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Redazione

Come sta cambiando la comunicazione medico-paziente? Lo chiediamo a Roberta De Bellis autrice del volume "Dalla malattia al paziente"

roberta de bellisDalla  malattia al paziente di Roberta De Bellis nella collana Ricerche e contributi in Psicologia, propone un nuovo modello di comunicazione medico-paziente evidenziando come sia possibile analizzare e valutare gli aspetti comunicativi nella relazione medico-paziente. La “medicina centrata sul paziente” implica una prospettiva in cui il malato è al centro dell’attenzione ed è protagonista.


Come e perché nasce questo volume e come si svolge il colloquio clinico nel modello centrato sul paziente? Per conoscere meglio "Dalla malattia al paziente" abbiamo intervistato Roberta De Bellis.

Roberta De Bellis, nata a Taranto  nel 1975, è Psicologa clinica, Psicoterapeuta e Consulente per il Tribunale di Busto Arsizio nell’ambito del Diritto di Famiglia.
Si occupa di consulenze e perizie relative alla valutazione dell’idoneità genitoriale e dell’affiamento dei minori, del danno psicologico e stalking. Si occupa di valutazione del danno cognitivo in relazione ad alcune malattie degenerative.
Attualmente svolge privatamente la sua professione di psicoterapeuta a Gallarate (VA).
È impegnata da 5 anni nell’Associazione Filo Rosa Auser, che si occupa di prevenzione e tutela delle vittime di maltrattamento domestico.
Svolge inoltre attività formativa

D. Qual è lo scopo di questo lavoro?
R.
Lo scopo del lavoro è mirato ad ampliare la visione della relazione che intercorre tra medico e paziente incentrata prevalentemente sul concetto di malattia quindi sintomo, focalizzando l'attenzione invece sul VISSUTO, sulla PERCEZIONE della malattia da parte dello stesso paziente, unico portatore di sofferenza. Il medesimo lavoro vuole rappresentare pertanto una linea guida teorica e pratica su come articolare una comunicazione efficace tra medico e paziente orientata a cogliere i segnali di malessere legati alla personale condizione di salute; questo rappresenta un presupposto necessario per instaurare un'adeguata alleanza terapeutica che permetta anche un'adesione da parte del malato ad eventuali trattamenti di cura.

 D. Quando e come nasce questo volume?
R. Questo volume nasce sulla scia di una precedente ricerca svolta a cavallo del periodo della mia specializzazione post lauream in Psicologia Clinica e motivata dall'esigenza concettuale ed operativa di trovare adeguati strumenti comunicativi che possano essere sfruttati dagli operatori della salute ed orientati maggiormente su un modello maggiormente "centrato sul paziente".
Una relazione terapeutica efficace tra il medico e il paziente necessita ad oggi del superamento del vecchio modello incentrato sulla malattia che non tiene conto della persona nella sua totalità.


D. A chi è rivolto?
R. Il presente lavoro è sicuramente rivolto a tutti gli operatori della salute ma potrebbe essere anche rivolto a persone non addette ai lavori che in veste di pazienti si saranno trovate ad interagire almeno una volta nella loro vita con un medico. Il valutare infatti l'adeguatezza o la generica "bravura" del medesimo medico in questione dipende tanto da come lo stesso si pone a livello comunicativo con il paziente, cosa è stato in grado di trasmettergli e soprattutto COME ha trasmesso informazioni delicate come quelle relative alla personale condizione di salute.

D.Le differenze fondamentali tra il modello desease centered e il modello patient centered.
R. Il “modello centrato sulla malattia”, su cui fino ad ora si è basata gran parte della medicina tradizionale, fonda i suoi presupposti teorici e pratici sull’individuazione da parte del medico dei sintomi che un paziente manifesta, la possibile associazione causa-effetto paziente attraverso alcuni strumenti.
Il “modello centrato sul paziente” attribuisce grande importanza alla dimensione umana della relazione; è un modello che promuove il “prendersi cura della persona malata” e considera il paziente protagonista della sua salute.

D. Quando viene introdotto per la prima volta il modello incentrato sul paziente?
R. Già a partire dagli '50 Balint aveva introdotto un modello che poneva sulla persona, sottolineando l'aspetto del riduzionismo biologico che contraddistingue invece la medicina classica.

D. Quanta apertura c'è da parte del personale medico ad adottare un metodo incentrato sul paziente e non solo sulla malattia?
R. Il personale medico ad oggi sta sempre maggiormente ampliando la personale visione rendendosi conto dei limiti legati ad un modello centrato solo sulla malattia che deriva soprattutto dalla richiesta ALTRA che i pazienti pongono quando si sottopongono ad una visita medica. Gli stessi richiedono non solo trattamenti farmacologici che curino i sintomi bensì umanamente richiedono comprensione, ascolto attivo, empatia che fino ad ora non sono stati presuppositi della vecchia medicina tradizionale.

D. Analizzare il vissuto del paziente durante la visita vuol dire indagare quattro categorie cioè i sentimenti del paziente, la paura dell’essere malato; le idee e le interpretazioni relativamente a ciò che non funziona; le aspettative e i desideri riguardo a ciò che dovrebbe essere fatto e infine il contesto familiare, sociale e lavorativo. Quanto è frequente oggi un approccio di questo tipo?
R. L'approccio orientato a cogliere i segnali emotivi dei pazienti legati alla propria condizione di salute sta divenendo una condizione necessaria ed assunta sempre più in considerazione da parte del personale medico. Si può affermare che nonostante qualcuno resti fedele all'antica tradizione della medicina e quindi si limiti a somministrare farmaci passivamente non considerando l'aspetto più importante che è quello umano, il modello centrato sul paziente sta divenendo una necessità da parte dello stesso operatore della salute qualora voglia realmente aiutare e guidare il proprio paziente verso una guarigione. Non si può non sottolineare a tale proposito come il benessere psicofisico derivi da un adeguato funzionamento della mente e del corpo e come queste due entità siano interrelate tra loro.

D. Come si svolge il colloquio clinico nel modello centrato sul paziente?
R. Il colloquio orientato su un modello incentrato sul paziente prevede l'acquisizione di competenze comunicative specifiche da parte del medico atte a rilevare aspetti significativi della condizione psicologica che lo stesso paziente sta vivendo in relazione alla propria malattia. Alcuni esempi sono:
nella fase di RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI, il medico attraverso le cosiddette active listening skills, incoraggerà il paziente ad esprimere le sue preoccupazioni e il suo stato emotivo relativi alla situazione che vive; è molto utile poiché consente allo stesso di parlare del problema che ha portato in visita con il suo linguaggio.
Altresì in altri momenti del colloquio (fase della restituzione delle informazioni) metterà in atto altre strategie mirate soprattutto a stabilire un'adeguata compliance e relazione terapeutica empatica con il paziente.

D. Quali evoluzioni ha subito il modello incentrato sul paziente?
R. Il modello centrato sul paziente ha subìto nel corso degli anni evoluzioni: i medici che lo abbracciano hanno tentato di costruire e mettere in pratica i colloqui clinici focalizzando sempre più l’attenzione sul paziente piuttosto che sulla malattia.Quindi si può affermare che gradualmente ci si stia avvicinando maggiormente ad un nuova cultura della "cura" della persona, che sta divenendo il centro focale del suo stesso problema.

D. Il modello centrato sul paziente può sostituire il primo incentrato
sulla malattia?
R. L'ipotesi non prevede la sostituzione di un modello bensì l'integrazione di due modelli ugualmente indispensabili nella cura e nel trattamento di una persona portatrice di una malattia e di una annessa sofferenza psichica.

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