ha scritto soggetti e sceneggiature per cortometraggi e lungometraggi.
Attualmente lavora come libera professionista.
Partecipa regolarmente a convegni e corsi di formazione per rimanere sempre aggiornata in ambito psicologico e cinematografico.

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http://issuu.com/edizionipsiconline/docs/come-in-un-film
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Redazione

La meditazione nel percorso educativo

Le considerazioni che Sipo Beverelli scrive in riferimento al mio libro:"La meditazione nel percorso educativo" sollecita in me altre riflessioni. Innanzitutto grazie per aver così bene interpretato il senso di quanto raccontato, per avermi suggerito che un libro termina sempre con una pagina bianca per arricchirsi col contributo di altri, da ultimo per spingermi, mio malgrado, ad usare il blog.

Meditare è, per tutti, riuscire a posare i pensieri che la fanno da padrone nella mente, creare uno spazio dove possa emergere qualcosa d'altro, la nostra parte più intima e profonda.

Quando, da adulta, ho capito i cambiamenti interiori che questa pratica porta con sé, ho pensato che ne avrebbero trovato giovamento e serenità anche i bambini, naturalmente mutate le strategie. Per i bambini, infatti, si può parlare di sviluppo di un atteggiamento meditativo. Le strategie sono diverse e sono  descritte nel testo. Immagino tuttavia le obiezioni da parte di chi leggerà il libro perché non sempre ci sono le situazioni ottimali per questo, ma se il genitore o l'insegnante o l'educatore sa  dove vuole portare il bambino trova anche piccoli ma significativi spazi nella realtà in cui opera quotidianamente.

Ecco alcuni esempi:

Spesso i bambini che tornano da scuola devono colorare, soprattutto le fotocopie di schede; piuttosto che gravare il bambino di un lavoro ripetitivo e che niente aggiunge all’apprendimento, in mancanza di un  mandala, il genitore può trasformare quell'occasione in spazio da  gustare col proprio figlio, colorando insieme a lui, nel silenzio della cucina o della cameretta; si crea, così, fra i due un clima complice e un silenzio portatore di significato. Il bambino si sente apprezzato per quello che fa, il genitore gusta quel momento, unico, di intimità.

Un altro momento magico che un genitore può usare è quello di quando il bambino va a letto. Ai bambini piace, anche se non più piccolissimi, ricevere il  bacio della buona notte o ascoltare la lettura di storie. Il genitore potrebbe, qualche sera, usare questo tempo per donare un massaggio al figlio, magari enumerando per gioco, le parti del corpo che tocca. Ai bambini farsi massaggiare piace, entrano così più a contatto col proprio corpo, provano una sensazione di benessere, le tensioni calano e la mente, che si portava tutto il bagaglio della giornata, si cheta.

Un altro esercizio potrebbe essere quello di ricavarsi durante il pomeriggio o la sera, un momento in cui genitore e figlio, ad occhi chiusi giocano a percepire cosa si sente quando si fa silenzio: il ritmo del proprio respiro, il ticchettio dell'orologio, una voce lontana, dei passi sotto casa. Il bambino si abitua così a far caso alla piccola vita che scorre sotto il tumulto del fare frenetico e via via imparerà ad apprezzarla.

Quando, da adulta, ho capito i cambiamenti interiori che questa pratica porta con sè, ho pensato che ne avrebbero trovato giovamento e serenità anche i bambini, naturalmente mutate le strategie. Per i bambini, infatti, si può parlare di sviluppo di un atteggiamento meditativo. Le strategie sono diverse e sono  descritte nel testo. Immagino tuttavia le obiezioni da parte degli educatori perchè non sempre ci sono le situazioni ottimali per questo. Se il genitore o l'insegnante o l'educatore in genere sa  dove vuole portare il bambino trova anche piccoli ma significativi spazi nella realtà in cui opera quotidianamente. Dopo aver letto le riflessioni di Sipo e lasciatele posare mi sono venute in mente alcuni esmpi da suggerire alle famiglie.

