E poi la rinascita dopo un percorso lungo e tortuoso fatto di ricerca e di domande che non lasciano tregua: come posso accettare e cambiare una situazione che ho solo voglia di rifiutare? La realtà è vera solo se condivisa o è vera in base alle mie percezioni? L'io esiste o è solo frutto di un insieme di reazioni chimiche?
Di nuovo viva è questo e molto altro.
Intervistiamo l'autrice Cloe Janvier che ci parla della sua esperienza vissuta e raccontata in Di nuovo viva. Fuga dalla depressione.
D. Cosa l'ha spinta a condividere la sua esperienza pubblicamente?
R. Ho sempre amato la scrittura, ma prima di questa esperienza nulla mi aveva davvero motivata ad ultimare un romanzo. Visto quello che considero un vero e proprio viaggio sentivo il dovere di farlo arrivare agli altri.
D. Quanto è cambiata dopo quanto accaduto?
R. Posso dire che quanto vissuto mi ha fatta morire e per fortuna rinascere con una visione della realtà completamente diversa da prima.
D. Qual è l'insegnamento principale che ne ha tratto?
R. L'astensione dal giudizio. E la capacità di capire che il vero saggio dice "so di non sapere". Prima di questa esperienza ero molto sicura delle mie opinioni. Poi ho imparato che ognuno di noi porta con sé un bagaglio genetico ed esperienziale differente. Il male esiste, ma credo che abbia una funzione su questo pianeta. Senza il male estremo il bene estremo non avrebbe motivo di esistere. Senza questo vissuto sarei rimasta ancorata alla mia vecchia esistenza fatta di arroganti certezze. Le esperienze negative sono quelle da cui, se riemergi, riemergi più forte.
D. Molti psicologi sostengono che il ruolo dell'educazione è essenziale, infatti dal romanzo emerge con forza il rapporto conflittuale con suo padre, cosa suggerirebbe ai genitori di oggi?
R. La nostra generazione ha vissuto un'epoca di profonda trasformazione. Siamo stati cresciuti da un lato con metodi educativi che andavano bene nel dopoguerra, dall'altro con i valori propinati dai mass media: profitto e apparenza. Con internet i disvalori hanno trovato un canale di divulgazione eccellente, per cui penso sia importante che il genitore di oggi abbia confidenza con le nuove tecnologie. Presidiare i social media, saper gestire gli accessi ai dispositivi dei propri figli. Così come dare spazio a giochi educativi, riscoprire la manualità che si sta perdendo, il contatto con la natura. Purtroppo dare un senso profondo alle cose è molto difficile quando tutto il sistema rema contro.
D. Come spiega il crollo subito dopo la fine degli studi universitari?
R. Credo che il sistema universitario abbia una grossa lacuna nel preparare gli studenti alla realtà. Una realtà che può essere fatta anche di lavori poco gratificanti. Non prepara nel dare un senso a ciò che si fa indipendentemente dal tipo di attività svolta. Ogni ruolo, nel suo piccolo, ha un senso. Per l'università invece ha senso solo il massimo grado di eccellenza di quel mestiere. Fa sognare. E nulla è più doloroso di un sogno infranto.
D. Che ruolo ha avuto la fede nel processo di caduta e guarigione?
R. Questa esperienza ha dato il via ad un processo di ricerca durato anni e tutt'ora in corso dato che a certe domande si può tentare di dare una risposta ma mai definitiva. Ho letto testi di psicologia, di filosofia orientale, di buddismo, le sacre scritture, i testi apocrifi. Ed ho trovato un filo rosso del tutto personale, includendo anche le moderne teorie scientifiche sullo spazio-tempo e le leggi della fisica. Rigetto l'indottrinamento, il fanatismo, mi piace il pensiero critico.
D.Quali sono le figure che hanno avuto un ruolo centrale nella sua guarigione?
R. La mia psichiatra e psicologa, a cui devo preziosi insegnamenti sul funzionamento della mente umana. Il mio mentore, parroco e vecchio saggio dalla mente aperta e rivoluzionaria. E mio fratello, che con il suo aiuto accorato mi ha mostrato il significato della parola amore.
D.Qual è il ricordo più doloroso di tutto ciò che ha vissuto?
R. Credo che la cosa più terribile di tutte sia l'aver esperito il desiderio della morte, la non esistenza. È qualcosa che nessuno dovrebbe provare mai. Perché lo desideri e al contempo provi orrore per il tuo desiderio. Vorresti scappare, uscirne e non sai come fare. Va contro ogni istinto naturale.
D. E il più felice?
R. C'è stato un momento, dopo il primo risveglio, che non dimenticherò mai. Quello in cui ho danzato per presentarmi come insegnante. Finita la coreografia, in un bagno di sudore, ho guardato alle stelle e ho sentito dentro un sentimento di gratitudine mai provato prima.
D. Cosa consiglierebbe a chi si trova in situazioni simili di disagio psicologico?
R. Oggi per fortuna si è meno ghettizzati se si soffre di disturbi psicologici. La cosa essenziale è l'informazione. Capire qual è il confine tra normali stati dell'umore (la tristezza, la noia, sentimenti assolutamente normali e funzionali) e stati in cui invece si intravede un reale e costante disagio. Riuscire a intervenire prima che il vaso si rompa sarebbe l'ideale. In caso contrario è necessario chiedere aiuto, accettare le prescrizioni mediche, saper fare autocritica ed impegnarsi con costanza.
"La follia non è decifrabile da chi non l’ha vissuta in forma tragica e devastante, non è che una dimensione parallela in cui puoi vedere e toccare ciò che ad altri è precluso, un universo incondivisibile che sfugge ai più, ma non per questo meno reale, una grazia ed una maledizione".
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