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I blog di Edizioni Psiconline

Gli autori, le recensioni, le novità e le informazioni sulla nostra Casa Editrice
Redazione

Edizioni Psiconline ha partecipato al Salone del Libro di Torino 2014

Salone del libro TorinoEdizioni Psiconline ha partecipato anche quest'anno al SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO di TORINO, giunto alla ventisettesima edizione, che si è concluso lunedì 12 maggio 2014.



Circa 340 mila visitatori, il 3% in più rispetto al 2013, buona percentuale di crescita anche per la nostra Casa Editrice.

[caption id="attachment_3007" align="alignright" width="221"]Ciro Pinto, Massimo Bisotti, Eleonora Capitani Ciro Pinto, Massimo Bisotti, Eleonora Capitani


[caption id="attachment_3012" align="alignleft" width="179"]Massimiliano Anzivino, Eleonora Capitani, Matteo D'Angelo Massimiliano Anzivino, Eleonora Capitani, Matteo D'Angelo


Da giovedì 8 maggio i nostri autori e il nostro Staff hanno accolto i visitatori allo STAND D14 del PADIGLIONE 1 del Salone del Libro di Torino.

Anche nel 2014 si è rinnovato l'appuntamento con il FIRMALIBRO, con i nostri autori che non si sono lasciati sfuggire la fantastica opportunità di incontrare il pubblico e firmare anche le copie acquistate dall'8 al 12 maggio:

[caption id="attachment_3008" align="alignleft" width="150"]Massimiliano Anzivino, Enrico Magni Massimiliano Anzivino, Enrico Magni


Grande interesse da parte dei visitatori per i titoli presenti nelle nostre collane A tu per Tu, Punti di Vista, Strumenti, Ricerche e Contributi...

Giornate intense, tantissimi incontri, grandi emozioni che accrescono l'amore per il nostro lavoro e ci incoraggiano a continuare così, e a dedicarci con sempre maggiore impegno alla pubblicazione di nuovi titoli, alla scoperta di nuovi autori a far diventare grande la nostra piccola Casa Editrice.

[caption id="attachment_3010" align="alignleft" width="150"]Massimo Bisotti, Rachele Magro, Rosanna Bellanich, Stefano Mosca Massimo Bisotti, Rachele Magro, Rosanna Bellanich, Stefano Mosca
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Redazione

Trovare lavoro e vivere per sempre felici di Luca P. Libanora a PescaraLavoro 2014

Trovare lavoro e vivere per sempre felici di Luca Paolo Libanora  - Edizioni Psiconline a PescaraLavoro 2014 - Sabato 17 maggio alle ore 19.00 presso la Sala Intraprendenza.


[caption id="attachment_2660" align="alignleft" width="200"]Trovare lavoro e vivere per sempre felici La copertina del volume

PescaraLavoro 2014 manifestazione organizzata dal Settore Lavoro e Formazione della Provincia di Pescara per facilitare l’incrocio domanda/offerta di lavoro,  giunta alla quinta edizione, si svolgerà nei giorni  16 e 17 maggio prossimi in Piazza della Rinascita - Pescara,  un programma davvero ricco di incontri, laboratori, seminari per orientare chi è alla ricerca del primo impiego ma anche per chi il lavoro l'ha perso, un'occasione imperdibile per informarsi su come sta cambiando il mondo del lavoro, sulle opportunità offerte ai giovani dall'apprendistato, sull'autoimprenditorialità e molto altro ancora, un luogo dove è possibile trovare consigli utili per muoversi nel mondo degli annunci di lavoro, confrontandosi con professionisti impegnati ogni giorno nella selezione di lavoratori.Luca Paolo Libanora a Pescaralavoro 2014
Il ricco programma della manifestazione prevede anche la presentazione del libro Trovare lavoro e vivere per sempre felici di Luca Paolo Libanora, edito da Edizioni Psiconline sabato 17 maggio alle 19.00 presso la Sala Intraprendenza.
Edizioni Psiconline sarà presente con il proprio Staff presso lo Stand dove sarà possibile incontrare l'autore per il FIRMACOPIE.




[caption id="attachment_2637" align="alignleft" width="307"]FIRMALIBRO con Luca Paolo Libanora FIRMALIBRO con Luca Paolo Libanora "Trovare lavoro e vivere per sempre felici"

Libanora è psicologo e imprenditore, si occupa di clinica, formazione aziendale nell'ambito delle risorse umane ha dedicato parte della sua formazione agli aspetti collegati all'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Ha creato modelli di intervento nell'ambito del recluting e della selezione del personale.
Questo libro è dedicato a tutti coloro che in questo momento stanno vivendo la difficoltà della mancanza di lavoro e dell’insoddisfazione della propria occupazione.
Il lettore troverà, oltre a consigli, “riflessioni a voce alta” fatte da chi si trova spesso dall’altra parte della barricata ad interpretare le ansie e le incertezze di chi cerca un’occupazione o vuole migliorare la sua condizione lavorativa, così come strumenti utili ma, soprattutto, l’opportunità di ampliare il campo di conoscenze per poter orientare proficuamente la ricerca e creare opportunità.
Troverà inoltre rivelati molti dei “trucchi” del mestiere di reclutatore.
Nei primi capitoli vengono riportati principi guida per orientarsi nell'attuale mercato
del lavoro, come e dove cercare, come proporsi alle aziende e come affrontare il
colloquio di selezione, come conoscere i trucchi per saper prevedere le mosse
dell'avversario (il reclutatore) insomma imparare a capire che tipo di azienda è,
cosa cerca cosa si aspetta dal  candidato lavoratore.
Una sezione molto curata è dedicata alla guida alla stesura del cv della lettera di
presentazione e soprattutto la guida al colloquio. Consigli per vincere l'ansia ed affrontare al meglio il colloquio imparando a non commettere gli errori tipici di chi cerca lavoro.
Per finire: Cogliere le opportunità dalla crisi "Cinque storie di chi l'ha fatto" e un'utilissima appendice con modelli di cv lettera di presentazione, domande consuete nell'intervista di selezione.



Luca Paolo Libanora a Pescaralavoro 2014Appuntamento quindi a PescaraLavoro 2014 con Luca Paolo Libanora, sabato 17 maggio alle 19.00


 

 

Leggi il programma della manifestazione
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Redazione

SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO 2014

Anche quest'anno Edizioni Psiconline parteciperà al SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO dall'8 al 12 maggio 2014.




Salone del libro TorinoFinalmente ci siamo, dopo settimane di preparativi, Edizioni Psiconline è pronta a partecipare alla ventisettesima edizione del SALONE INTERNAZIONALE DEL
LIBRO che si tiene da giovedì 8 a lunedì 12 maggio 2014 al Lingotto Fiere (via
Nizza 280) TORINO.
Il Salone 2014 occupa con i propri spazi espositivi quattro padiglioni di Lingotto
Fiere: l’1, 2, 3 e 5, gli orari di ingresso sono: giovedì-domenica-lunedì
dalle 10 alle 22; venerdì e sabato dalle 10 alle 23.

Lo avevamo preannunciato nei mesi scorsi, attendevamo con trepidazione questo
momento e siamo davvero entusiasti di poter partecipare anche all'edizione 2014 di
una delle più importanti manifestazioni europee dedicate ai libri e all'editoria.banner_940x198.jpg
L'entusiasmo deriva dalla passione che ha sempre contraddistinto la nostra Casa Editrice, presente dal 2005 nel mercato della piccola editoria italiana e che instancabilmente ogni anno vede crescere il proprio catalogo di testi di psicologia, psicoterapia, scienze umane, ma anche romanzi.
È un impegno importante, anche da un punto di vista finanziario, che però ci
permette di essere presenti “nel vivo” della produzione editoriale nazionale e di far
conoscere ad un pubblico vastissimo le nostre proposte editoriali.

Da giovedì 8 maggio i nostri autori e il nostro Staff edEdizioni Psiconline al Salone internazionale del libro Torino 2014itoriale accoglieranno i
visitatori allo STAND D14 del PADIGLIONE 1,  e saranno a completa
disposizione del pubblico per informarlo sulle novità e sui libri già presenti nel
catalogo 2014.
Gli autori presenti hanno dato la loro disponibilità per incontrare i lettori, parlare
con loro dei propri libri, e per il FIRMALIBRO.

Edizioni Psiconline al salone del libro torino 2014


Edizioni Psiconline al salone internazionale del libro torino 2014Vi aspettiamo numerosi, la grinta e l'entusiasmo non mancano davvero alla nostra piccola Casa Editrice che con i suoi lavori contribuisce a rendere grande la cultura libraria, componente fondamentale del patrimonio culturale del nostro Paese.
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Redazione

Un anno iniziato nel migliore dei modi

Il 2014 è davvero iniziato sotto i migliori auspici per Edizioni Psiconline, la piccola Casa Editrice che cerca concretamente di conquistare un suo spazio di qualità all'interno del panorama editoriale italiano.

1912465_10201346395854576_469345977_nDopo un 2013 davvero brillante, ricco di risultati e di successi, c'era timore, all'interno di Edizioni Psiconline, che il 2014 potesse portare, complice la grave crisi recessiva che ancora attanaglia il nostro paese, ad una contrazione della crescita che costantemente si verifica dall'anno della fondazione della piccola Casa Editrice.

Dopo tre mesi può essere fatto un primo piccolissimo e parzialissimo bilancio per cercare di comprendere se si sia modificato il trend positivo oppure se lo stesso prosegua e con quale forza propulsiva.



"Nonostante la crisi del settore che porta sempre meno lettori in libreria e rende sempre più esigui i numeri di vendita di un qualsivoglia volume - ci dice Luigi Di Giuseppe, Amministratore ed animatore di Edizioni Psiconline - il 2014 è un anno iniziato nel migliore dei modi e noi abbiamo cercato di mantenere il livello eccellente dello scorso anno, sia in quantità di pubblicazioni che in qualità del contenuto.

Certamente ci ha molto aiutato, negli scorsi due anni, il grande successo registrato da alcuni dei nostri libri ed in particolare dei volumi di Massimo Bisotti.
Il giovane autore romano, che abbiamo avuto il piacere di pubblicare sia con LA LUNA BLU che con FOTO/GRAMMI DELL'ANIMA, si è rivelato il caso letterario dell'anno e noi siamo stati felici di aver contribuito concretamente al suo successo.
Anche altri volumi, in particolare la Collana A Tu per Tu, ci hanno consentito di raggiungere brillanti risultati di vendita e ci hanno aiutato nella nostra crescita poiché, come è naturale per noi, tutto viene reinvestito nella ricerca di nuovi talenti e di nuovi volumi."

grafico2In questi tre mesi Edizioni Psiconline si è impegnata nella pubblicazione di molti nuovi libri ed infatti hanno finora raggiunto le librerie ben 12 nuovi volumi cartacei e 5 nuovi ebook con una concreta accellerazione che ha consentito di superare i 100 titoli cartacei e i 30 titoli in ebook.

Siamo stati al MODENA BUK FESTIVAL, abbiamo potenziato il nostro canale YouTube e la nostra presenza sui social network e ci prepariamo attivamente per partecipare al Salone del Libro di Torino, nel maggio prossimo.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il concreto appoggio dei nostri lettori che ci seguono con interesse e disponibilità e che sostengono anche il nostro lavoro dando fiducia ai titoli che man mano pubblichiamo.

Un grazie grandissimo deve andare anche agli Autori che sono la parte fondamentale di questo grande progetto. Senza di loro, il loro impegno, il loro entusiasmo diverrebbe difficile, in certi momenti, riuscire a trovare la forza necessaria a crescere.
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Redazione

In analisi. Diario di una ribellione - Giovanna Albi - La nostra recensione

In analisi. Diario di una ribellione di Giovanna Albi - Edizioni Psiconline nella collana A Tu per Tu dal 3 aprile in libreria e on line, è un diario psicoanalitico e come la stessa autrice afferma, il "diario di  una donna qualunque con un'esistenza ordinaria, dietro e sotto la quale si agita un’antica inquietudine interpretata sul lettino di uno psicoanalista lacaniano".






[caption id="attachment_2812" align="alignleft" width="160"]In analisi. Diario di una ribellione In analisi. Diario di una ribellione

Ma la rigidezza formale e strutturale del pensiero lacaniano non consente di esprimere l’esuberanza di una dimensione sempre nuova, quella di una donna che avverte dentro di sé un’anima in perenne movimento.
Alla fine dell'analisi, non può dirsi guarita, ma non rinnega il percorso analitico, comprende invece che l’analisi è solo un’interpretazione della vita, ma la vera partita la si gioca non sul lettino di un freddo e distaccato analista, ma a contatto con il magma incandescente della sua umanità che si riflette e si integra con il mondo.


È il viaggio doloroso di un’anima alla ricerca di se stessa che non si trova se non nell’accettazione della precarietà della condizione umana, ma su tutto trionfa l’amore come l’unico farmaco che promana dalla stessa anima del mondo.
Giulia  cerca una sua dimensione interiore, sua, tutta sua, nella quale possa esprimere la pienezza del suo essere donna, moglie e madre, ricorre quindi al diario, trentatre giorni per  fare il punto della situazione e voltare pagina. Giorni di vita ordinaria che scorrono via e che la penna cerca di imbrigliare per poter dire, verbalizzare il senso da dare alla propria esistenza.

L'Autrice si interroga su quesiti filosofico-esistenziali, destino, senso dell'esistenza, amore, morte, libertà, fede, politica, e nel suo diario-saggio-confessione, affronta tematiche più disparate: rapporto con la famiglia d'origine e quello con il padre, anzi la ricerca del padre, dal quale ha ereditato il senso della giustizia, con cui permane tuttavia un rapporto conflittuale, il rapporto con il mondo esterno, il rapporto con il proprio e (i diversi) partner sessuali, l'amicizia tra donne. Amore, sessualità, amicizia, ruoli sociali, Freud, Jung, Lacan, Seneca, Agostino.

[caption id="attachment_2814" align="alignright" width="300"]Giovanna Albi Giovanna Albi

In questo viaggio è costante il rapporto di amicizia profonda con le amiche e il ricercare la loro presenza.
Nella sua affannosa e incessante ricerca, insegue un'idea di libertà  "libera" che reca con sé l'immagine di conflittualità e di lotta.


Riflessioni sulla vita anche intesa come vita materiale, perchè la stessa autrice afferma "la vita può essere semplice e la gioia è dentro di noi... dobbiamo avere il coraggio di prenderla in mano". Ma anche sull'essere donna, moglie, madre, centrale è la figura della donna-madre, portatrice di vita che si rigenera.
Di fronte a tutto infatti l'autrice oppone il suo essere madre, colei che porta e trasmette la vita.

