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L'evoluzione della donna negli ultimi secoli nella intervista a Giorgio Carnevale

Giorgio Carnevale2Incontriamo Giorgio Carnevale al termine della prima presentazione del suo nuovo saggio intitolato Donne tra i due secoli, uno studio che analizza il mondo femminile al di fuori degli schemi mediatici che massimizzano la contrapposizione di genere.
Il saggio è il risultato di studi e approfondimenti, e di un’osservazione clinica che ha permesso di avere una percezione intima del mondo femminile.

D. Salutiamo e ringraziamo Giorgio Carnevale per il tempo che ci sta dedicando e iniziamo subito con la prima domanda che vuole essere anche una introduzione al volume, per quanti non lo avessero ancora letto. Come nasce Donne tra i due secoli e come è strutturato?
R. Il saggio nasce da una linea di ricerca che si articola dal lavoro clinico, prima di tutto, per poi integrare aspetti biologici, antropologici e culturali del vissuto femminile e maschile. Il tentativo, spero riuscito, è quello di superare con decisione la logica della contrapposizione tra maschio e femmina che vuole necessariamente mettere gli uni contro gli altri come eterni e instancabili nemici.
Attraverso un’analisi approfondita utilizzando anche indicatori statistici pubblicati dall’ISTAT, cerco di tracciare il percorso evolutivo intrapreso dalla donna tra il secolo che da poco abbiamo lasciato verso il nuovo, quello attuale.
Il saggio è strutturato in una prima parte dedicata alla teoria psicodinamica di riferimento, l’Analisi Mentale, per poi soffermarsi su alcuni cambiamenti cruciali. In primis quello della sessualità e delle abitudini sessuali per poi approfondire la tematica della procreazione, della maternità e delle “nuove” opportunità professionali. Inoltre vengono analizzati aspetti cruciali delle relazioni di coppia, della procreazione e della genitorialità.
Infine uno spazio importante che ho volutamente creato in questo lavoro, riguarda il fenomeno delle donne senza figli, poiché nelle società occidentali ma anche nei paesi in via di sviluppo è in forte ascesa.
Un capitolo viene interamente dedicato all’anoressia, una psicopatologia che investe praticamente le sole donne.

D. A chi  è rivolto?
R. Il saggio è rivolto a tutte le persone, sia uomini sia donne, che intendono avvicinarsi al mondo femminile con una specie di lente di ingrandimento, superando un approccio superficiale per capirne realmente le dinamiche psichiche meno evidenti, che spesso, come sappiamo, sono quelle che governano i comportamenti quotidiani.
Ma è anche un saggio per gli addetti ai lavori, poiché potrà fornire molti spunti interessanti nel lavoro clinico. Un collega psicologo, così come un medico, potrà apprezzare i casi clinici a sostegno di molti passaggi fondamentali di questo lavoro.
Il mondo onirico, rappresentato da sogni di pazienti in terapia, potrà approfondire ulteriormente la conoscenza del mondo femminile e le sue articolazioni mentali con quello maschile.

Giorgio Carnevale1D. Dopo "ilcinquantaduepercento. I vissuti della sessualità maschile" hai pubblicato Donne tra i due secoli, c'è un collegamento tra i due lavori?
R. I due saggi sono intimamente legati tra loro. Potrei dire, da una voce poetica e romantica, che lo sono come un uomo e una donna sprofondati nell’amore. Ne "ilcinquantaduepercento. I vissuti della sessualità maschile" la lente d’ingrandimento è rivolta sugli uomini, sulle loro fragilità e sulla difficile nuova paternità. Chi avrà la curiosità di leggerli entrambi capirà bene cosa intendo quando propongo con forza e determinazione una logica che supera la contrapposizione di genere. Non ha nessun senso pensare che le disgrazie maschili dipendono dalle fortune femminile né il suo opposto.
Sappiamo che la donna è il fulcro della vita di ognuno di noi, sia di un maschio sia di una femmina, e non siamo autorizzati a dimenticarlo. In virtù di questo, possiamo conoscere e riconoscere che la psicologia femminile è estremamente complessa e articolata e comprenderne la sua profondità aiuterà tutti a capire meglio i segreti della vita e della morte.

