"L'arte del cinema consiste nell'approcciarsi alla verità degli uomini, non di raccontare delle storie sempre più sorprendenti"
Jean Renoir
Traendo ispirazione da questa affermazione del grande regista francese, ho pensato di utilizzare il cinema come mezzo di espressione profonda di sé, non solo per realizzare progetti cinematografici, ma anche come strumento per aiutare le persone interessate ad elaborare i propri vissuti e le proprie emozioni in forma creativa e artistica, entrando in contatto con la propria dimensione interiore.
Utilizzando tecniche psicologiche, cinematografiche e meditative, cerco di accompagnare i partecipanti ai miei corsi e i lettori di Come in un film, in un percorso di autoconsapevolezza, alla riscoperta di un mondo interiore, troppo spesso trascurato; le persone hanno la possibilità di rivedere con gli occhi della consapevolezza tutta la loro vita, dando così un senso alla continuità delle loro esperienze, sciogliendo dei nodi del passato e sviluppando maggiore chiarezza sulle decisioni da prendere per il futuro.
La mia intenzione è stata quella di creare un luogo non luogo, sospeso nel tempo, in cui tutti si sentano liberi di esprimersi, sapendo che tutto ciò che emerge non sarà né respinto né giudicato, ma solamente accolto e osservato per ciò che è.
Si lavora scrivendo e riscrivendo il proprio copione di vita, osservandosi da più punti di vista.
Senza una consapevolezza della natura più intima di noi stessi continuiamo ad agire in base ai nostri vecchi schemi mentali e ricreiamo sempre le stesse sofferenze.
Scrivendo, invece, esploriamo le possibilità dell’esistenza e attraverso la creatività ci possiamo liberare dalle scelte abituali, dai blocchi e dalle paure, in quanto iniziamo ad essere consapevoli di ciò a cui prestiamo attenzione.
Abbiamo sempre poco tempo e raramente ci fermiamo a guardare veramente gli oggetti attorno a noi, abbiamo perso questa capacità che hanno i bambini, i quali esaminano istintivamente ogni nuovo oggetto che incontrano, con stupore e ammirazione, senza alcun giudizio critico.
Possiamo prendere nuovamente contatto con questa parte di noi che dimora ancora nei sotterranei ricoperti dalla polvere del tempo.
Provate ad immaginare di vedere per la prima volta gli oggetti che vi trovate di fronte, come li vedete adesso? Cosa vi colpisce?
Ciò che ci colpisce è ciò che ci fa conoscere il nostro rapporto emotivo con la vita.
Questo è un importante punto di partenza per ritrovare la propria semplicità e tendere alla semplicità significa tendere alla profondità della vita.
Come dicono i Saggi "una goccia è l'immagine dell'universo, in una goccia si riflettono le nuvole il cielo gli alberi".
Seguendo un percorso di riscoperta di sé, possiamo iniziare a considerare la possibilità di vivere esperienze diverse da quelle abituali e finalmente possiamo rivolgere lo sguardo verso noi stessi in modo nuovo e costruttivo.
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Un percorso di autoconoscenza, di consapevolezza e di trasformazione interiore. Nel laboratorio descritto nel suo libro, ogni partecipante ha la possibilità di costruire gradualmente il proprio personaggio, utilizzando la scrittura creativa come mezzo di espressione di sé, condividendo poi con gli altri le proprie emozioni e i propri vissuti nei gruppi di condivisione regolarmente svolti alla fine di ogni sessione, per poi giungere infine alla messa in scena dei lavori svolti.
Eleonora Capitani, laureata in Psicologia clinica e della salute, ha condotto corsi di meditazione e gestito gruppi di condivisione.
Ha frequentato il corso di Regia Cinematografica presso la SNCI e il corso di Sceneggiatura presso CinEuropa.
Ha partecipato a vari cortometraggi come aiuto regista e segretaria di edizione e ha scritto soggetti e sceneggiature per cortometraggi e lungometraggi.
Abbiamo incontrato l'autrice a conclusione della sua presentazione, nel salone affollatissimo del BUK di Modena, ma è stata una impresa ardua, perchè il laboratorio proposto nel suo libro ha affascinato moltissimo il pubblico presente, che malvolentireri ci ha concesso di prendere la parola per intervistare la nostra autrice, sottraendola per un po' alla sua curiosità, al suo affetto e al FIRMALIBRO.
D. Innanzitutto grazie Eleonora per il tempo che ci stai dedicando, nonostante tu debba intrattenerti con il tuo pubblico che non vuole farsi sfuggire questa fantastica occasione di parlare con te del tuo libro, cercheremo di concentrare in poche domande la nostra intervista.
Come nasce il progetto di Come in un film, che unisce le tue grandi passioni: la psicologia, il cinema, la meditazione?