Spesso i bambini che tornano da scuola devono colorare, soprattutto le fotocopie di schede; piuttosto che gravare il bambino di un lavoro ripetitivo e che niente aggiunge a sè, in mancanza di un  mandala, il genitore può cogliere quell'occasione per  gustarla col proprio figlio, colorando insieme a lui, nel silenzio della cucina o della cameretta, si crea fra i due un clima complice e un silenzio portatore di significato. Il bambino si sente apprezzato per quello che fa, il genitore apprezza quel momento, unico, di intimità.

Un altro momento magico  che un genitore può usare è quello di quando il bambino va a letto. Ai bambini piace, anche se non più piccolissimi, ricevere il  bacio della buona notte o ascolteare la lettura di storie. Il genitore potrebbe, qualche sera, usare questo tempo per donare un massaggio al figlio, magari enumerando per gioco, le parti del corpo che tocca. Ai bambini farsi massaggiare piace, entrano così più a contatto col prioprio corpo, provano una sensazione di benessere, le tensioni calano e la mente, che si portava tutto il bagaglio della giornata, si cheta.

Un altro esercizio potrebbe quello di ricavarsi durante il pomeriggio o la sera, un momento in cui genitore e figlio, ad occhi chiusi giocano a percepire cosa si sente quando si fa silenzio: il ritmo del proprio respiro, il ticchettio dell'orologio, una voce lontana, dei passi sotto casa. Il bambino si abitua così a far caso alla piccola vita che viene soffocata nel fare frenetico e via via imparerà ad apprezzarla.

Le considerazioni che Sipo Beverelli scrive in riferimento al mio libro:"La meditazione nel percorso educativo" sollecita in me altre riflessioni. Innanzitutto grazie per aver così bene interpretato il senso di quanto raccontato, per avermi suggerito che un libro termina sempre con una pagina bianca per arricchirsi col contributo di altri, da ultimo per spingermi, mio malgrado, ad usare il blog.Meditare è, per tutti, riuscire a posare i pensieri che la fanno da padrone nella mente, creare uno spazio dove possa emergere qualcosa d'altro, la nostra parte più intima e profonda.Quando, da adulta, ho capito i cambiamenti interiori che questa pratica porta con sé, ho pensato che ne avrebbero trovato giovamento e serenità anche i bambini, naturalmente mutate le strategie. Per i bambini, infatti, si può parlare di sviluppo di un atteggiamento meditativo. Le strategie sono diverse e sono  descritte nel testo. Immagino tuttavia le obiezioni da parte di chi leggerà il libro perché non sempre ci sono le situazioni ottimali per questo, ma se il genitore o l'insegnante o l'educatore sa  dove vuole portare il bambino trova anche piccoli ma significativi spazi nella realtà in cui opera quotidianamente. Ecco alcuni esempi:Spesso i bambini che tornano da scuola devono colorare, soprattutto le fotocopie di schede; piuttosto che gravare il bambino di un lavoro ripetitivo e che niente aggiunge all’apprendimento, in mancanza di un  mandala, il genitore può trasformare quell'occasione in spazio da  gustare col proprio figlio, colorando insieme a lui, nel silenzio della cucina o della cameretta; si crea, così, fra i due un clima complice e un silenzio portatore di significato. Il bambino si sente apprezzato per quello che fa, il genitore gusta quel momento, unico, di intimità.Un altro momento magico che un genitore può usare è quello di quando il bambino va a letto. Ai bambini piace, anche se non più piccolissimi, ricevere il  bacio della buona notte o ascoltare la lettura di storie. Il genitore potrebbe, qualche sera, usare questo tempo per donare un massaggio al figlio, magari enumerando per gioco, le parti del corpo che tocca. Ai bambini farsi massaggiare piace, entrano così più a contatto col proprio corpo, provano una sensazione di benessere, le tensioni calano e la mente, che si portava tutto il bagaglio della giornata, si cheta.Un altro esercizio potrebbe essere quello di ricavarsi durante il pomeriggio o la sera, un momento in cui genitore e figlio, ad occhi chiusi giocano a percepire cosa si sente quando si fa silenzio: il ritmo del proprio respiro, il ticchettio dell'orologio, una voce lontana, dei passi sotto casa. Il bambino si abitua così a far caso alla piccola vita che scorre sotto il tumulto del fare frenetico e via via imparerà ad apprezzarla.