Guarda la scheda del volume sul sito.


Guarda la presentazione del libro sul nostro canale You Tube

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Redazione

L'uomo che correva vicino al mare di Ciro Pinto - Intervista all'autore

Edizioni Psiconline, ha intervistato Ciro Pinto autore del romanzo "L'uomo che correva vicino al mare" nella collana A Tu per Tu (256 pagine € 18,00).
Dal 20 marzo in libreria e on-line.


[caption id="attachment_2769" align="alignleft" width="240"]Ciro-Pinto-2-1024x768 Ciro Pinto

Da poco in libreria e già se ne parla. In molti lo aspettavano. Molti lo hanno richiesto diverse settimane prima della sua uscita.
Noi di Edizioni Psiconline non potevamo non rispondere alle richieste dei lettori, ci siamo affrettati ad intervistare il nostro simpatico autore per farlo conoscere meglio.
Ciro Pinto è stato davvero entusiasta del nostro invito e come potevamo deludere la sua richiesta di fare l'intervista vicino al mare?



Il nostro Mare Adriatico, che accompagna il personaggio nell'intero romanzo.
Una piccola introduzione del libro è dovuta per comprendere le domande che rivolgeremo all'autore.
Un uomo corre vicino al mare per sfuggire alla malattia, alle iatture della vita e alla morte.
La sua vita si sgretola pian piano, la sua corsa lo porta dentro i suoi ricordi, mentre la mente si sfoca e si perde nella nebbia di un precoce invecchiamento.
In questa corsa all’indietro ritrova innanzi a sé i dilemmi mai risolti: la perdita della madre quand’era ancora bambino, il ricordo del padre, abbandonato troppo frettolosamente dentro una morte improvvisa e rapida, come uno schiaffo talmente forte da ammazzare persino il dolore.1237376_10201481940002677_306385397_o
Tenta di ricostruirsi un futuro, ma l’impresa si presenta più ardua di quanto previsto e sullo sfondo una verità che non vuole accettare.
Una storia d’intima sofferenza, con riflessioni e spunti.
I temi del ricordo, della famiglia e della riflessione sulla vita molto intensi e toccanti si sviluppano attraverso luoghi e momenti diversi, seguendo la trama del romanzo.
La storia termina con la proiezione nel futuro di qualche anno, che dona alla fine una luce di speranza: la possibilità che l’umanità ha di tramandare se stessa rende possibile il perpetuarsi della vita e il superamento della morte.


Ciro Pinto è nato a Napoli nel novembre del 1953, dove tuttora risiede. Ha lavorato sempre nel settore bancario e finanziario, dove ha svolto ruoli dirigenziali e di responsabilità nazionali. Ha girato l’Italia e ha vissuto diversi anni a Firenze. Lasciato il lavoro e ritornato a Napoli, oggi si può dedicare alla passione che coltiva da sempre, scrivere. Ha pubblicato nel settembre del 2012 il suo primo romanzo: Il problema di Ivana, Edizioni Draw Up. Menzione d’onore al Premio Internazionale di Letteratura, 27ma edizione Phintia 2013. Terzo classificato, sezione editi, al Premio di Letteratura Circe, I edizione. Menzione speciale dell’Asso Artisti Nazionale nell’ambito del Premio Circe. Ha pubblicato due racconti su Storie brevi de La Feltrinelli nel 2013 e un racconto nell’antologia Crisalide, Edizioni Draw Up, Ottobre 2012, di cui ha curato l’editing ed è stato coordinatore editoriale. È inoltre autore di diverse poesie, tra cui alcune premiate e pubblicate in antologie Artemuse e Circumnavigarte.


L’uomo che correva vicino al mare si è classificato al secondo posto, nella sezione inediti, al Premio di Letteratura Circe, I edizione 2013 (primo classificato dalla Giuria dei lettori).




[caption id="attachment_2773" align="alignleft" width="140"]L'uomo che correva vicino al mare L'uomo che correva vicino al mare

Incontriamo quindi Ciro Pinto comodamente seduti sulla veranda di uno stabilimento balneare, in questa stupenda giornata di primavera. Abbiamo ordinato un gelato con tanta panna e poi un caffè, decidiamo però di proseguire la nostra conversazione passeggiando sulla spiaggia sotto il sole di marzo, ma la temperatura è davvero superiore alle medie stagionali, quasi viene voglia di tuffarsi...


D. Ringraziamo innanzitutto Ciro Pinto, perché nonostante i suoi molteplici impegni, (stanno per iniziare le presentazioni del suo romanzo in varie librerie un po' in tutta Italia), ha accettato il nostro invito. Come nasce l’idea del suo romanzo?
R. Beh, devo dire che ho scritto L’uomo che correva vicino al mare nella primavera del 2012, pochi mesi dopo aver terminato Il problema di Ivana, la mia prima opera.
Era giusto un anno che avevo lasciato il lavoro per un’opportunità di pre-pensionamento, e il mio tempo, improvvisamente libero, era stato conquistato dalla passione per la scrittura. Mi pareva di essere ringiovanito fino al punto di sentirmi un ragazzo, una sensazione davvero piacevole. Proprio per questo mi hanno colto tutte le paure che possono assalire un uomo di cinquantotto anni che vede avvicinarsi il declino. Allora ho scritto questo romanzo per esorcizzarle.


D. Il dolore del vivere, l’ineluttabilità della sofferenza e della morte, percorrono tutta la trama, ma la speranza si fa strada, anche se a fatica, nella vitalità dei personaggi che non si danno per vinti, nonostante tutto. Qual è il messaggio che vuole lasciare?
R. Non amo lanciare messaggi, anzi diffido di chi lo fa. Abbiamo già tanti falsi profeti e venditori di felicità effimere. Sono fondamentalmente un romanziere, mi piace costruire storie partendo dalla vita reale, dal quotidiano. Poi, se dalla mia narrativa si possono cogliere spunti e riflessioni ne sono felice. Sì, nonostante le tante ombre che aleggiano nella loro vita, i protagonisti della mia storia sono ricchi di vitalità. A sostenerla è proprio la speranza.
Io penso che la speranza sia l’unico patrimonio inestinguibile che esista al mondo. Ed è un bene libero da leggi di mercato: è a disposizione di tutti. Il peccato più grave sta nel non riuscire a tenere accesa questa fiammella che può farci superare ogni difficoltà o quantomeno accettarla.


D. Che cosa dà quella spinta vitale ai suoi personaggi, dove trovano il coraggio per andare avanti?
R. Nel rispetto di se stessi e nella consapevolezza della propria identità. Nel patrimonio di esperienze, di legami che arricchiscono la nostra vita si possono trovare le ragioni per andare avanti.
I miei personaggi lottano per qualcosa che dia un senso ai loro giorni. Io credo fermamente che ognuno, nei vari periodi della sua vita, debba avere una mission, che può mutare nel tempo a seconda delle diverse circostanze e delle peculiarità di ogni individuo, ma che risponde sempre a quella visione dell’esistenza che ciascuno di noi porta dentro.
Però è solo nella condivisione e nel mutuo soccorso con gli altri che ci circondano che si può trovare la forza di cercare sempre un’altra chance.


D. Il tema del mare accompagna tutto il suo romanzo. Di certo la scelta non è casuale. Che cosa rappresenta, cosa vuole significare? C’è qualcosa di autobiografico in questa scelta?
R. Come diceva Pascoli: Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni. Il cielo e il mare sono altro dalla terra, che ci è più familiare, siccome la calchiamo tutti i giorni. Ma, rispetto al cielo, il mare ci è più vicino: possiamo immergerci, sostare dinanzi a lui, o corrergli accanto. Per me il mare è catarsi, rigenerazione, ricerca interiore; non a caso nel romanzo, proprio all’inizio, si cita il gabbiano Jonathan.
Ma è anche l’elemento più vicino alla nostra natura biologica, non dimentichiamo che il nostro corpo è composto in media per il 60% di acqua.
Sicuramente di autobiografico c’è il mio amore immenso per il mare. Sono nato e ho vissuto buona parte della mia vita in una città che ad esso è indissolubilmente legata. Di sicuro le mie origini napoletane mi hanno sempre fatto sentire il mare come un ingrediente irrinunciabile della mia vita.
Spesso sulla mia barca non resisto alla tentazione di spegnere i motori e tuffarmi al largo, con gli occhi aperti. L’azzurro profondo che ti si para davanti non ha eguali. Un’esperienza imperdibile.


D. A volte i dialoghi in italiano sono intercalati a quelli in napoletano, lei è molto legato alla sua città di origine? Quale è il merito della sua città nella sua formazione artistica di scrittore?
R. Beh, come dicevo prima, sono sicuramente molto legato alla mia città, anche se ho con lei un rapporto conflittuale. In pratica la amo per la ricchezza di emozioni che offre, per la varietà delle sue voci. Napoli è per sua stessa natura una fucina inesauribile di creatività, di idee, di suggestioni.
La odio per la sua irritante abulia, per l’imperante vittimismo e per l’incapacità, o meglio, la non-volontà a risolvere i suoi atavici problemi.
Ad ogni modo, sento di non poterne fare a meno. Probabilmente porto nella mia genetica il suo marchio, come del resto ognuno porta dentro di sé la sua città.
Di Napoli forse esprimo la visceralità, i sentimenti, e forse la drammaticità.
Posso solo aggiungere che se si eccettuano pochissime poesie in vernacolo e un racconto, ancora inediti, e ovviamente gli sprazzi di vita napoletana di Giorgio, il protagonista del romanzo, non ho mai scritto, né ambientato storie nella mia città. Per me scrivere di Napoli è sempre molto difficile, si rischia di cadere in luoghi comuni e stereotipi. È troppo pregna di creatività, in ogni gesto, in ogni allocuzione del suo popolo.
Scriverne è un’impresa ardua. Ci sto provando col mio quinto romanzo, sto cercando di vederla con gli occhi di Goethe. 1441454_363217017158043_709500147_n


D. "Correre era il suo talismano mattutino, la sua risposta a tutte le angosce della vita, ogni falcata gli ridava fiducia. Al diavolo la malattia, la vecchiaia e la morte, lui era più forte di tutto". C’è un po’ di Ciro Pinto in Giorgio?
R. Tanto. Come ogni partenopeo ricorro spesso ad amuleti e ho le mie ritualità per scongiurare la sfiga, e poi amo l’attività fisica. Mi scarica, mi rilassa e mi fa sentire vivo, e qualche volta, non mi vergogno a dirlo, invincibile. Il benessere che procura, quella stanchezza salubre che ti prende dopo una fatica, sono portatori di ottimismo.
Di Giorgio ho anche la sua fissa di programmare la vita, il voler dominare e controllare ogni cosa, anche gli eventi che lo sovrastano. Mi appartengono pure la sua sensibilità e la sua tenacia.


D. Colpisce molto il legame del personaggio Giorgio Perna con la moglie Eva. Un amore che sopravvive alla morte, che sconfigge la morte. Eva rimane una presenza costante nella vita di Giorgio, come se fosse ancora in vita. Ho trovato pagine molto toccanti e commoventi, i lettori concorderanno con me.
Il tema dell’amore e del dolore per la madre prematuramente scomparsa, poi per il padre, per la moglie, per la malattia del nipote è una presenza costante. Perché nel romanzo si
associano amore e dolore? È un voler esorcizzare il dolore per la perdita o la sofferenza delle persone amate?
R. Beh, senza arrivare alla visione tragica dei nostri padri greci, ritengo però che la nostra vita sia sempre intrisa di bene e male, di gioia e di dolore. Del resto tutti i grandi temi dell’esistenza si intrecciano, sono l’uno l’altra faccia dell’altro. Nel romanzo l’amore e il dolore sono strettamente correlati perché è il tema della perdita, dell’abbandono inteso nel modo più lato, che segna le pagine del libro. Ed è proprio a una certa età che il processo naturale della vita che porta alla sua fine diventa improvvisamente reale, e prossimo. Come dicevo all’inizio, è stata proprio l’inattesa consapevolezza del declino a indurmi a scrivere la storia di Giorgio, come un outing che mi liberasse da tutte le paure.


D. Qual è il senso dell'esistenza di Giorgio, e degli altri personaggi e più in generale quale il senso del passaggio, del fugace passaggio dell’uomo su questa terra?
R. Questa è una macro domanda, di portata così universale, che è davvero difficile rispondere in poche parole. Per me, che non ho il dono della fede o, almeno, non l’ho ancora trovato, rispondere è ancora più difficile.
Parliamoci chiaro, l’uomo ha un destino davvero beffardo: è strutturato biologicamente per un tempo limitato di vita, eppure pensa, prova emozioni e sentimenti che non hanno confini temporali. Non credo nell’aldilà, credo nell’Umanità. Penso che la grande forza dell’Umanità risieda nella sua capacità di tramandarsi. Come dice David Grossman nel suo bellissimo libro: Che tu sia per me il coltello, gli antichi saggi ebrei credevano che esistesse in ogni organismo umano un ossicino, chiamato luz, indistruttibile e che ci sopravvivrà. Ecco, credo nella testimonianza, nella memoria!
Penso che ognuno di noi possa tramandare la sua umanità, attraverso un figlio, attraverso il ricordo che vive in chi gli sopravvive, attraverso tutto ciò che riesce a fare in vita. È questa davvero l’unica arma che abbiamo contro la morte.


D. Ora che il romanzo è concluso ed è in libreria, è soddisfatto del suo lavoro? C’è qualcosa che cambierebbe?
R. Sì, grazie a Edizioni Psiconline, che ha creduto in questo progetto editoriale, questa mia seconda creatura ha visto la luce. Provo una grande soddisfazione ma anche tanta apprensione, come ogni genitore che osserva i primi momenti di vita del proprio figlio.
No, non cambierei nulla, e non certo per presunzione. Penso che un romanzo, una volta terminato, a parte le rivisitazioni di revisione e di editing, non sia più manipolabile, perché è la testimonianza di suggestioni e di riflessioni, in parole povere è il frutto di una creatività, dei momenti che lo hanno generato. Penso che da subito il libro diventi un mondo a sé, altro dal suo autore; appartiene ad ognuno di noi, che lo legge e lo vive secondo le sue personalissime percezioni.


