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L'uso terapeutico della metafora il nuovo saggio di Emanuela Masseria

copertina uso metafora sitoL'uso terapeutico della metafora di Emanuela Masseria nel Catalogo Ricerche e Contributi in Psicologia, è una sorta di piccolo manuale sul concetto e sugli usi della metafora in varie discipline.
In particolare si concentra sulle possibili implicazioni nella scrittura e nella fotografia.


L’approccio di base da un lato prende in considerazione aspetti analitici, legati all’ambito psicologico e psicoterapeutico, dall’altro, tecniche più esperienziali e espressive, nel tentativo di formulare un approccio integrato parziale quanto possibile, e non di meno aperto a necessarie implementazioni pratiche.

Come può essere definita la metafora? Un linguaggio figurato, una figura retorica, un modo simbolico di esprimere qualcosa o un’espressione fantasiosa e creativa dove le leggi del mondo reale si combinano con l’irreale per esplorare una parte più profonda dell’individuo? La letteratura, la filosofia sono ricche di definizioni in proposito.

Nella "Poetica" Aristotele definisce la metafora come il "trasferimento del nome di una cosa a un'altra cosa", annoverando il termine (in gr. metaphorà) tra quelli che non rientrano nell'uso corrente. Nella Retorica mostra poi l'uso e la funzione della metafora oltre che in poesia, anche nel discorso comune: le metafore piacciono perché hanno il vantaggio di produrre rapido apprendimento e conoscenza. La trattazione aristotelica è rimasta viva nella tradizione retorica attraverso Cicerone e Quintiliano, i quali riservano alla metafora una posizione centrale nell'ambito dei tropi e traslati.
A riprendere e ampliare la definizione di metafora di Aristotele fu Turbayne, il quale fece notare che la metafora non deve necessariamente essere espressa in parole ma può essere comunicata anche con dei segni. Pertanto, il quadro di un pittore o il gioco di un bambino può essere considerato espressione metaforica. Turbayne arricchì ancor più la descrizione di metafora fatta da Aristotele e asserì che la parabola, la favola, l’allegoria e il mito possono essere considerati sottogruppi della metafora. E seppure Turbayne è stato tanto innovativo nella descrizione della metafora, omette di considerare che una persona può consciamente recepire una metafora secondo il senso letterale, mentre a livello inconscio ne può recepire il significato simbolico (Philip Barker, L’uso della metafora in psicoterapia). Questa è l’ipotesi di base su cui si fonda l’impiego clinico della comunicazione metaforica.

La metafora da anni è quindi oggetto di studio della scienza cognitiva e della linguistica, e numerosi approcci terapeutici si sono interessati alla metafora come strumento di cambiamento.

"La metafora costituisce una lente di ingrandimento messa a disposizione del paziente per vedere certi aspetti vissuti con problematicità in modo amplificato e rendendo il messaggio veicolato più potente e ricco di significati diversi. Inoltre, l'uso della metafora in terapia stimola tra terapeuta e paziente il rafforzamento del canale emotivo-affettivo creando empatia e sintonia". (Brink, 1988)

"La metafora è considerata non solo un abbellimento linguistico, ma una forma di pensiero, uno strumento che permette di categorizzare le nostre esperienze. La realtà è definita in termini metaforici e le metafore incidono sul modo di percepire, di pensare, di interagire e giocano un rulo molto significativo nel determinare ciò che è reale per noi" (Lakoff e Johnson, 1998).

La metafora terapeutica, rappresenta allora uno strumento molto potente sia in psicoterapia che nei processi di cambiamento, ciò in quanto attraverso la metafora e la sua lettura è spesso possibile liberare risorse, descrivere scenari diversi, aprire nuovi percorsi possibili.
I campi di applicazione della metafora terapeutica, così come le possibili tecniche, vanno dalla terapia individuale, agli interventi con la famiglia e/o con la coppia, a tutte le situazioni di gruppo (dall’auto-aiuto, ai gruppi motivazionali, ecc.). La funzione è quella, soprattutto, di aiutare i pazienti a far emergere temi mitici, bisogni, ecc. imparando a riconoscerli/rispecchiarli in maniera efficace.
Le modalità attraverso cui tale rispecchiamento/riconoscimento può essere favorito sono diverse e molto dipendono dalla formazione e dallo “stile” del terapeuta.

Nel volume figurano spunti analitici, legati a consolidate scuole psicologiche e psicoterapeutiche, ma anche tecniche più esperienziali ed espressive tratte da diversi ambiti arteterapeutici, tra esempi pratici e proposte laboratoriali.

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