D. È possibile fare un confronto tra il percorso di evoluzione dell'uomo e quello della donna negli ultimi secoli? Si riscontrano punti di incontro, è possibile che percorrono o abbiano percorso strade comuni?
R. Certo, è possibile fare confronti tra i percorsi di un uomo e di una donna ed è proprio quello che ho cercato di fare nei due saggi: "ilcinquantaduepercento. I vissuti della sessualità maschile" e “Donne tra i due secoli”. Ai cambiamenti epocali, come quelli che rappresento nei due saggi, l’uomo e la donna si sono adattati in modo differente ma la conoscenza di queste differenze deve essere una risorsa per entrambi, non il motivo di contrapposizione. Quando osserviamo il comportamento di una specie animale, osserviamo sia il comportamento maschile, sia quello femminile e le interazioni tra loro. Lo stesso approccio dobbiamo utilizzarlo anche nell’osservare i comportamenti umani. Questo ce l’ha insegnato in modo inconfutabile lo zoologo Desmond Morris. Per questo motivo non ha nessun senso una logica di contrapposizione di genere. Certo, possiamo fare confronti e raffronti ma dobbiamo sempre osservare i fonemi come appartenenti a individui che navigano sulla stessa barca: quella della vita umana. Qualsiasi burrasca avrà il potere di mettere in pericolo entrambi e ogni soluzione per salvarsi dovrà essere intrapresa insieme. La fantasia di bastare a se stessi, ciò vale per una donna così come per un uomo, è una fantasia suicida, poiché non dobbiamo mai dimenticare che le nostre origini biologiche, la nostra storia e tutta l’evoluzione umana è sempre stata portata avanti da un uomo e da una donna.
Ognuno ha le sue indiscutibili differenze, proprie paure così come proprie aspirazioni. Ogni uomo dovrebbe aiutare la donna ad affrontare la vita in tutte le sue sfaccettature, così come ogni donna dovrebbe aiutare l’uomo a farlo.
Le differenze sono una risorsa infinita, poiché una specie indifferenziata cioè senza confini di genere, porterebbe ad un appiattimento patologico, cioè alla dissoluzione dell’individuo.

D. Perché si parla sempre di mondo maschile e femminile in una logica di contrapposizione?
R. È una domanda che mi spinge a fare una breve riflessione clinica. Ormai da un centinaio di anni Jung ci ha spiegato che in ogni donna è presente una componente maschile, così come in ogni uomo quella femminile (anima e animus). Dal rapporto interiore di queste due dimensioni dipenderà il personale vissuto relazionale e di coppia con l’altro sesso. Se un uomo vive un eterno conflitto con le donne, il problema non sono le donne ma il suo conflitto che non trova uno spazio elaborativo. Così le “Donne che amano troppo” di Robin Norwood, non possono pensare di essere vittime di uomini cattivi ma devono intraprendere un percorso che le aiuti a trovare una maggiore armonia interiore.
Detto ciò, è da sottolineare che il mondo mediatico così prepotente e invasivo, utilizza proprio i nostri conflitti per creare uno spettacolo che avrà, purtroppo, come unico risultato quello di esasperare i conflitti stessi.

D. Si può superare la contrapposizione di genere?
R. Se guardi un uomo e una donna per mano che passeggiano solitari, sì. Se guardi gli stessi in un tribunale, no.
Dipende dove ognuno di noi guarda. Nel lavoro clinico, ad esempio, viviamo quotidianamente nella contrapposizione di genere. Donne che odiano i propri uomini e uomini insofferenti delle proprie donne. Ma non èsolo questo che osserviamo. Il bisogno dell’altro, il senso di completezza che viviamo attraverso l’altro, ci porta a vivere le relazioni di coppia all’insegna della dipendenza e la dipendenza ha sempre come effetto collaterale il rifiuto, la repulsione. Se lavoriamo su noi stessi, sui nostri limiti e fragilità, possiamo fare un passo enorme verso il superamento di una logica di contrapposizione. Altrimenti la relazione sarà sempre governata da logiche proiettiva che ci porteranno a vedere nell’altro quello che non ci piace di noi stessi.

D. Qual è il ruolo della donna oggi?
R. È un ruolo complesso ed estremamente articolato. Una donna è vincolata alla logica procreatica e questo condiziona da sempre la sua esistenza. Ma nel nostro tempo, sia nei paesi occidentali e presto anche in quelli in via di sviluppo, dove la mortalità infantile è letteralmente crollata, una donna ha margini di manovra ampi anche nel mondo professionale come in quello relazionale. La capacità biologica-generativa della donna le permette di possedere una creatività indiscussa che quando viene investita su se stessa, potrà dare enormi soddisfazioni in ogni sfera personale così come professionale.

