"Testimoni del passato. Gli anni intensi di Trieste fra psichiatria e antipsichiatria" di Gianfranco Bernes nella collana A Tu per Tu di Edizioni Psiconline, è un interessantissimo libro su Franco Basaglia, che condusse una lunga battaglia per l'abolizione dei manicomi per restituire dignità ai malati che vi erano ricoverati, e sull’esperienza di Trieste.
Pubblichiamo la recensione del volume a cura della Dott.ssa Vincenza Sollazzo, Psicologa e Psicoterapeuta autrice per Edizioni Psiconline del volume "Il sentiero del viaggio interiore. Conosciti, amati, guarisci".
Ho enormemente apprezzato per la notevole ascendenza e impatto che ha esercitato su di me la pregevole opera “Testimoni del passato” del Prof. Gianfranco Bernes, edita da Edizioni Psiconline. Infatti, leggendola, mi ha particolarmente coinvolta, oltre che documentata ed aggiornata, in merito alla evoluzione dei metodi di cura della sofferenza che affligge il malato, promuovendo notevoli ed interessanti spunti, ampliantesi rileggendola. Pertanto ritengo doveroso condividere con i potenziali lettori e quelli che hanno già letto la “Bellezza” di quest'opera affinchè, come me, possano saggiarne e gustarne le evidenti, ma anche riposte preziosità, intese come summa di insegnamenti in essa contenuti e spunti utili alla riflessione. Anche lo stile, adottato dall'autore, presenta una speciale funzione comunicativa ed in tal senso esercita un notevole richiamo. L'autore espone infatti con chiarezza cristallina e senza supponenza, ma con profondità di pensiero e sano coinvolgimento, le tematiche relative alla “umanizzazione” della cura dei malati rinchiusi nel manicomio. Il tema riguarda noi tutti, dal momento che in ognuno di noi si cela un quantum di follia, che ci apparenta ai “matti” ed al riguardo risuona attuale la nota massima di archetipica saggezza di Plauto “homo sum, humani nihil a me, alienum puto”. La riforma ed il riferimento normativo relativo all'abolizione dei manicomi riguarda tutti. A nulla infatti cale se non comprendiamo che il “matto” va curato e non recluso. Dovremmo tutti comprendere che la cura richiede una educazione interiore volta ad eliminare atteggiamenti discriminatori verso i matti e favorire la cultura della accoglienza e della tolleranza. L'autore, con il suo “mirabile dono di penna”, la sua saggia dottrina, nonché l'esperienza diretta sul campo come psichiatra e come collaboratore del noto Franco Basaglia, prende per mano il lettore, “curandosene”, conducendolo in quel luogo e quel tempo, ove il trattamento medico psicologico della sofferenza raggiunge ragguardevoli traguardi. Viene restituita al malato la dignità, curato nel luogo adatto (non il manicomio in cui rinchiudere il matto) e con l'abolizione dei noti metodi coercitivi, come per esempio l'elettroschok. Il lettore apprende in filigrana, leggendo con viva attenzione, a non nutrire diffidenza, paura e avversione verso il “matto”, ma atteggiamenti comprensivi e di collaborazione con le figure deputate a curarlo. A tal riguardo e a mo' di accorato monito e appello alla coscienza del lettore, l'autore mostra, “alzando” la sua penna, ciò che i suoi occhi hanno visto, ossia scorci e quadri di matti curati nel manicomio che stimolano il lettore, lo rendono partecipe alla vicenda, invitandolo a maturare nel proprio albergo interiore riflessioni attente, serie, profonde, composte sul tema scottante e toccante che tutti noi riguarda in un modo o nell'altro. Con tale opera prosegue quell'aspetto della riforma relativo alla sensibilizzazione delle coscienze. E l'autore, cosciente dell'asprezza e della profondità del tema, vuole allertare sì, ma non allarmare il lettore, con un “farmaco” particolare, che richiama la saggezza lucreziana. Ecco allora la scelta attenta dello stile paratattico e romanzato per accompagnare il lettore in questo itinerario, senza per questo privarlo dei documenti oggettivi che contrassegnano l'epocale e rivoluzionario passaggio relativo alla cura. Il matto non va rinchiuso e punito, ma curato e rispettato nella sua dignità e sacralità. Tutti dovremo allora leggere questa opera, pregna di insegnamenti, documenti, moniti e spunti. Comprendendo quei matti, comprendiamo “inconsciamente” il matto che è in noi, recluso, che “chiede” comprensione e libertà, perché lì si cela la nostra essenza. Ciò perchè la sofferenza, che è palese nel matto e latente in varia misura in noi tutti,al matto apparentati, presenta due registri: patimento ed iniziazione alla personale conoscenza. L'autoconoscenza ed è a tutti noto il motto ed il monito socrateo al riguardo, è la perla più preziosa di cui l'uomo possa disporre. Avviene attraverso la lettura dei codici emotivi racchiusi nella follia per accedere alla personale saggezza. Questo l'insegnamento ultimo o lo spirito che ànima l'opera, riposto in quest'opera, se viene vagliata e letta con intima adesione e opportuno discernimento e ove ci ritroviamo tutti insieme con le nostre unicità.
Dott.ssa Vincenza Sollazzo Psicologa e Psicoterapeuta
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