D. Quali parole userebbe per invogliare il lettore a leggere il suo romanzo. A chi si rivolge in particolare?
R. Sarei tentato di dire: Accattatevillo! come la grande Sofia Loren invitava a fare in una pubblicità di qualche anno fa.
Scherzo…
Penso che sia un romanzo che possa far vivere emozioni e far riflettere. Farci staccare solo un po’ dalla nostra corsa forsennata verso chissà che, farci restare un po’ a pensare a tutto quello che va oltre le nostre beghe quotidiane.
È una storia per tutti, per gli adulti, ma anche per i giovani.
I temi della famiglia, dell’invecchiamento, della malattia, ma anche dell’amore, dell’abnegazione, della lotta, sono temi universali che non hanno età e non la chiedono a chi li affronta.


Si potrebbe continuare per ore a conversare con Ciro Pinto, purtroppo il tempo a nostra disposizione è troppo breve, quindi dobbiamo concludere augurandoci di poterlo incontrare  di nuovo tra pochissimo tempo.


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Redazione

L'uomo che correva vicino al mare di Ciro Pinto. La nostra recensione

Dal 20 marzo in tutte le librerie "L'uomo che correva vicino al mare" di Ciro Pinto - Edizioni Psiconline nella collana A Tu per Tu (256 pagine € 18,00).
Lo abbiamo recensito per i nostri lettori


[caption id="attachment_2766" align="alignleft" width="168"]Ciro Pinto Ciro Pinto

Il gabbiano si staccò dal mare e cominciò a salire in alto con potenti battiti d’ali, a una certa quota si assestò e continuò nel volo orizzontale […]
Sotto di lui, un uomo correva con un’andatura media...

Correva lungo la battigia. Si sentiva sempre più leggero, si sentiva sempre più giovane
e il corpo gli rispondeva, gli rispondeva alla perfezione.
...



Correva e aveva sempre corso, dovunque la vita lo avesse
portato, nei suoi viaggi di lavoro e in quelli di piacere.
...
Correre era il suo talismano mattutino, la sua risposta a
tutte le angosce della vita, ogni falcata gli ridava fiducia.
Al
diavolo la malattia, la vecchiaia e la morte, lui era più forte
di tutto.




[caption id="attachment_2773" align="alignleft" width="200"]L'uomo che correva vicino al mare L'uomo che correva vicino al mare

Pochi e brevi passaggi, per introdurre il protagonista Giorgio Perna e il tema del romanzo.
Un uomo che tenta di aggrapparsi alla vita con tutte le sue forze, che cerca di rinnovare ogni giorno, quelle che per molto tempo erano state le sue abitudini di vita.
Vita trascorsa accanto alla moglie, Eva, che aveva amato profondamente: i suoi ricordi di lei parlano di trasporto, passione, tenerezza, ammirazione, di un amore che li avrebbe tenuti insieme per sempre, ma troppo prematuramente la morte di lei li divide.
Giorgio rivive una tragedia già vissuta e conosciuta troppo bene. Era ancora molto piccolo infatti, quando perse la madre, giovanissima, poi il padre morì improvvisamente.
Così dopo la morte della moglie la sua vita era proseguita, cercando di sfuggire al dolore, cercando di esorcizzarlo, continuando a fare tutto quello che faceva prima della morte di Eva, quasi non avesse consapevolezza di quanto accaduto.
Correre lo aiutava a sentirsi giovane, e il corpo che lo assecondava ancora, gli confermava che aveva ancora molto da vivere, che non tutto era perduto, che lui era più forte di tutto. Correva quando voleva ricacciare i pensieri angosciosi che spesso lo assalivano prepotentemente. Anche le ultime ore di vita della moglie aveva corso, sperando di tornare a casa e scoprire che era stato tutto un brutto sogno.
Eppure la sua vita sta cambiando, la sua vita si sta disgregando, un precoce invecchiamento sta cancellando i suoi ricordi.
Tenta allora, di ricostruirsi un futuro, di concedersi una nuova opportunità di vita,  ma nulla è più come prima e deve fare i conti con la malattia che non ha pietà di lui.
È solo davanti al suo destino, neanche l'amore e le cure della figlia, anche lei  provata a sua volta dal dolore per la malattia del suo bambino, lo aiuteranno a non piegarsi all'inesorabile.


foto(43)I temi del ricordo, della famiglia e della riflessione sulla vita, percorrono la trama del romanzo.
Ciro Pinto li ha sviluppati sapientemente in pagine toccanti, leggendo le quali il lettore non può rimanere estraneo, ma partecipa egli stesso delle vicende e dei travagli del protagonista.
L'autore alterna parti descrittive, narrative e dialogiche, perfettamente inserite nella trama. Fanno da sfondo diversi ambienti (Rimini, Bologna, Ferrara, Napoli) e il mare che accompagna il protagonista, come se nel mare, cercasse il mito dell'immortalità.
Una immortalità che a dispetto del destino infelice del personaggio, trionfa attraverso l'amore e la speranza.
L'amore (per la vita, per la moglie, per la figlia), che non farà morire la speranza nel domani.
Una nuova luce si accende infatti negli ultimi capitoli, proiettati nel futuro, e ci lascia un messaggio forte, la missione dell'uomo non si esaurisce con la sua esistenza, ma sopravvive alla morte se qualcuno ancora è pronto a riceverne l'eredità.5


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Il sentiero del viaggio interiore di Vincenza Sollazzo. La nostra recensione

Edizioni Psiconline ha pubblicato nella collana Punti di Vista "Il sentiero del viaggio interiore. Conosciti, amati, guarisciti" di Vincenza Sollazzo. (408 pagine, 26,00 Euro).


 copertina-il-sentiero-del-viaggio-interioreIl saggio si rivolge a tutti coloro che presentano il desiderio di conoscere se stessi.
È un bisogno che riguarda tutti, perché è un bisogno che nasce con l’uomo.



La sofferenza è il tema de "Il sentiero del viaggio interiore", intesa, oltre che come penoso fardello, come chiamata iniziatica o malattia creativa dell’anima e le strategie psicoterapeutiche per trasformarla e favorire il naturale percorso psicologico, le attitudini vocazionali, la “Bellezza” dell’esistenza, preclusa dai sintomi, devitalizzanti, coercitivi.
Quale motivazione, profonda e significativa, spinge un soggetto sofferente a chiedere l’aiuto dello psicologo del profondo o psicoterapeuta?
Il malessere contingente ed oppressivo di cui il soggetto è colpito ed il bisogno di autoconoscenza, presente nella sua anima ed in ognuno di noi.
Quando il malessere del presente, in particolare, diventa insopportabile, il soggetto sente di “toccare il fondo”, la sensazione di smarrimento e sgomento, quel momento di estremo disagio, fa scattare dentro di sé una spinta intensa ed irresistibile a risalire.
In quel preciso momento decide allora, irrevocabilmente, di “prendere in mano le redini della propria vita”.
Non vuole soggiacere al malessere né esserne governato.




[caption id="attachment_2639" align="alignright" width="210"]FIRMALIBRO di Vincenza Sollazzo FIRMALIBRO di Vincenza Sollazzo "Il sentiero del viaggio interiore"

Ne scaturisce un bisogno di interrogarsi sul malessere, per conoscere l’opprimente disagio, nel tentativo, comprendendolo, di esorcizzarlo.
La sofferenza psicologica turba tutte le sfere della vita dell’uomo, da quella cognitiva a quella affettiva, spirituale, relazionale.
La psicoterapia diventa quindi un viaggio, simile a quello dantesco, dove la Conoscenza si intreccia con la Cura. Lo psicoterapeuta guida questo viaggio, come l'autrice, Vincenza Sollazzo, ne "Il sentiero del viaggio interiore" guida il lettore alla scoperta della propria interiorità, ed in tal senso diventa un invito al lettore a non fermarsi di fronte ai blocchi inaccettabili, imposti dal dolore.


Vincenza Sollazzo nasce in Calabria nel 1965, si laurea in Psicologia alla “Sapienza” di Roma nel 1988 e si specializza in Psicoterapia individuale, presso l’ ISP (International School Psicologhy), nel 1994.
Prosegue la sua formazione con Masters di 2° livello su infanzia e adolescenza e partecipa a numeri corsi di aggiornamento studiando Sanscrito, Storia delle religioni, Filosofia della scienza.




[caption id="attachment_2748" align="alignleft" width="300"]Vincenza Sollazzo Vincenza Sollazzo


Dal 1986 inizia con la guida eccellente del prof. Aldo Carotenuto lo studio e l’approfondimento dell’inconscio tramite la Sincronicità e le discipline inerenti (ipnosi, meditazione, immaginazione attiva, spiritualità, epistemologia), con un approccio speculativo (scrivendo articoli specifici e divulgativi) e pragmatico, legato quest’ultimo anche all’attività di psicoterapeuta che svolge a Trento ed in provincia di Venezia, da lungo tempo.

 

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Intervista a Matteo D'Angelo. Dal BUK 2014

Edizioni Psiconline ha intervistato Matteo D'Angelo  autore di "La stella alpina e la farfalla. I riflessi dell'anima", al Modena BUK Festival 2014


[caption id="attachment_2638" align="alignleft" width="240"]Matteo D'Angelo e Roberta Sorrentino Matteo D'Angelo al BUK 2014

Incontriamo Matteo D'Angelo al Modena BUK 2014, ha appena concluso la presentazione del suo libro “La stella alpina e la farfalla, I riflessi dell'anima”.
Lo raggiungiamo al tavolo dove il pubblico si avvicenda per far firmare la propria copia, appena acquistata allo stand, le shopping bags di Edizioni Psiconline testimoniano la recente sosta allo stand per l'acquisto.



È difficile davvero avvicinarlo, perché tantissimi ammiratori affascinati dalla presentazione non lo lasciano andare via, sono curiosi, vogliono conoscere meglio Matteo D'Angelo, probabilmente perché "La stella alpina e la farfalla" lascia ai lettori tantissimi spunti di riflessione, e questa particolarità è emersa già durante la presentazione, perché è un libro che ti impone di fermarti a riflettere, ricco di spunti e di "semini" (come dice l'autore), dove i lettori stessi danno il senso ad ogni singola parola con la carica che solo il vissuto personale può dare.
Nella introduzione definisce questo libro "un manuale di sopravvivenza per giovani e meno giovani “principi” sperduti nella giungla femminile, ma che non si rassegnano a ricercare quel calesse anche solo provato". e conclude con un invito "ascoltate il vostro corpo perché esso vi comunica costantemente ciò che è meglio per voi, sentiatevi uno e riuscirete a non mentirvi".




[caption id="attachment_2633" align="alignright" width="300"]Presentazione di Presentazione di "La stella alpina e la farfalla" e incontro con il pubblico

Il tema dell'Uno e del Tutto appunto, è il filo conduttore e la ricerca incessante dell'Io. Protagonista è Marianna, coinvolta in un confronto quotidiano con gli altri e con se stessa, e alla costante ricerca di un equilibrio, convinta che tutti siamo Uno e, quindi, se miglioriamo noi stessi miglioramo gli altri. Interpreta i segni che la vita le manda, cerca in tutti modi di comprenderne il significato: sa che essi indicano la via.
C'è poi il vecchio saggio che nessuno sa chi sia, ma che ha molto da dire.
Piegato dalle fatiche e dai dolori di una vita che sentiva avergli tolto, più che dato, aveva passato la sua vita a chiedere alla vita stessa qualcosa che sentiva mancasse dentro di sé e questo gli aveva impedito di dare alla vita ciò che, invece, dentro sé aveva.
Aveva passato una vita a chiedere di ricevere e non aveva mai compreso che doveva dare ciò che aveva e smetterla di guardare ciò che non aveva. Guardava ciò di cui aveva paura e puntualmente si realizzava, non aveva capito che è dove la mente, prima e lo sguardo, poi, si posano che il corpo arriva. L’Universo realizza ciò che davvero vuoi.
Un libro profondo che fa riflettere, e impone una ulteriore lettura, perchè ogni pagina va riletta e ripensata, perché il senso ad ogni singola parola, ad ogni “semino” (come lo chiama l’autore), lo dà proprio chi legge, con la sua unicità.


L'autore è qui vicino a noi, possiamo finalmente intervistarlo




[caption id="attachment_2732" align="alignright" width="168"]1474775_10202531619640186_598913724_n Il FIRMALIBRO

D. Grazie Matteo per la tua disponibilità, ti chiediamo soltanto qualche minuto, tra poco potrai tornare al FIRMALIBRO con i tuoi lettori. Come è nata l'idea di scrivere questo libro?
R. Ho sempre scritto nella mia vita, vuoi per attività politica, vuoi per lavoro. A scuola, poi, i temi di italiano erano per me una valvola di sfogo, seppur nei limiti delle tracce fornite. Insomma, i miei pensieri sono sempre stati pubblici, sia oralmente che per iscritto. Poi, verso fine del 2012, mi sono detto: "Eppure c'è qualcosa di cui non ho mai espresso, scrivendolo, pubblicamente: non ho mai parlato di Vita.".
Ero arrivato ad un punto in cui sentivo il bisogno di condividere un mio punto di vista fino ad allora condiviso solo verbalmente con le persone con cui mi trovavo ad interloquire sull'argomento.
Sentivo il bisogno di lanciare un semino.


D. Ci hai pensato a lungo prima di scriverlo, o è stato scritto di getto quindi è il frutto di una ispirazione improvvisa? E quanto tempo hai impiegato per scriverlo?
R. L'ho scritto di getto, ho raccolto le idee e qualche spunto scritto qui e lì (tratto da qualche mia affermazione scritta via sms o via facebook) ed in un mese era pronto, ma il lavoro di "preparazione", per così dire, durava da anni.
Più di qualche persona a me vicina, nel tempo, ha dimostrato interesse per ciò che scrivevo e per come lo scrivevo e, spesso, l'invito era "dovresti scrivere un libro".
E così è stato.
I miei genitori pensavano che stessi scherzando quando risposi loro che stavo scrivendo un libro: mi vedevano scrivere freneticamente e solo l'arrivo del contratto da firmare li convinse.




[caption id="attachment_2731" align="alignright" width="210"]15974_5000590225224_1807319412_n La stella alpina e la farfalla

D. Perchè nella introduzione affermi che questo libricino è un manuale di sopravvivenza? Quale aiuto può dare ai lettori?
R. È una "mappa di segni", come dico nella prefazione: vorrei che i lettori letteralmente interloquissero con il libro in modo tale da trovare da sé stessi le risposte.
Posso dir loro (soprattutto ai maschietti) come accendere il fuoco, ma sta a loro capire se, nel determinato momento e posto in cui si trovano, possono accenderlo o, eventualmente, quali accorgimenti prendere.
Ecco perché "manuale di sopravvivenza".