D. La donna tra affermazione della propria individualità e soggezione al Collettivo.
R. Come dicevo poc'anzi, la donna genera vita e di conseguenza la sua identità è da sempre assoggettata a quella del Collettivo poiché la procreazione, che piaccia o meno, è una necessità indiscussa per sostenere una specie vivente. Anche un uomo è investito nel processo procreativo, ma la numerosità della prole lo ha sempre spinto fuori dalle mura domestiche, nelle professioni e nella vita sociale. Diversamente, per una donna, la numerosità della prole l’ha sempre rinchiusa dentro le mura domestiche.
Ma oggi, nei paesi occidentali, le cose sono cambiate radicalmente. Il crollo della mortalità infantile orientativamente avvenuto a metà del secolo scorso, ha in parte liberato la donna da questo vincolo così stretto e oneroso. Se pensiamo a una donna oggi che partorisce e alleva 10 figli potrebbe apparirci come un marziano. In realtà meno di 100 anni fa era così e tra l’altro, nello stesso periodo, l’età media era sensibilmente più bassa.
Questo per dire che tutta la vita di una donna era assorbita dagli obblighi della maternità.
Oggi le cose sono differenti. In tempi in cui le necessità riproduttive sono crollate, una donna, nonostante sia sempre assoggettata dal Collettivo nella logica riproduttiva, ha ampi margini di investimento su di sé sia nel presente sia nel futuro.

D. Qual è l'identità della donna oggi?
R. Oggi una donna può fare figli e intraprendere percorsi professionali. Ma spesso trascura queste opportunità entrando in un vortice sacrificale che la rinchiude nella maternità. Come spiego nel mio lavoro esistono forme distorte di maternità che osserviamo attraverso comportamenti ipercontrollanti nei confronti dei figli. Oggi, per fortuna, la maternità non è una missione ma un’opportunità. Tante sono le donne che non hanno figli e per questo non sono meno donne delle altre. Misurare l’identità di una donna con i parametri della maternità è oggi semplicemente assurdo.

D. Quale messaggio vuole dare "Donne tra i due secoli" in particolare agli uomini?
R. Il messaggio che il libro vuole dare agli uomini è di considerare una donna nei suoi aspetti più moderni ed emancipati. Detto così potrà sembrare una banalità ma spesso si crea in coppia una specie di accordo non scritto, in cui la donna si propone come madre, come regina del focolare domestico e l’uomo àncora le proprie sicurezze in questo.
Purtroppo è un patto scellerato poichè in questo modo la donna entra nei vortici del sacrificio e quando prima, quando poi, l’uomo non la riconosce più come donna ma come madre o sorella. Non sarà più la sua donna.
Capisco che la donna di “prima” è una dimensione che può dare delle sicurezze a un uomo ma porta lentamente alla fine di qualsiasi coppia.
Oggi una donna deve investire su di sé quello che le è possibile e un uomo deve riconoscerle questa nuova opportunità.
Insieme devono crescere, conoscere il mondo nelle pieghe più nascoste ma devono rispettare entrambi le differenze che sono in primo luogo biologiche ma anche psicologiche e quindi personali.
Le sicurezze che un uomo e una donna cercano spesso di ristabilire spinti da una certa nostalgia del passato, non sono la soluzione ai propri dilemmi esistenziali.
La vita più serena a cui possiamo aspirare è determinata nella individuale capacità di sopportare il disequilibrio. La ricerca della felicità vale per quel momento non per una esistenza. La vita, lo sappiamo, è fatta di “alti e bassi” come si dice e in questo sali e scendi possiamo trovare momenti di felicità.
Viviamo in un tempo in cui i riferimenti tradizionali sono sempre più fragili. Per questo cercare affannosamente di ristabilirli, presi dalle angosce dell’ignoto è solo una perdita infinita di energie.
Un uomo e una donna devono accettare che il nostro tempo è semplicemente più avventuroso e quindi imprevedibile. Le paure e angosce di un presente mutevole e un futuro inconoscibile non possono diventare un motivo di colpevolizzazione dell’altro come causa di tutto questo. Al contrario, tutto quello che osserviamo e che ci può apparire assurdo, contiene delle enormi opportunità sia per una donna sia per un uomo e quindi anche per una coppia.

 

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