Quando, da adulta, ho capito i cambiamenti interiori che questa pratica porta con sè, ho pensato che ne avrebbero trovato giovamento e serenità anche i bambini, naturalmente mutate le strategie. Per i bambini, infatti, si può parlare di sviluppo di un atteggiamento meditativo. Le strategie sono diverse e sono  descritte nel testo. Immagino tuttavia le obiezioni da parte degli educatori perchè non sempre ci sono le situazioni ottimali per questo. Se il genitore o l'insegnante o l'educatore in genere sa  dove vuole portare il bambino trova anche piccoli ma significativi spazi nella realtà in cui opera quotidianamente. Dopo aver letto le riflessioni di Sipo e lasciatele posare mi sono venute in mente alcuni esmpi da suggerire alle famiglie.Spesso i bambini che tornano da scuola devono colorare, soprattutto le fotocopie di schede; piuttosto che gravare il bambino di un lavoro ripetitivo e che niente aggiunge a sè, in mancanza di un  mandala, il genitore può cogliere quell'occasione per  gustarla col proprio figlio, colorando insieme a lui, nel silenzio della cucina o della cameretta, si crea fra i due un clima complice e un silenzio portatore di significato. Il bambino si sente apprezzato per quello che fa, il genitore apprezza quel momento, unico, di intimità.Un altro momento magico  che un genitore può usare è quello di quando il bambino va a letto. Ai bambini piace, anche se non più piccolissimi, ricevere il  bacio della buona notte o ascolteare la lettura di storie. Il genitore potrebbe, qualche sera, usare questo tempo per donare un massaggio al figlio, magari enumerando per gioco, le parti del corpo che tocca. Ai bambini farsi massaggiare piace, entrano così più a contatto col prioprio corpo, provano una sensazione di benessere, le tensioni calano e la mente, che si portava tutto il bagaglio della giornata, si cheta.Un altro esercizio potrebbe quello di ricavarsi durante il pomeriggio o la sera, un momento in cui genitore e figlio, ad occhi chiusi giocano a percepire cosa si sente quando si fa silenzio: il ritmo del proprio respiro, il ticchettio dell'orologio, una voce lontana, dei passi sotto casa. Il bambino si abitua così a far caso alla piccola vita che viene soffocata nel fare frenetico e via via imparerà ad apprezzarla.
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Redazione

Meditate gente, meditate...

La meditazione nel percorso educativo
La meditazione nel percorso educativo


In libreria, fra qualche giorno, anche il nuovo "LA MEDITAZIONE NEL PERCORSO EDUCATIVO. SUGGERIMENTI PER GENITORI, INSEGNANTI, EDUCATORI" scritto da Catia Belacchi.
Un agile volume di 96 pagine (al costo di euro 13,50) che cerca di mostrare come un corretto intervento educativo, supportato da un atteggiamento di attenzione verso il proprio mondo interiore, possa aiutare notevolmente il bambino nella gestione dei suoi ritmi naturali e del suo spazio/tempo quotidiano.
L’educazione oggi ha ancora senso e la società può avere speranza di cambiamento se si inverte la tendenza finora intrapresa, vale a dire se si mette il sé del bambino, ma anche dell’adolescente, al centro del processo educativo, sia in famiglia sia a scuola.
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