D. Che cosa è possibile vedere, cogliere in questo libro?
R. La tensione. Tensione tra generi, tensione tra appartenenti dello stesso genere, tensione interiore.
La protagonista è in conflitto con se stessa e con gli altri, ma non perché sia una cattiva persona, ma perché ha intrapreso un percorso di cambiamento.
Per cominciare a camminare c'è un momento in cui devi perdere l'equilibrio, ma l'equilibrio in sé è una tensione perché per trovare l'equilibrio devi oscillare costantemente, fino a rendere l'oscillazione impercettebile. Proprio come durante un cammino.
Se poi questo cammino è interiore, beh, capirete come la tensione sia estrema...


D. Perchè la scelta di una figura femminile principale (Marianna)?
R. Lo dico nella prefazione: all'universo femminile è dedicato tutto il mio amore. A loro "pago un pegno", riconosco loro la forza generatrice della vita.
Le donne si immedesimeranno e si scontreranno con il libro per le affermazioni in esso contenute, molto più degli uomini, per questo c'è bisogno che certe affermazioni siano sostenute da una giovane donna.
E poi Marianna è la parte femminile di ogni uomo.


D. Ci puoi spiegare questo brano dal tuo libro: “Ascoltate il Vostro corpo perché esso Vi comunica costantemente ciò che è meglio per Voi, sentiateVi uno e riuscirete a non mentirVi”.
R. Sono convinto che il linguaggio del corpo sia indispensabile nella comprensione di sè. Si parla tanto dell'interpretazione del prossimo tramite il linguaggio del suo corpo, ma dell'interpretazione di se stessi quasi nessuno si interessa.
Man mano che aumenterà la comprensione di noi stessi diminuiranno le tante piccole/grandi bugie che costantemente diciamo a noi stessi. L'onestà con se stessi va di pari passo con l'onestà nei confronti del prossimo ed una incentiva l'altra.
Ecco perché "sentiatevi uno": sentiamoci una sola cosa con il prossimo e diventerà più difficile mentire a lui. E quindi a noi stessi.
Cosa c'è scritto sull'Oracolo di Delfi? "Uomo, conosci te stesso e conoscerai l'Universo e gli Dei".
Insomma, la strada da percorrere è indicata e l'indice non punta fuori da noi stessi.


D. “...aveva passato la sua Vita a chiedere alla Vita stessa qualcosa che sentiva mancasse dentro di sé e questo gli aveva impedito di dare alla Vita ciò che, invece, dentro sé aveva” parole davvero profonde quasi un monito per il lettore. Quale messaggio si cela in queste parole? E a chi è rivolto?
R. È rivolto all'ingordigia. Per me è fondamentale il concetto di "Tutto/Uno". È l'ingordigia di averi, di affetti che caricano la persona. Avere avere avere avere avere. Ma è nel Dare che si cela il Benessere. Dare dipende esclusivamente da se stessi, mentre Avere presuppone che qualcun altro ci dia, ma perché mai dovremmo pretendere qualcosa dagli altri? Dove sta scritto? Se il tentativo perenne di accumulo ha portato l'Umanità nelle condizioni attuali, non è che magari è sbagliato qualcosa alla base? Ecco, per me è nel rapporto con gli altri che dobbiamo cambiare approccio.
Bisogna invertire la direzione delle forze: non per (tentare di) prendere, ma per dare.
Se tutti dessimo, tutti riceveremmo.


D. Marianna, il vecchio Saggio, due personaggi diversi, si intravedono speranza, fiducia, amore per la vita nelle parole di Marianna,  tristezza, delusione, angoscia nel saggio. Quali spunti di riflessione lasciano al lettore?
R. Vero ciò che nelle due figure si intravede, ma alla fine è il Vecchio Saggio che aiuta Marianna. Leggendo il libro il lettore deve tenere sempre presente il concetto di Unità. Nulla è in contrapposizione, nulla è diverso, nulla è altro (o altrove), ma è tutto Uno.
Il libro è un semino: quando piantate un seme mica andate a vedere di quali cellule è composto, lo sapete che è composto da miliardi di cellule diverse e con funzioni diverse, ma l'unica cosa che a voi interessa è che il seme germogli e che, poi, la pianta dia i suoi frutti.
Tutto è Uno: voi con me, io con il libro, il libro con i suoi personaggi, i personaggi con voi.
Non facciamo forse tutti parte di qualcosa di più grande?1489082_207964792722620_1999871519_n


Ti ringraziamo per questa intervista che sicuramente non lascerà indifferenti i nostri lettori. Come il tuo libro che lascia un "seme" in chi lo legge. Un libro che fa molto riflettere, una guida per chi ha intrapreso un percorso di cambiamento e di crescita interiore.


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Redazione

Come in un film, al BUK 2014. Intervista ad Eleonora Capitani

Eleonora Capitani ha presentato "Come in un film. Il cinema come mezzo di espressione di sé" tra le novità di Edizioni Psiconline al Modena BUK 2014.


[caption id="attachment_2716" align="alignleft" width="143"]Eleonora Capitani Eleonora Capitani

Un percorso di autoconoscenza, di consapevolezza e di trasformazione interiore. Nel laboratorio descritto nel suo libro, ogni partecipante ha la possibilità di costruire gradualmente il proprio personaggio, utilizzando la scrittura creativa come mezzo di espressione di sé, condividendo poi con gli altri le proprie emozioni e i propri vissuti nei gruppi di condivisione regolarmente svolti alla fine di ogni sessione, per poi giungere infine alla messa in scena dei lavori svolti.


Eleonora Capitani, laureata in Psicologia clinica e della salute, ha condotto corsi di meditazione e gestito gruppi di condivisione.
Ha frequentato il corso di Regia Cinematografica presso la SNCI e il corso di Sceneggiatura presso CinEuropa.
Ha partecipato a vari cortometraggi come aiuto regista e segretaria di edizione e ha scritto soggetti e sceneggiature per cortometraggi e lungometraggi.
Abbiamo incontrato l'autrice a conclusione della sua presentazione, nel salone affollatissimo del BUK di Modena, ma è stata una impresa ardua, perchè il laboratorio proposto nel suo libro ha affascinato moltissimo il pubblico presente, che malvolentireri ci ha concesso di prendere la parola per intervistare la nostra autrice, sottraendola per un po' alla sua curiosità, al suo affetto e al FIRMALIBRO.




[caption id="attachment_2635" align="alignright" width="300"]Eleonora CApitani Eleonora Capitani al Modena BUK 2014

D. Innanzitutto grazie Eleonora per il tempo che ci stai dedicando, nonostante tu debba intrattenerti con il tuo pubblico che non vuole farsi sfuggire questa fantastica occasione di parlare con te del tuo libro, cercheremo di concentrare in poche domande la nostra intervista.
Come nasce il progetto di Come in un film, che unisce le tue grandi passioni: la psicologia, il cinema, la meditazione?

R. L’idea di elaborare il corso descritto in questo libro è nata in primo luogo da un’esperienza che ho avuto durante un tirocinio formativo per l’abilitazione alla professione di psicologo.
Stavo seguendo Anna e un giorno mi è venuto in mente di chiederle di raccontarmi la sua vita, così da poterne un giorno fare un film. Abbiamo iniziato il lavoro quasi per gioco.
Immaginare insieme il film della sua vita è stata per Anna un’esperienza importante: mi ha detto molte volte che è stato per lei un po' come se il suo pesante bagaglio di ricordi si fosse alleggerito.
Dopo questa esperienza ho pensato che tutti noi in realtà ci portiamo dietro un bagaglio di vissuti  chi più e chi meno pesante, e a tutti noi può far bene alleggerirsi un po', lasciandosi aiutare da qualcuno che possa condividere con noi il peso di questo bagaglio.
Ho anche pensato che normalmente, in contesti quotidiani non è facile fermarsi a riflettere su se stessi e trovare la modalità giusta per condividere le proprie esperienze e dare un senso alla continuità del nostro essere, quindi l’idea è stata quella di creare uno spazio appositamente dedicato all’espressione profonda di sé, utilizzando e integrando le mie conoscenze.
Io sono psicologa clinica e della salute e mi sono laureata con una tesi dal titolo: "La meditazione come metodologia d'approccio all'unità mente-corpo".
Ritengo che la meditazione sia uno strumento fondamentale per  familiarizzare con la nostra mente, per conoscerci meglio; non è evasione o fuga, tutt'altro, consiste nell'essere completamente onesti con noi stessi, aiuta a vedere dentro di noi con maggiore chiarezza e più in profondità.
Inoltre favorisce il rilassamento e migliora il benessere psico-fisico.
Il cinema è sempre stata una mia grande passione: fin da piccola amavo guardare film e io stessa scrivevo poesie evocative di immagini, che mi sarebbe piaciuto un giorno vedere su un grande schermo.
Ho avuto quindi l'idea di integrare in questo progetto anche le conoscenze che ho acquisito in corsi di sceneggiatura e di regia cinematografica, perchè sono convinta  che le tecniche cinematografiche possano essere un valido ausilio in un percorso di autoconoscenza se si pone  l'accento sul processo creativo, più che sul prodotto artistico finale.
Lo scopo principale di questo progetto è quindi quello di fornire strumenti e applicarli per contribuire allo sviluppo delle capacità immaginative, espressive e creative dei partecipanti e adesso anche dei lettori!




[caption id="attachment_2717" align="alignleft" width="200"]copertina-come-in-un-film-x-sito Copertina di "Come in un film"


D. Quale metodologia hai usato nel corso descritto in questo libro?
R. La metodologia che ho pensato di utilizzare in questo corso è una metodologia a carattere pratico-esperenziale.
Si parte da un’introduzione teorica generale su come si realizza un prodotto audio-video, a partire dall’idea iniziale fino alla messa in scena, ponendo molta attenzione, durante i vari passaggi, alla costruzione psicologica dei personaggi; si utilizzano esercitazioni pratiche in cui ogni partecipante costruisce il proprio personaggio; si fanno poi gruppi di condivisione sulle esperienze pratiche effettuate e sui relativi vissuti emotivi associati.
Per finire c’è la realizzazione di un cortometraggio in cui si mettono in scena i lavori prodotti durante il corso.
Come dicevo, lo scopo principale di questo progetto è essenzialmente quello di fornire strumenti e applicarli per contribuire allo sviluppo delle capacità immaginative, espressive e creative dei partecipanti.
I partecipanti di questo corso hanno avuto la possibilità di mettersi in gioco in prima persona per realizzare un prodotto audio-video completo in cui hanno potuto esprimere simbolicamente parti di sé difficilmente esprimibili solo con le parole.
Come ho scritto nel libro:
"Questo non è un corso per diventare sceneggiatori, ma per utilizzare la tecnica utilizzata per la sceneggiatura per esplorare noi stessi più in profondità ed esprimere parti di noi difficilmente esprimibili nella vita di tutti i giorni".

D. All'interno del libro ricorrono spesso questi  termini, che tra l'altro danno anche il titolo ad un  capitolo: il tempo e le emozioni. Che cosa rappresentano il tempo e le emozioni?
R. Penso che l’arte cinematografica sia intimamente collegata con il tempo, con il nostro essere nel tempo e la nostra percezione del tempo.
Possiamo nel cinema manipolare il tempo, cambiare la realtà delle cose, controllarle.
Questo non è qualcosa che possiamo fare facilmente nella realtà quotidiana, ma è qualcosa che possiamo fare concretamente e sempre nel nostro mondo interiore, possiamo diventare i registi della nostra mente, scrivere e riscrivere le nostre storie, prenderne il controllo, dar loro un significato profondo.
Sappiamo tutti che la nostra percezione del tempo cambia anche in base al nostro stato emotivo, delle volte il tempo sembra volare, altre invece non passa mai. Noi possiamo imparare a gestire e ad utilizzare il tempo soggettivo per il nostro star bene.
Passando adesso alle emozioni, possiamo notare che i termini “emozione”, “emotivo”, “emotività” compaiono spesso nei nostri discorsi.
Ciascuno di noi avverte le emozioni come qualcosa che ha un ruolo importante nella propria vita.
Le emozioni spesso determinano il modo di vedere la realtà, di vivere molte delle nostre esperienze.
Nel corso descritto in questo libro il primo passo nel lavoro con le emozioni è riconoscerle nel momento in cui affiorano.
Tutti noi possiamo imparare ad entrare sempre più in contatto con la nostra vita emotiva.
Tuttavia dobbiamo essere consapevoli del fatto che prima di poter entrare in un luogo di pace dobbiamo necessariamente entrare in contatto con le nostre emozioni, in particolare con la nostra sofferenza, dobbiamo provare ad abbracciarla ed a sostenerla.
La nostra sofferenza non scompare quando ne diventiamo consapevoli, ma cambia il nostro modo di rapportarci ad essa, cambia ciò che pensiamo, ciò che proviamo e ciò che facciamo di fronte a questa sofferenza.
Iniziamo a non aggiungere più sofferenza alla sofferenza.
Senza una consapevolezza della natura più intima di noi stessi continuiamo ad agire in base ai nostri vecchi schemi mentali e a ricreare sempre le stesse sofferenze.
Possiamo imparare a non giudicare le nostre emozioni, ma ad accettare ciò che è in noi.
Possiamo anche gradualmente imparare ad essere presenti alla nostra vita interiore senza giudicarla.
Fintanto che non riusciamo ad entrare in contatto con le nostre emozioni, esse continueranno ad avere il controllo della nostra vita.
Sono profondamente convinta che la responsabilità di iniziare un processo di trasformazione interiore, di crescita personale sia nelle mani di ognuno di noi, abbiamo tutti la possibilità di farlo, basta solo scegliere gli strumenti giusti.
Lavorando sul tempo e le emozioni abbiamo ripercorso l'intero arco della vita con gli occhi della consapevolezza.
Ad esempio,  per quanto riguarda il passato, se ci sono dei nodi che ci tengono ancora legati, rivivendoli, ascoltandoli, consolando le parti di noi che hanno bisogno del nostro sostegno, riusciamo più facilmente a scioglierli e a lasciarli andare, liberandoci.
Come diceva una grande poetessa russa: Anna Akmatova, l’uomo con l’infanzia nutre tutto il suo potenziale creativo, tutta l’attività creativa del periodo adulto.
L’infanzia è un periodo della vita ricco di immaginazione e creatività, spesso però nel corso degli anni perdiamo il contatto con questa parte di noi, ce ne dimentichiamo, lasciando che giaccia addormentata nelle profondità di noi stessi, ricoperta di polvere.
Con l'esercizio descritto in questo libro proviamo a riprendere il contatto con la nostra infanzia, con questa parte di noi spesso dimenticata o perlomeno trascurata, a cui non diamo più tanta importanza.
L’esercizio sul presente si propone invece di aumentare la nostra consapevolezza delle risorse che possediamo nel momento presente.
Il tempo presente è il qui e ora, è il tempo in cui dimorano tutte le nostre risorse e potenzialità.
Difficilmente riusciamo a stare veramente nel presente, troppe cose ci distraggono, ricordi del passato, progetti futuri e molti altri fattori fanno sì che non riusciamo a vivere questo tempo pienamente e profondamente.
Il futuro è il tempo in cui si realizzano i nostri progetti.
Il tempo in cui i semi che abbiamo piantato ora, qui nel presente, sbocceranno e daranno i loro frutti permettendoci di uscire dalle gabbie che spesso noi stessi ci siamo creati nel corso della vita.
Infine, per mettere insieme i tre tempi c'è un esercizio che riguarda tutto l’arco della vita, basato sul recupero dalla memoria dei momenti significativi.
In questo esercizio è possibile ripercorrere tutta la vita come se fosse un sentiero che parte dalla nascita ed arriva fino ad oggi, questo è utile per dare continuità e significato alle nostre esperienze.