R. L’idea di elaborare il corso descritto in questo libro è nata in primo luogo da un’esperienza che ho avuto durante un tirocinio formativo per l’abilitazione alla professione di psicologo.
Stavo seguendo Anna e un giorno mi è venuto in mente di chiederle di raccontarmi la sua vita, così da poterne un giorno fare un film. Abbiamo iniziato il lavoro quasi per gioco.
Immaginare insieme il film della sua vita è stata per Anna un’esperienza importante: mi ha detto molte volte che è stato per lei un po' come se il suo pesante bagaglio di ricordi si fosse alleggerito.
Dopo questa esperienza ho pensato che tutti noi in realtà ci portiamo dietro un bagaglio di vissuti chi più e chi meno pesante, e a tutti noi può far bene alleggerirsi un po', lasciandosi aiutare da qualcuno che possa condividere con noi il peso di questo bagaglio.
Ho anche pensato che normalmente, in contesti quotidiani non è facile fermarsi a riflettere su se stessi e trovare la modalità giusta per condividere le proprie esperienze e dare un senso alla continuità del nostro essere, quindi l’idea è stata quella di creare uno spazio appositamente dedicato all’espressione profonda di sé, utilizzando e integrando le mie conoscenze.
Io sono psicologa clinica e della salute e mi sono laureata con una tesi dal titolo: "La meditazione come metodologia d'approccio all'unità mente-corpo".
Ritengo che la meditazione sia uno strumento fondamentale per familiarizzare con la nostra mente, per conoscerci meglio; non è evasione o fuga, tutt'altro, consiste nell'essere completamente onesti con noi stessi, aiuta a vedere dentro di noi con maggiore chiarezza e più in profondità.
Inoltre favorisce il rilassamento e migliora il benessere psico-fisico.
Il cinema è sempre stata una mia grande passione: fin da piccola amavo guardare film e io stessa scrivevo poesie evocative di immagini, che mi sarebbe piaciuto un giorno vedere su un grande schermo.
Ho avuto quindi l'idea di integrare in questo progetto anche le conoscenze che ho acquisito in corsi di sceneggiatura e di regia cinematografica, perchè sono convinta che le tecniche cinematografiche possano essere un valido ausilio in un percorso di autoconoscenza se si pone l'accento sul processo creativo, più che sul prodotto artistico finale.
Lo scopo principale di questo progetto è quindi quello di fornire strumenti e applicarli per contribuire allo sviluppo delle capacità immaginative, espressive e creative dei partecipanti e adesso anche dei lettori!
D. Quello che hanno in comune la psicologia e la cinematografia è il racconto. Quanto è importante il racconto nella vita di ognuno di noi?
R. Come dicevo, sono profondamente convinta che la responsabilità di iniziare un processo di trasformazione interiore, di crescita personale sia nelle mani di ognuno di noi, e penso che possiamo iniziare questo processo proprio raccontando la nostra storia, possiamo così a poco a poco integrare tutte le parti di noi stessi e vivere la vita più profondamente.
In un racconto è possibile mettere un intero mondo interiore, storie, emozioni, sensazioni.
L'importanza del racconto si può evincere anche dalle parole di una persona con cui ho fatto questo percorso seguendola individualmente via Skype:
"Cercavo qualcosa che avesse un inizio, una fine e una concretezza. Cercavo una chiave, una piccola crepa nel guscio e nelle convinzioni che mi ero creata e dentro le quali, alla fine, non mi sentivo nè a mio agio nè a casa".
"Questa esperienza è stata come accendere dei cartelli stradali. Alla fine ho trovato una direzione e ho scoperto che il labirinto mi riportava a casa. Una casa mentale ed emotiva, che non riuscivo mai ad afferrare".
"È stato divertente cimentarsi nella scrittura di un film. Avevo bisogno di qualcosa che mi permettesse non solo di buttare fuori pensieri ed emozioni, ma anche che mi aiutasse a vedere e focalizzare. Avevo bisogno di dargli una forma.
La storia che ne è venuta fuori non è un racconto un po' folle figlio dell’analisi di paure e frustrazioni, ma il frutto di un’osservazione di se stessi fatta con amore.
Ho visto tanti film, e siamo tutti delle grandi case di produzione cinematografiche dentro di noi, per una volta mi sono presa cura di uno di questi miei film e dentro ci ho scoperto, come Alice, il mio paese delle meraviglie".
"Non è che ci sono effetti speciali miracolosi che possono risolvere problemi e situazioni, ma possiamo quotidianamente dare un senso a quello che facciamo e prendercene cura con amore. Questo sì.
Siamo tutti seduti sopra dei tesori che non vediamo. Ed è davvero un peccato non prendere una torcia ed avventurarsi per andarli a cercare.
Adesso ho la torcia e sono partita all’avventura.
Augurami buon viaggio".
Francesca
Così come l'ho augurato a Francesca, auguro di cuore buon viaggio a tutti i lettori!
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