D. Un altro capitolo è incentrato sul personaggio e sulla crescita del personaggio. In che modo, lavorare sul personaggio aiuta il lavoro sulla persona?
R. Lavorando sul personaggio siamo più liberi dalle difese psicologiche che potrebbero ostacolare un percorso di autoconoscenza se si lavorasse nello stesso modo sulla persona.
Lavorare sul personaggio favorisce una certa distanza che aiuta ad essere più obiettivi e a fare maggiore chiarezza in noi favorendo la crescita personale.
In genere nei film la crescita ha a che fare con la reazione del personaggio ad un conflitto in cui è coinvolto.
Un personaggio può crescere facendo la scelta corretta, così come anche facendo la scelta sbagliata.
Inoltre un personaggio deve avere un obiettivo, da raggiungere.
L’obiettivo in un film è di solito legato ad un bisogno interiore del protagonista che cerca in qualche modo di soddisfare superando degli ostacoli che si trova di fronte nel suo percorso.
Attreverso alcuni esercizi possiamo individuare i bisogni del nostro personaggio, che può essere una proiezione della persona o anche solamente una proiezione di una parte della persona a cui vuole dar voce.
Una volta individuati questi bisogni possiamo definire l'obiettivo che il personaggio vuole raggiungere e gli ostacoli che sono sul suo cammino, per giungere infine al superamente di questi ostacoli.15104_10203241469784498_1097551703_n

D. Quello che hanno in comune la psicologia e la cinematografia è il racconto. Quanto è importante il racconto nella vita di ognuno di noi?
R. Come dicevo, sono profondamente convinta che la responsabilità di iniziare un processo di trasformazione interiore, di crescita personale sia nelle mani di ognuno di noi, e penso che possiamo iniziare questo processo proprio raccontando la nostra storia, possiamo così a poco a poco integrare tutte le parti di noi stessi e vivere la vita più profondamente.
In un racconto è possibile mettere un intero mondo interiore, storie, emozioni, sensazioni.
L'importanza del racconto si può evincere anche dalle parole di una persona con cui ho fatto questo percorso seguendola individualmente via Skype:
"Cercavo qualcosa che avesse un inizio, una fine e una concretezza. Cercavo una chiave, una piccola crepa nel guscio e nelle convinzioni che mi ero creata e dentro le quali, alla fine, non mi sentivo nè a mio agio nè a casa".
"Questa esperienza è stata come accendere dei cartelli stradali. Alla fine ho trovato una direzione e ho scoperto che il labirinto mi riportava a casa. Una casa mentale ed emotiva, che non riuscivo mai ad afferrare".
"È stato divertente cimentarsi nella scrittura di un film. Avevo bisogno di qualcosa che mi permettesse non solo di buttare fuori pensieri ed emozioni, ma anche che mi aiutasse a vedere e focalizzare. Avevo bisogno di dargli una forma.
La storia che ne è venuta fuori non è un racconto un po' folle figlio dell’analisi di paure e frustrazioni, ma il frutto di un’osservazione di se stessi fatta con amore.
Ho visto tanti film, e siamo tutti delle grandi case di produzione cinematografiche dentro di noi, per una volta mi sono presa cura di uno di questi miei film e dentro ci ho scoperto, come Alice, il mio paese delle meraviglie".
"Non è che ci sono effetti speciali miracolosi che possono risolvere problemi e situazioni, ma possiamo quotidianamente dare un senso a quello che facciamo e prendercene cura con amore.  Questo sì.
Siamo tutti seduti sopra dei tesori che non vediamo. Ed è davvero un peccato non prendere una torcia ed avventurarsi per andarli a cercare.
Adesso ho la torcia e sono partita all’avventura.
Augurami buon viaggio".
Francesca
Così come l'ho augurato a Francesca, auguro di cuore buon viaggio a tutti i lettori!


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Intervista a Luca Paolo Libanora autore di "Trovare lavoro e vivere per sempre felici" dal Modena BUK 2014

Sabato 22 febbraio al Modena BUK 2014, Luca Paolo Libanora, ha presentato il suo  "Trovare lavoro e vivere per sempre felici" .


[caption id="attachment_2637" align="alignleft" width="300"]FIRMALIBRO con Luca Paolo Libanora Luca Paolo Libanora "Trovare lavoro e vivere per sempre felici"

Salone affollatissimo, pubblico in fermento, l'argomento trattato è sicuramente di attualità, molto, molto sentito e vissuto da molti presenti in sala, che già prima dell'inizio si sono avvicinati curiosi a sbirciare un po' tra le righe del volume cercando qualche spunto per il dibattito, alcuni l'avevano già comprato.



Una breve introduzione del nostro autore è dovuta: Libanora è psicologo e imprenditore, si occupa di clinica, formazione aziendale nell'ambito delle risorse umane ha dedicato parte della sua formazione agli aspetti collegati all'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Ha creato modelli di intervento nell'ambito del recluting e della selezione del personale.


Il mondo del lavoro è cambiato rapidamente riscrivendo le regole di ricerca di occupazione, i canali informali che sono difficile da intercettare.
Le offerte di lavoro, sempre meno vengono veicolate per i canali tradizionali perdendosi attraverso tanti canali informali che sono difficili da intercettare.
Il libro suggerisce come sfruttare i canali meno conosciuti per orientare in modo vantaggioso la propria ricerca consentendo a chi si appresta ad offrire la sua candidatura una quantità enorme di informazioni che può sfruttare a proprio vantaggio. Vengono inoltre toccati aspetti difficilmente trattati nella letteratura specialistica su come affrontare l'ingresso lavorativo, creare legami stabili con colleghi e superiori per essere in grado di superare le normali difficoltà.
Nei primi capitoli vengono riportati principi guida per orientarsi nell'attuale mercato del lavoro, come e dove cercare, come proporsi alle aziende e come affrontare il colloquio di selezione, come conoscere i trucchi per saper prevedere le mosse dell'avversario (il reclutatore) insomma imparare a capire che tipo di azienda è, cosa cerca cosa si aspetta dal  candidato lavoratore.
Una sezione molto curata è dedicata alla guida alla stesura del cv della lettera di presentazione e soprattutto la guida al colloquio. Consigli per vincere l'ansia ed affrontare al meglio il colloquio imparando a non commettere gli errori tipici di chi cerca lavoro.
Per finire: "Cogliere le opportunità dalla crisi" Cinque storie di chi l'ha fatto e un'utilissima appendice con modelli di cv lettera di presentazione, domande consuete nell'intervista di selezione.
Ma a questo punto è meglio dare la parola a Luca Paolo Libanora.


D. Perché ha sentito l'esigenza di scrivere questo libro?
R. La storia di questo libro è un po’ la sintesi dei passaggi della mia attività professionale: sin da quando mi è stato chiesto di dedicarmi al sostegno psicologico di persone che vivono la difficoltà della mancanza di lavoro, mi sono reso conto che un supporto terapeutico non era la risposta migliore per persone che vivevano spesso un dramma personale e familiare, oltre che economico. Insomma è necessario dare alle persone risposte pratiche: aiutarle a rientrare nel mercato del lavoro e sicuramente fornire loro strumenti efficaci che consentano di riformulare un progetto di vita. Spesso, infatti, molti vedendo appassire i loro progetti lavorativi temono di non avere più un futuro personale. Oppure i più giovani non riescono neppure a formulare un futuro lavorativo e di vita faticando a muoversi nell’incertezza del mercato del lavoro, della formazione formale e delle scelte che devono fare. La consapevolezza che il corso degli eventi può invertirsi è un processo terapeutico più efficace di qualunque altro.
Così, abbiamo iniziato ad inserire in tutte le attività (formazione, bilancio delle competenze, orientamento professionale…) dei training per insegnare a orientarsi efficacemente nel mercato del lavoro, conoscendone tutte le dinamiche, i canali meno conosciuti, i processi di recruiting e selezione. Insegniamo a rintracciare le opportunità, a sfruttare le debolezze di reclutatori non particolarmente competenti, ad affrontare i colloqui di selezione... Inizialmente abbiamo creato una piccola dispensa per fornire un supporto cartaceo che, anche su consiglio degli stessi corsisti, si è mano a mano arricchito di contenuti e strumenti. Il libro, pertanto, riporta i contenuti del training che ha consentito a molte persone, e consente tutt’ora, di ottenere un’occupazione coerente con le loro aspettative di vita proprio sfruttando le criticità del mercato del lavoro.


D. Quali sono le novità del suo libro rispetto ai manuali di consigli e dritte per cercare un lavoro?
R. Nel redigerlo abbiamo seguito due principi, proprio perché abbiamo voluto che rappresentasse una novità: il primo è quello di fare in modo che il lettore riesca a porsi dall’altra parte della barricata, vale a dire dalla parte di chi gestisce il processo di reclutamento e selezione, di chi ha – in pratica – lo scettro per decidere se accettare o meno una candidatura in base alle caratteristiche del candidato e della mansione da ricoprire. Questo per farne comprendere gli aspetti più intriganti e potersi orientare anche sfruttando le debolezze ed i paradossi del sistema. Sin dall’inizio, infatti, abbiamo scelto di non andare “a testa bassa” contro i meccanismi talvolta paradossali del mercato ma, al contrario, di studiarli e sfruttarli a vantaggio di chi cerca un’occupazione. Nella maggior parte dei casi, infatti, la selezione del personale viene svolta da persone che non hanno competenze e formazione specifiche e pertanto si affidano a meccanismi stereotipici ed emotivi che possono essere facilmente aggirati, conoscendoli. Quindi la novità sostanziale è quella di svelare un po’ i “trucchi del mestiere”. La seconda novità risiede proprio nel fatto che abbiamo cercato di inserire elementi originali, cioè che non derivano da letteratura più o meno specialistica, ma dall’esperienza quotidiana del nostro lavoro e dall’osservazione dei meccanismi e le dinamiche più implicite delle organizzazioni e delle aziende.
L’idea stessa del libro, comunque, pensiamo sia innovativa: il fatto di pensare all’incontro domanda-offerta come un matrimonio (da qui il titolo, e la prima copertina della dispensa auto-prodotta) illustra bene la visione che ribalta l’idea che tutti hanno del fatto che “vince il candidato migliore”. Non è così: tutti noi possiamo essere attratti da un uomo o una donna affascinanti ma poi finiamo per sposare non chi ci ha inizialmente sedotto, ma chi è riuscito anche a persuaderci che era il “candidato” più coerente con le nostre aspettative di chi dovrà condividere la nostra vita. Le persone, quando cercano lavoro, sono troppo preoccupate di sedurre i loro valutatori e troppo poco di persuaderli. Si aspettano così “proposte di matrimonio” che inevitabilmente non arrivano, semplicemente (ad esempio) rendendo attraente il loro c.v. Poi, se le persone non si conoscono bene, i matrimoni sono purtroppo destinati a fallire, esattamente come i rapporti di lavoro, causando sofferenze in entrambi i casi…




[caption id="attachment_2660" align="alignright" width="200"]La copertina del volume La copertina del volume

D. È cambiata la tipologia di chi oggi cerca un lavoro rispetto ad esempio a 15-20 anni fa? Chi si mette oggi alla ricerca di un lavoro conosce meglio la realtà circostante, il mondo del lavoro, è più preparato rispetto a chi lo cercava 15-20 anni fa o al contrario è disorientato e non sa bene come cercare e dove cercare?
R. Con una battuta potrei dirle che 20 anni fa il lavoro non occorreva, probabilmente, neppure cercarlo. Il contesto economico, sociale e culturale era senz’altro diverso, l’economia non era globalizzata e tecnologicizzata come quella attuale e il modello più efficace era quello della micro impresa, che aveva caratterizzato il secondo boom economico localizzato specialmente nel Nord-Est italiano, dove fra l’altro opero. Posso senz’altro dirle che è cambiata molto (e sta cambiando velocemente) non solo rispetto a quell’epoca ma anche rispetto ad epoche molto più recenti. Basterà dire che, per quanto il libro sia stato scritto abbastanza velocemente, ho dovuto più volte modificare cifre e concetti per rincorrere i cambiamenti. Un dato può esemplificare questo passaggio: nel piccolo territorio dove lavoro e risiedo, all’estremo Nord del Veneto, non moltissimi anni fa (parliamo di 6-7 anni) il tasso di disoccupazione era il 3,7%, vale a dire inferiore addirittura al tasso fisiologico del 4% (per definizione quello che riguarda le persone che si iscrivevano ai centri di collocamento in attesa di trovare una nuova occupazione). Oggi i numeri parlano di cifre decuplicate, addirittura oltre il 40% per alcune categorie di lavoratori.
I numeri, però, non raccontano una realtà ancora più drammatica: quella di un modello, quelle delle PMI, che non resiste alla globalizzazione, di un’industria che non è in grado di offrire forza lavoro e, al contrario, sta pensando a una seconda fase di delocalizzazione, di interi distretti (nella mia zona quello dell’occhiale, del mobile, della sedia, della coltelleria…) in crisi profonda se non, in qualche caso, spazzati via in pochi anni.
Ma se la sua domanda è: “come sono cambiate le persone, anche nelle dimensioni implicite e nei comportamenti?” le posso dire che noto un atteggiamento fatalistico e arrendevole che a volte è frutto del disorientamento, a volte nel disinvestimento nel valore del lavoro che, a causa di passaggi politici ed economici, è (come notava Dubin ancora molti anni fa) sempre meno il veicolo per ottenere una gratificazione personale, ancora prima che economica.
Troppe persone si limitano a mandare curricula generici ed attendere una telefonata che non arriva mai, poche quelle che investono in nuovi percorsi formativi o che superano le incertezze di una nuova carriera lavorativa. In pratica, mi sembra che il mondo del lavoro sia cambiato così velocemente che le persone si trovano senza strumenti efficaci e troppo spesso si trovano a subire quella che non chiamerei più “crisi”, ma cambiamento strutturale, che ha cambiato profondamente gli atteggiamenti delle persone, prima ancora dei comportamenti. Molte persone non sono più disposte a lottare per investire nel loro futuro lavorativo, come accadeva fino alla generazione precedente, figlia o nipote del boom del dopoguerra, perché la realtà che le circonda è l’unica che conoscono, ed è una realtà che non premia l’impegno personale, che invita a “sopravvivere” perché il successo è affidato a dimensioni evanescenti (come la fortuna o ciò che fanno gli altri) che non sono predeterminabili.


D. Nella difficile fase della ricerca di un lavoro, ci troviamo spesso di fronte a richieste di personale non ben definite o a pretese esagerate tipo "segretaria laureata in economia e commercio”, “esperta di paghe e contributi”, conoscenza di due lingue straniere di cui inglese fluente, conoscenza di programmi gestionali specifici, esperienza fatturazione bollettazione... non c'è in questo caso confusione di mansioni? Richieste esagerate per la posizione?
R. Dipende dalla posizione. In linea generale, però, posso dire che spesso l’organizzazione non è in grado di descrivere efficacemente la mansione che il candidato deve ricoprire, questo è un lavoro molto complesso – che richiede competenze specifiche – e che precede il reclutamento. Prima della selezione, infatti, passiamo molto tempo in azienda per la cosiddetta “analisi della domanda”. In realtà tutte le aziende, in questo momento, sono fortemente sottodimensionate per cui si richiede alle persone di essere trasversali, perché devono agire mansioni che spesso sono ai margini, o li superano, del loro ruolo professionale.
Per questo insistiamo molto perché i candidati investano nelle competenze trasversali, quelle che già secondo Novara e Serchielli sono i veicoli più efficaci per rendersi utili in più contesti (visto che nelle organizzazioni ci sentiamo costantemente rispondere che “nessuno è indispensabile, neppure il titolare…”). Le competenze trasversali forse non consentono di trovare lavoro, ma sicuramente di mantenerlo. Se l’azienda deve ridimensionarsi, infatti (evento tutt’altro che inconsueto, oggi) più difficilmente rinuncerà ad un lavoratore che si è reso utile in più ruoli o mansioni, perché dovrebbe essere sostituito con un lavoratore altrettanto trasversale o, in alternativa, con altrettanti lavoratori competenti in ciascuna di quelle mansioni.


D. Perchè le aziende non investono nella fase di selezione del personale accontentandosi di adottare metodi non proprio professionali? Per esempio basandosi sull'esperienza del candidato…
R. Usano metodi poco professionali solo apparentemente per vincoli economici: non conoscendo le criticità del processo di reclutamento si affidano a risorse interne o allo stesso titolare, persone che generalmente fanno altri mestieri. Questo accade quasi sempre nelle PMI, ma anche se nell’immaginario il posto di lavoro ideale è nella grande impresa va detto che, in realtà, la probabilità di essere impiegati in una piccola, media o micro impresa è ben maggiore, visto la diffusione di questo modello nel territorio italiano. Nelle piccole aziende non vi sono generalmente competenze e strumenti adeguati alla criticità dei processi e non si è in grado di quantificare il danno economico di un insuccesso sul medio e breve periodo. Il lavoratore che non corrisponde alle aspettative dell’organizzazione è un lavoratore poco efficace con un contratto psicologico uguale o inferiore a quello normativo, che medita l’uscita dall’azienda e quando lo fa, la costringe ad un nuovo reclutamento, ad una nuova socializzazione, all’erogazione di nuova formazione, senza contare che le conoscenze acquisite le va poi a riportare ai concorrenti diretti... Secondo alcuni osservatori questo costa alle aziende fino al 400% del pacchetto retributivo annuo medio del lavoratore sostituito, fra costi diretti e costi indiretti.
Inoltre, il successo della selezione è proporzionale all’ampiezza del panel di candidati ma per poterlo gestire è necessario accedere a canali che le piccole imprese non conoscono e si affidano così all’amico dell’amico e, più raramente, ai c.v. presenti in azienda.
La richiesta di esperienza, poi, è uno dei tanti paradossi del mercato del lavoro, non solo nelle sue dimensioni più evidenti: si richiedono lavoratori che costano poco (giocoforza quelli più giovani) ma li si vuole esperti (che non possono certo essere i più giovani). In realtà il paradosso è ben più intrigante: dimostra l’incapacità dell’organizzazione di fare una valutazione sulla persona, cosa che richiede strumenti specifici, e predirne l’adattabilità alla mansione, dato che lei stessa non è in grado di descriverla dettagliatamente. Così si affida alla “speranza” che un’esperienza fatta in un contesto possa essere tradotta in un altro simile ma mai uguale, senza considerare che questa possibilità dipende in buona parte dalle caratteristiche personali. In altre parole, se un annuncio di reclutamento riporta: “… con esperienza di almeno X anni”, l’organizzazione sta scaricando sul candidato la responsabilità non solo di intuire di cosa l’organizzazione ha bisogno, cosa difficile dato che la stessa organizzazione la descrive solo per aspetti strumentali, ma anche di dimostrare di essere il candidato più idoneo a quella mansione.


D. Il suo Trovare lavoro e vivere per sempre felici  potrebbe essere indirizzato non solo a chi cerca ma anche a chi offre lavoro? Io consiglierei la lettura anche a chi è dall'altra parte proprio perchè c'è molta confusione… Chi cerca lavoro oggi deve essere molto preparato: per muoversi nella giungla delle offerte di lavoro, per compilare un CV efficace ed accattivante, per superare nel migliore dei modi un colloquio di selezione… ma non trova che la stessa cosa dovrebbe fare chi offre lavoro?
R. Sono d’accordo. Lo spero naturalmente ma in questo momento ho notato nelle organizzazioni una risposta alle incertezze con un ulteriore irrigidimento, un arroccamento su modelli conosciuti e ripetitivi, proprio perché conferiscono maggiori certezze, anche se non sono necessariamente i più efficaci. È una naturale risposta alla confusione e all’evanescenza delle relazioni causa-effetto, del resto ampiamente conosciuta nella letteratura del cambiamento organizzativo e trattata da autori importanti come Schein, ad esempio.
Mi rendo conto che in questo momento moltissime aziende vivono sull’orlo della marginalità, ma è anche vero che in un’epoca di terziarizzazione non investire sulle risorse umane è un errore grave, drammatico sul lungo termine. Del resto, è evidente che in questo momento i consumatori non sono attratti dalla qualità del prodotto ed il suo successo è basato su elementi legati al commercio e alla diffusione del prodotto, al marketing e alla comunicazione, insomma tutte condizioni basate sull’uomo e non sulla macchina. In pochi anni ho visto aziende che hanno invertito il rapporto addetti produttivi – addetti amministrativi, che ora sono la maggioranza. E questo è un ulteriore paradosso del mercato (nel libro è dedicato un ampio capitolo su questi aspetti) che rischia di mettere ai margini non solo le singole imprese ma l’intero apparato economico. Del resto, anche se evidentemente non sono questi gli unici motivi, i risultati sono purtroppo evidenti con la perdita costante di competitività delle nostre aziende nel mercato globale…


D. Quali errori si compiono solitamente quando si è alla ricerca di un lavoro?
lavoro1R. Errori se ne commettono molti ma non ci sono degli errori in senso assoluto: ciò che funziona in un contesto può non funzionare in un altro. Se esiste un errore comune è non aver ben compreso che la ricerca del lavoro è un vero e proprio lavoro e richiede conoscenze, capacità e investimento su sé stessi, come qualsiasi altra attività. È un po’ come avere in mano un prodotto potenzialmente vincente ma dover ideare una campagna commerciale e di comunicazione per far conoscere il prodotto, valutandone l’appetibilità sul mercato e farne conoscere l’efficacia. In pratica è necessario fare “marketing di sé stessi” senza aspettare che il mercato recepisca da solo il prodotto perché è evidente che non accade così. La visione sight-seeing non è più attuale. Il primo passo è, pertanto, essere informati sui meccanismi del mercato del lavoro, quelli peraltro ampiamente svelati nel libro, per fare scelte migliori o non commettere gravi errori: ad esempio molte persone con una formazione importante ed una carriera lavorativa potenzialmente prestigiosa inizialmente accettano lavori nel settore produttivo senza prospettiva di ulteriore crescita, magari con contratti brevi o in somministrazione, rischiando di esserne intrappolati. Mi rendo conto che a volte è necessario un principio di realtà, ma credo che valuterebbero meglio le opportunità che si presentano sapendo che nelle aziende è diffusa una credenza per cui un lavoratore non può transitare da un ruolo produttivo a un ruolo amministrativo o manageriale (e viceversa), perché le due culture sono completamente distanti. Il principio forse non è del tutto sbagliato, ma va evidentemente valutata la persona, cosa che non accade quasi mai.


D. Lei afferma che l'azienda non cerca il migliore candidato in assoluto ma quello che si avvicina meglio al “prototipo”. Ma come può chi è alla ricerca di un lavoro a capire qual è questo prototipo?
R. Questo l’aspetto forse più intrigante, a cui è stato dedicato ampio spazio nel libro. È anche un argomento che ha incuriosito molto chi ha avuto l’occasione di leggerlo perché svela probabilmente un aspetto del tutto sconosciuto. Ma la cosa è molto meno complessa di quanto sembra: del resto, tutti noi quando dobbiamo scegliere qualcosa (che sia un prodotto o il partner per la vita) abbiamo in mente un “prototipo” a cui fare riferimento. Poi stabiliamo dei criteri e decidiamo quanto allargare o restringerne i confini secondo l’importanza del singolo criterio. Ad esempio potremmo desiderare un’auto sportiva di un certo tipo ed avere un criterio molto rigido su questo aspetto (cioè, non accetteremo mai di acquistare un’utilitaria). Su criterio colore siamo disposti ad allargare di più la scelta in base alle opportunità presenti. Però, se il venditore ci propone un’offerta economica irrinunciabile possiamo anche modificare i criteri più rigidi. In pratica chi valuta il candidato ha definito dei criteri che descrivono il candidato (età, sesso, competenze, abilità…), ne ha stabilito un ordine gerarchico e l’ampiezza dei confini. Ciò che fanno i selezionatori professionisti è quello di esplicitare questi criteri e la loro ampiezza che generalmente è maggiore rispetto ai selezionatori non professionali, che non dispongono di strumenti adeguati. Bisogna tener conto che i criteri di esclusione e i loro confini sono tuttavia sempre maggiori di quelli di inclusione: chi valuta è infatti preoccupato soprattutto di non commettere il cosiddetto “errore di primo tipo” (cioè individuare falsi positivi) perché se commettesse l’errore contrario (vale a dire lasciarsi sfuggire i candidati migliori) nessuno lo noterà, come avverrebbe nel caso contrario (cioè inserire nell’organizzazione un candidato che non funziona).
Nel libro sono spiegati molti metodi, trucchi e a volte “furberie” per comprendere quale idea abbia in testa il reclutatore: uno, molto banale, che consiglio sempre, è quello di portare il c.v. a mano invece che spedirlo, oppure visitare l’azienda (anche con una scusa) prima di candidarsi. Potremo così osservare come si comportano i dipendenti, come si vestono, con che ritmi lavorano e qual è lo stile della comunicazione e delle relazioni interne ed esterne… avremo delle informazioni fondamentali sulla cultura organizzativa di cui il famoso prototipo è un componente reale e non virtuale. Le aziende sono infatti create sulla base della personale visione dell’imprenditore, spesso con una gestione familiare, ed è comunque un gruppo sociale con le sue regole per cui chi le condivide viene accolto, chi non lo fa viene inizialmente coinvolto nel processo di normalizzazione e, se questo non ha successo, alla fine viene escluso. In altre parole, già la receptionist a cui consegniamo il c.v. o chiediamo una qualsiasi informazione non è altro che la personificazione del famoso prototipo…
Del resto, senza scomodare René Girard e il suo desiderio mimetico, se ci pensiamo bene è una cosa che facciamo sempre se aspiriamo ad essere integrati in un gruppo, ma quando cerchiamo una collocazione la sottovalutiamo e ci presentiamo magari in giacca e cravatta esibendo termini forbiti mentre chi ci valuta è vestito in tuta blu, non ci stringe la mano perché la sua è sporca di grasso e comunica in dialetto!


D. Se paradossalmente il turnover si estende, esistono però molte opportunità di cui non si viene a conoscenza, perchè non pubblicizzate. Quale consiglio darebbe a chi cerca lavoro per venire a conoscenza anche di queste opportunità? E come valuta la possibilità di autocandidarsi se non si ha una rete di conoscenze tale da raggiungere le opportunità nascoste?
cercare-trovare-offrire-lavoroR. Alcuni osservatori autorevoli che ho citato nel libro, come ad esempio Giaconi, condividono l’opinione e riportano dati che dimostrano che in realtà le opportunità lavorative non sono quelle che compaiono negli annunci di pubblicazioni specializzate e generaliste o sulle vetrine delle agenzie di lavoro interinale. Nonostante l’opinione comune, infatti, le maggiori opportunità provengono dalle piccole e medio aziende (che hanno una diffusione maggiore rispetto all’industria) che sfruttano maggiormente canali informali come il passaparla. Nel libro è spiegato come intercettarlo e come sfruttare il turnover fisiologico presente in tutte le aziende, nonostante la crisi del mercato del lavoro.
Un consiglio importante è valutare le opportunità che consentono di entrare in azienda anche semplicemente per stage formativi, mansioni non necessariamente coerenti con le proprie aspettative (ma coerenti con il ruolo lavorativo), o non necessariamente gratificanti dal punto di vista economico perché comunque questo consente di avere informazioni, conoscere persone, avere sentore di opportunità, chiedere aiuto e consigli, conoscere strumenti e modalità nuove… Una cosa che l’esperienza ci ha insegnato è che è molto più difficile trovare lavoro quando il lavoro non lo si ha. Può sembrare una battuta ma nel momento in cui si entra in un’azienda, poi le opportunità magicamente si moltiplicano.


D. E in questo caso quali sono le mosse giuste da fare e quali quelle da evitare?
R. Come dicevo non ci sono mosse giuste e mosse sbagliate in assoluto. Alcune mosse possono diventarlo, come ad esempio inserire nel c.v. informazioni ambigue o poco oggettive che possono essere interpretate in modo diverso, se non opposto, da chi lo valuta secondo la sua personale visione (ad esempio la fotografia, se non è richieste, è meglio non metterla). Ciò che bisogna fare è ricercare più informazioni possibili sull’azienda in cui ci si candida per capire qual è la modalità migliore per compilare il c.v., per candidarsi e per gestire il colloquio e le prove di selezione. Talvolta basta visitare il sito Internet o chiedere informazioni agli amici del social network: difficilmente non troveremo qualcuno che conosce l’azienda, chi ci lavora o ci ha lavorato. I social sono una fonte importante di informazione se la si sa sfruttare… del resto anche le aziende e i reclutatori li utilizzano per avere informazioni sui candidati.


D. Perchè spesso dopo un colloquio positivo si interrompono i contatti?
R. Per vari motivi: a volte le aziende non hanno posizioni aperte ma si stanno creando un panel di candidati a cui attingere per gestire il naturale turnover, oppure semplicemente sono stati scelti altri candidati. Spesso, inoltre, le agenzie di lavoro interinale propongono i candidati con vere e proprie operazioni commerciali senza aver avuto un esplicito incarico da parte delle aziende. Ma un ulteriore motivo è che nonostante riusciamo a fornire un’impressione generale buona o ottima, grazie alle nostre competenze e alle nostre caratteristiche personali, in realtà il già citato prototipo è un po’ troppo distante dalla valutazione per cui è possibile venga scelto un candidato non necessariamente più competente e preparato ma, semplicemente, più coerente con gli obiettivi dell’azienda ed i criteri di inclusione del selezionatore.
Non sempre le aziende comunicano i motivi della mancata scelta e questo contribuisce a lasciare i candidati disorientati e senza risposte e soprattutto senza la possibilità di fare esperienza per candidature successive.


D. Perchè spesso dopo aver inviato i c.v. non si viene convocati oppure non si è mai convocati ad un colloquio? Quale errore si sta facendo?
curriculum vitaeR. L’errore è semplicemente aver inviato curricula generici in modo generico ad aziende scelte a caso sull’elenco telefonico senza avere idea di cosa stiano cercando quelle aziende o, addirittura, se le aziende stiano o meno cercando personale. Questa, purtroppo, è la modalità più utilizzata da chi cerca lavoro ma anche la meno efficace. Fra le centinaia di corsisti che abbiamo formato e aiutato a collocarsi non abbiamo trovato mai nessuno (salvo la classica eccezione che finisce inevitabilmente per confermare la regola) che abbia ottenuto grazie a questo un minimo risultato. L’unico garantito è quello di abbattersi e demotivarsi una volta constatato il crollo delle speranze basata su una errata interpretazione delle regole statistiche: è vero che per la legge dei grandi numeri più ampio è il campione più si approssima alla popolazione ma è importante accertarsi a quale popolazione si fa riferimento.
È
preferibile concentrare i propri sforzi ad individuare opportunità concrete, studiarle ed individuare le modalità più corrette per candidarsi e per affrontare la selezione, produrre documenti coerenti con le caratteristiche della candidatura. Nel libro è più volte riportato che non esiste un c.v. efficace: per ogni candidatura deve esserne prodotto uno coerente con l’azienda e la mansione per cui ci si propone. Nel libro sono inoltre riportati molti “trucchi” per ottenere, ad esempio, lettere di referenze e altri documenti, che hanno un peso importante nella scelta del candidato.


D. Le dinamiche di una intervista di selezione sono tante come fare per dare la risposta giusta?
R. Anche in questo caso il consiglio è che non esistono risposte giuste o sbagliate in assoluto. Nel libro abbiamo dato ampio spazio a questo argomento così come facciamo nei training, in cui insegniamo ad affrontare i colloqui e le altre prove di selezione come ad esempio i focus-group. Il colloquio di selezione è solo una parte del processo di reclutamento ed inserimento lavorativo che non si ferma una volta entrati in azienda e firmato un contratto. Perciò, come anticipato, ogni opportunità va studiata e condotta nel modo coerente con le caratteristiche della candidatura. Importante, ad esempio, sapere in anticipo (e nel libro viene spiegato come farlo) se il selezionatore sarà un professionista o no, le caratteristiche del decisore, le sue aspettative e le modalità con cui è condotto il colloquio e prepararsi ad alcune domande standard conoscendone il significato e l’obiettivo che spesso è tutt’altro rispetto a quello più intuibile. Le cose cambiano molto in base a chi condurrà l’intervista: il selezionatore professionista non farà mai domande dirette, un colloquio condotto con il titolare dell’aziende sarà basato soprattutto su aspetti tecnici. Poiché solo raramente abbiamo a che fare con reclutatori competenti, abbiamo descritto le situazioni più comuni in categorie che fanno riferimento alle esperienze dirette che riguardano la nostra professione e le narrazioni dei corsisti: dal titolare egocentrico che per un’ora parlerà solo lui concedendo al candidato al massimo di annuire all’impiegato che rivolgerà le solite domande standard come “dove si vede lei fra 10 anni?” senza avere idea di cosa questa voglia e possa effettivamente indagare. Oppure il futuro datore di lavoro super-indaffarato o iper-controllante (che cerca sostanzialmente un clone di sé stesso), quello che si sente minacciato da persone più preparate di lui o quello gentile e disponibile ma che in realtà sta cercando un candidato su criteri che non esistono, o almeno non sono contemporaneamente presenti nello stesso candidato… Sono tutte situazioni che sicuramente chi ha affrontato colloqui di selezione ha incontrato ma difficilmente ha gli strumenti per decifrare. Le categorie riportate nel libro, in realtà, descrivono debolezze e punti critici di chi gestisce il colloquio di selezione, che se sono ben comprese possono essere aggirate a vantaggio di chi si candida.


D. Come fare ad esempio per descrivere noi stessi e conoscere i nostri punti di forza e di debolezza?
R. Avere la reale consapevolezza delle proprie caratteristiche professionali e umane è una necessità che va oltre riuscire a rispondere efficacemente ad alcune domande che vengono poste durante l’intervista. Poiché, come anticipato, il successo si realizza nel favorevole matching fra domanda e offerta, come è importante conoscere approfonditamente a chi proponiamo la nostra candidatura è altrettanto importante conoscere ciò che offriamo, cioè noi stessi. La cosa non è scontata perché non è facile disporre di meta-conoscenze oggettive e reali per una serie di motivi che vanno da meccanismi di difesa intra-psichici allo scontro fra aspettative personali e quelle familiari o la difficoltà di dare un peso reale a competenze e abilità. In realtà è un passo fondamentale non solo se si desidera ottenere un’occupazione ma soprattutto per ottenere un’occupazione soddisfacente, due aspetti che secondo il nostro punto di vista sono imprescindibili perché se non si realizzano entrambe prima o poi il lavoratore si ritroverà nello stato di disoccupazione o di sofferenza.
Esistono vari strumenti come il bilancio delle competenze e l’orientamento professionale, che richiedono personale competente e modalità maieutiche per individuare le opportunità più coerenti con il profilo professionale e personale e le modalità per sfruttarle in aree specifiche di mercato. Nel libro abbiamo descritto alcuni strumenti, alcuni di nostra realizzazione, per consentire ai candidati di auto-descriversi in maniera più realistica possibile, prendendo spunto da vari ambiti (anche quello clinico psicologico) proprio per consentire risultati importanti e realistici.


D. Quali sono i metodi più efficaci per superare l'emozione dell'impatto con il valutatore e quindi vincere l'ansia da colloquio?
colloquio-lavoroR. Anche a questo aspetto abbiamo dato risalto perché a volte un’eccessiva reazione ansiogena finisce per impedire al candidato di dimostrare le sue qualità. Al di là della reattività personale, va detto che essere valutati non piace a nessuno, soprattutto nella nostra cultura latino-mediterranea, un po’ edonistica ed eco-centrista. Il valutatore professionale lo sa bene e cerca di mettere a suo agio il candidato perché non è interessato a conoscerlo in preda ai sintomi di una crisi acuta da stress ma come agirebbe nella quotidianità. Non sempre questo accade e spesso il candidato finisce per offrire di sé un’impressione di incertezza. Nessuno affiderebbe un qualsiasi ruolo lavorativo ad una persona incerta e in situazione di ampia disponibilità di candidature il selezionatore non avrebbe interesse ad approfondire caratteristiche personali in quel momento celate dall’agitazione e l’incongruenza fra canali comunicativi: non viene pagato per farlo e cerca sempre di evitare di commettere errori di inclusione. Per questo motivo illustriamo vari strumenti prelevati da differenti modelli per riuscire ad affrontare il colloquio in modo efficace.
Un aspetto interessante, però, è che se c’è il rischio di affrontare il colloquio in modo ansiogeno esiste anche il problema contrario: troppo spesso si presentano candidati tutt’altro che coinvolti e forniscono l’impressione di essere persino disinteressati. Alcuni probabilmente fanno molti colloqui senza avere mai risultati positivi e, secondo il mio parere, si è creato una sorta di “professionista dell’intervista”, che risponde in maniera quasi automatica e presenta comportamenti stereotipati quasi come fosse un attore all’ennesima rappresentazione.


D. Una volta entrati in azienda come fare per mantenere il posto di lavoro ed essere sempre "indispensabili"?
R. Questo è un aspetto a cui teniamo molto, che rappresenta uno degli argomenti più importanti e innovativi del libro. Notiamo che troppo spesso i candidati, una volta ottenuto un contratto di lavoro, si adagiano sulla credenza di “avercela fatta”. In realtà oggi è molto più difficile mantenerlo, il lavoro, piuttosto che ottenerlo. Raramente infatti abbiamo a che fare con persone che non hanno mai lavorato: al contrario la situazione più frequente è di persone, anche relativamente giovani, con molte esperienze lavorative, tutte piuttosto brevi. Non è possibile sintetizzare qui le condizioni di mercato (principalmente di ordine economico) che favoriscono questa situazione ma ci sono anche motivazioni che riguardano certamente la capacità delle persone di gestire la propria carriera.
Abbiamo studiato a fondo le dinamiche della socializzazione lavorativa e delle modalità con cui le persone possono riuscire a rimanere nell’organizzazione anche dopo la naturale scadenza dei contratti. Non riusciranno probabilmente a rendersi indispensabili, anche perché (come detto) nelle organizzazioni è diffusa la credenza che nessuno lo possa diventare. Ma è possibile rendersi utili in più contesti, più mansioni, in ruoli trasversali investendo su competenze non necessariamente legate al ruolo professionale. Abbiamo collocato persone che, nell’ambito amministrativo, avevano ricevuto competenze (anche di tipo legale o di comunicazione persuasiva) sul recupero del credito o cassieri che, in località turistiche, riuscivano a colloquiare in lingue straniere oppure magazzinieri che, in caso di assenza di un collega, potevano sostituirlo estendendo la mansione di bollettazione a quella di fatturazione. Non è sufficiente disporre di queste competenze ma anche cogliere tutte le occasioni per dimostrare di possederle.
È un aspetto fondamentale: in questi giorni, ad esempio, abbiamo ricevuto la notizia che un’azienda nel settore grande distribuzione organizzata che seguiamo sta automatizzando le casse e sta quindi licenziando cassiere esperte che nella loro vita lavorativa avevano fatto solo quello, e null’altro sapevano fare, mentre ha confermato i contratti di risorse che abbiamo inserito e che sono in grado di transitare per tutti i ruoli della GDO, dalla cassa alla scaffalatura, dal magazzino all’amministrazione, avendo ricevuto competenze anche nell’ambito del visual mercandising, dello stoccaggio delle merci deperibili, della contabilità e anche in lingue straniere… è un esempio sintomatico del funzionamento attuale del mercato del lavoro e di come devono essere gestite le opportunità, non tanto di ottenere un’occupazione, quanto di conservarla.


D. Se invece il lavoro non è per sempre? Come incoraggiare chi, soprattutto in età avanzata, perde il posto di lavoro, a non perdere la speranza di trovarne un altro? Quali sono le mosse giuste per rientrare nel mondo del lavoro?
R. Oggi è evidente che il modello del “lavoro per sempre” è sostituito da forme di lavoro più incerte e mutevoli. Nella generazione precedente era raro cambiare occupazione e ancora di più iniziare una nuova carriera lavorativa in età matura. Oggi è la regola: per qualcuno può rappresentare un’opportunità, per qualcun altro una costrizione. Ma la realtà è che il mercato attuale non garantisce affatto ottenere un’occupazione che poi porterà alla quiescenza. A chi ha il lavoro consigliamo sempre di avere un piano B (se non C) nel cassetto, magari sviluppando competenze e abilità particolari o valutando di trasformare in opportunità di reddito conoscenze extra lavoro ed evitare di agire in condizioni di emergenza. Quotidianamente sui giornali si legge infatti di aziende, anche di grandi dimensioni e apparentemente solide, che si ridimensionano, chiudono o delocalizzano. Questo ha come conseguenza che troppo spesso lavoratori maturi o intere famiglie perdono il posto di lavoro e faticano a rientrarvi. Anche se non si può negare che alcune categorie di lavoratori sono particolarmente svantaggiate, non esistono situazioni senza speranza. Ciascuno di noi ha qualcosa da offrire e che può garantire un’occupazione: i lavoratori più giovani oneri economici più vantaggiosi, quelli meno giovani competenze ed esperienze. è necessario operare con consapevolezza valutando le opportunità coerenti con le proprie caratteristiche ed individuare le modalità migliori per candidarsi, proporsi e gestire il processo di selezione e la socializzazione successiva, ma soprattutto agire sul mercato in modo attivo e non passivo (in altre parole, cercando e creando le opportunità, non attendendo che queste trovino noi).
A volte, come dicevo, è necessario creare nuove carriere lavorative, fornendo nuove competenze e abilità poiché quelle precedenti non sono più spendibili nel mercato del lavoro. è un operazione complessa, soprattutto perché non sempre le persone sono entusiaste di questo passaggio. Anzi, solitamente antepongono comprensibili paure e resistenze. Talvolta è necessario far prendere loro consapevolezza che questa trasformazione è necessaria. Anche le organizzazioni pubbliche del lavoro condividono questa visione e stanno spingendo molto sullo start-up di nuove aziende, come alternativa al modello assistenzialista.
In conclusione del libro sono riportate alcune storie di persone che hanno compiuto questo passaggio con il nostro aiuto. Fra questi ricordo con maggior piacere quello di Tiziano (il nome non è reale) che a causa di un trasferimento non riusciva più a spendere nella nuova zona di residenza le sue competenze, molto elevate e specialistiche. Durante la fase di bilancio di competenze è emersa la sua passione per l’apicoltura e subito abbiamo intuito che questa poteva diventare la sua futura occupazione, visto che non poteva più essere un ingegnere esperto di controllo qualità. Non è stato un percorso facile soprattutto perché Tiziano non voleva deludere le aspettative della sua famiglia, ma oggi Tiziano ha un’azienda che produce e commercializza miele, è soddisfatto della qualità della sua vita ed ha ormai raggiunto un buon livello economico. Non ha rinunciato a fare l’ingegnere ma siamo sicuramente riusciti a trasformare un ingegnere infelice in un apicoltore felice!


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Le ali di Christina di Stefano Mosca - Edizioni Psiconline. L'intervista della nostra redazione

Edizioni Psiconline ha intervistato Stefano Mosca autore di "Le ali di Christina", nella collana A Tu per Tu ( 70 pagine € 10,00).


[caption id="attachment_2676" align="alignright" width="270"]1800389_530759037031595_1157988587_n Stefano Mosca

Le ali di Christina è il romanzo d'esordio di Stefano Mosca di cui ha realizzato anche le illustrazioni.
Stefano Mosca
è un critico letterario e recensore cinematografico. Nutre grande interesse per la psicologia.



Le ali di Christina è una metafora sulla libertà, raccontata con stile fiabesco.
La piccola Christina, rinchiusa in una pericolosa torre, inizia un percorso utopistico verso la consapevolezza e la trasformazione di se stessa.
Attraverso esperienze surreali, arriverà a imporsi su una società che la vuole identica agli altri e a far valere la sua personalità.
Spogliatasi delle paure e incertezze, orgogliosa per essere riuscita a non diventare come gli altri e a reagire davanti al male e alla corruzione del mondo, ha superato il suo ostacolo e ha capito che non bisogna aspettare il momento giusto, ma si deve agire immediatamente. Vola via, Christina, verso l’orizzonte, sgombro da ogni nuvola, in cerca di un futuro diverso da quello che le era stato imposto. Vola verso la libertà.
Un racconto breve che custodisce un messaggio profondo e che vuol portare il lettore alla riflessione: avere il coraggio di andare oltre ciò che ci è stato imposto. Ciò che ci è stato concesso. Avere coraggio, di buttarsi giù dalla torre e andare oltre.


Abbiamo incontrato Stefano Mosca in occasione della presentazione del suo libro, sala affollatissima, pubblico attento, una breve intervista prima di lasciarlo al suo affezionatissimo pubblico.




[caption id="attachment_2677" align="alignright" width="225"]10341_339433729497461_517665462_n Stefano Mosca

D. Grazie Stefano per averci concesso di intervistarti durante questa presentazione, ti rivolgeremo qualche domanda prima di lasciarti a quelle del tuo pubblico.
Le Ali di Christina è il tuo romanzo d'esordio. Perché scrivere un romanzo? E perché il
tema della libertà?
R. Scrivo da quando ero piccolo e quando è arrivato “Le ali di Christina” ho capito che era giunto il momento di pensare realmente a una pubblicazione perché non tutto ciò che si scrive deve essere pubblicato. È stata la storia a scegliere il tema, nulla di organizzato. Quando ho un’idea non penso al tema che potrebbe affrontare, mi lascio trasportare dal personaggio che piano piano mi suggerisce la sua storia.


D. Come mai hai scelto di "mischiare" parole ed immagini, disegni, per di più tuoi? Non sembra un eccesso, una sovraesposizione personale...quasi egocentrica?
R. Quando ho finito di scrivere questo racconto (in 1 mese circa) non ero pienamente soddisfatto, sentivo che c’era qualcosa che mancava e non erano parole, la storia in sé era finita. Qualche giorno dopo ho pensato di realizzare la copertina, e infatti è stato il primo disegno che ho fatto, e da lì è nata l’idea di inserire immagini anche all’interno che potessero fare da supporto visivo e comunicare, in certi casi, qualcosa oltre le parole. Ogni immagine è al suo preciso posto. Non potrebbero essere spostate. Terminati i disegni avevo davanti la perfetta realizzazione della mia idea. Credo che già scrivere il proprio nome in copertina sia egocentrico! Ho dovuto necessariamente inserire i disegni perché altrimenti non avrei mai potuto proporre una storia a cui mancava qualcosa.


D. Nel libro racconti la storia di una adolescente in fuga verso la libertà, verso la sua emancipazione. Quanto hai detto di te e della tua vita in quello che hai scritto?
R. Credo che Christina possa essere ognuno di noi. Chiunque abbia fatto nella propria vita un percorso personale è Christina.


D. Le esperienze di Christina nella sua fuga sono davvero tante e a volte terribili. E' così duro il mondo con gli adolescenti?
R. Le ostilità che Christina incontra nella torre sono surreali, viaggiano quindi sul mondo della fantasia. Ho cercato di metaforizzare le complessità che un adolescente incontra nel suo percorso, certo non tutti gli adolescenti, ma chi ha difficoltà, come Christina, a trovare se stesso, e giungere alla consapevolezza della propria personalità, il che comporta necessariamente un duro lavoro.


D. Il tuo libro è pubblicato da Edizioni Psiconline che nasce come editrice di psicologia. Come mai hai pensato a loro?
R. Cercavo una Casa Editrice che potesse non solo pubblicare il mio libro, ma che fosse anche attinente con la tematica del racconto stesso. Lessi su facebook alcune citazioni che portavano la firma di Edizioni Psiconline. Fui incuriosito dal nome e così feci una ricerca su internet andando a curiosare sul loro sito e mi resi conto che erano gli Editori che stavo cercando. Psicologia, scienze umane, niente di più attinente col mio libro.


D. Scrivi che la libertà è come una folle corsa in discesa, come il volo di un uccello. Siamo in grado di conquistarla e/o goderla davvero?
R. I limiti spesse volte sono nella nostra testa. La torre di cui parlo nel libro è dentro di noi il più delle volte. Crediamo che l’esterno ci chiuda in un labirinto senza uscita, ma molte volte la soluzione e la forza di reagire alle difficoltà sono sotto il nostro naso o agli angoli, laddove non guardiamo mai. Siamo attratti dalle cose grandi e ci dimentichiamo delle piccolezze. Spesse volte è nella fessura la strada di uscita e non nel grosso varco davanti a noi. Solo così riusciremmo a trovare vie sempre più facili e di conseguenza essere più felici.


D. Raccontaci in breve, adesso che il tuo romanzo è sugli scaffali delle librerie, quali sono le tue sensazioni e se ti senti soddisfatto del tuo lavoro.
R. Sì, sono soddisfatto, anche se non sono ancora arrivato alla consapevolezza che sia accaduto. Ho come la sensazione che non sia vero e questo mi porta a una straordinaria forma di felicità perché è come essere al centro tra il reale e il non reale.




[caption id="attachment_2470" align="alignright" width="169"]Le_ali_di_Christ_52cdadc15a890 Le ali di Christina

D. Un po’ come la fiaba che racconti, a mezz’aria tra il vero e il fantastico. Come mai hai scelto questo stile?
R. Non l’ho scelto, è innato. Diciamo che non riuscirei a scrivere diversamente. Adoro raccontare il reale attraverso il non reale. Lo trovo affascinante, lo trovo immenso perché ognuno può trovare il significato più vicino a se stesso senza che io l’abbia suggerito.


D. In conclusione, chi pensi possa essere interessato al libro e perché qualcuno dovrebbe comprarlo? che vantaggi ne avrebbe?
R. Il vantaggio di una fiaba che si presta a infinite interpretazioni, quindi credo che possa essere letto da chiunque, partendo da un’età preadolescenziale (i bambini troppo piccoli potrebbero essere terrorizzati dai corvi). La trama è in superficie e chi vorrà potrà scavare nel sottosuolo ponendosi domande, identificarsi con Christina, riflettere sulle varie vicende o godere solo della storia come racconto illustrato.


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Trovare lavoro e vivere per sempre felici di Luca Paolo Libanora - Edizioni Psiconline. La nostra recensione

Da poche settimane è in libreria e on line “Trovare lavoro e vivere per sempre felici” di Luca Paolo Libanora-Edizioni Psiconline (320 pagine € 20,00).


[caption id="attachment_2660" align="alignleft" width="200"]La copertina del volume "Trovare lavoro e vivere per sempre felici" - La copertina

Il volume che mancava nella nostra libreria, perchè in un mondo del lavoro che sta cambiando molto rapidamente, in quest'epoca in cui la ricerca di un lavoro è diventata essa stessa un lavoro, e rischia di diventare purtroppo l'attività principale di molte persone in età lavorativa, è necessario conoscere le regole che governano questo processo complesso, aggirandone i vincoli e sfruttandone le debolezze, allora quale migliore strumento se non questa guida utilissima e peraltro davvero originale nel suo genere, l'alternativa ai soliti manuali con consigli e “dritte”, che spesso però lasciano un po' di insoddisfazione a chi non si accontenta di accettare acriticamente i “consigli di esperti” che pretendono di essere validi e adattabili in qualunque situazione.


Anche se nel libro vengono svelate molte strategie e modalità ritenute corrette per affrontare un percorso di selezione con maggiori possibilità di successo, la raccomandazione che l'autore fa è proprio quella di non accettare acriticamente i suoi consigli, perchè ogni contesto è differente e nessuna regola è generalizzabile in termini assoluti.
Questo libro vuole essere invece una guida per comprenderne i meccanismi, scoprirne i criteri, apprenderne i “trucchi”, consente di orientare al meglio la propria ricerca di lavoro, evitando molti errori che pregiudicano le opportunità ma soprattutto aumentando le possibilità di ottenere un’occupazione gratificante e duratura, vengono svelate molte strategie e modalità ritenute corrette per affrontare un percorso di selezione con le maggiori possibilità di successo.


I lavoratori riferiscono che spesso, i bisogni delle aziende non sono molto chiari.
Termini come "Domanda e offerta di lavoro" vengono spesso confusi. Chi è che offre? Il lavoratore che esibisce le proprie competenze, o l’azienda che dispone di un posto di lavoro? Chi domanda? Il lavoratore che chiede lavoro o l’azienda, che cerca un lavoratore?
Tutto ciò accade perchè nella importantissima fase dell'analisi della domanda cioè l'analisi delle caratteristiche della posizione per cui si ricerca il candidato, l'azienda non è supportata da professionalità e strumenti dedicati, che aiutino a esaminare le caratteristiche della posizione per cui si ricerca il candidato stabilendo i criteri per la selezione.
Da qui il ricorso a metodiche non appropriate, infatti le aziende spesso non dispongono degli strumenti per fare analisi approfondite, temendo che questi siano eccessivamente costosi, e trovandosi poi a subire i costi del turnover, stress, conflittualità e demotivazione a causa del mancato adattamento del lavoratore ai processi produttivi. Allo stesso modo, molte persone sperimentano l’insoddisfazione lavorativa proprio perché non è stato ben gestito il processo di selezione e di socializzazione (l’ingresso, la formazione, l’integrazione nel gruppo di lavoro...) che è qualcosa ben più complesso rispetto al semplice incontro di domanda ed offerta.
Questi sono i risultati di un mercato del lavoro, quale è il nostro, con regole (scritte e non scritte) decisamente “vecchie”, che faticano ad adeguarsi – soprattutto a causa di vincoli economici ed ideologici – e risultano perdenti rispetto ad un mercato ormai globalizzato.
A farne le spese soprattutto i giovani, le figure più esposte ad incertezze e difficoltà del mercato del lavoro e paradossalmente (contrariamente a quanto avviene in altri Paesi europei) sono anche quelle meno protette dal nostro welfare-state. Altrettanto si può dire per i lavoratori più anziani che perdono il lavoro uscendo, per vari motivi, dal mercato (che sta progressivamente riducendo i suoi numeri) non riuscendo a rientrarvi perché eccessivamente onerosi.
Perchè sta avvenendo tutto questo?
Molte aziende, piuttosto che assumere personale anche se il mercato dei prodotti lo richiederebbe, preferiscono agire in condizioni di sottodimensionamento chiedendo agli occupati di “fare da cuscinetto”, aumentando la loro produttività (ad esempio con orari di lavoro dilatati).
Questo libro è dedicato allora a tutti coloro che in questo momento stanno vivendo la difficoltà della mancanza di lavoro e dell’insoddisfazione della propria occupazione.
Il lettore troverà, oltre a consigli, “riflessioni a voce alta” fatte da chi si trova spesso dall’altra parte della barricata ad interpretare le ansie e le incertezze di chi cerca un’occupazione o vuole migliorare la sua condizione lavorativa, così come strumenti utili ma, soprattutto, l’opportunità di ampliare il campo di conoscenze per poter orientare proficuamente la ricerca e creare opportunità.
Troverà inoltre rivelati molti dei “trucchi” del mestiere di reclutatore.
Perché si è reso necessario svelare i trucchi del mestiere? Perchè Libanora cerca di fare gli interessi di entrambe le categorie coinvolte nel processo di selezione (il candidato e l’azienda) poiché è convinto che la soddisfazione dei bisogni di una categoria non possa prescindere dalla soddisfazione dei bisogni dell’altra.


Nei primi capitoli vengono riportati principi guida per orientarsi nell'attuale mercato del lavoro, come e dove cercare, come proporsi alle aziende e come affrontare il colloquio di selezione, come conoscere i trucchi per saper prevedere le mosse dell'avversario (il reclutatore) insomma imparare a capire che tipo di azienda è, cosa cerca, cosa si aspetta dal candidato lavoratore.
Una sezione molto curata è dedicata alla guida alla stesura del CV, della lettera di presentazione e soprattutto la guida al colloquio. Consigli per vincere l'ansia ed affrontare al meglio il colloquio imparando a non commettere gli errori tipici di chi cerca lavoro.
Per finire: "Cogliere le opportunità dalla crisi” Cinque storie di chi l'ha fatto e un'utilissima appendice con modelli di CV, lettera di presentazione, bilancio delle competenze, domande consuete nell'intervista di selezione.


Sicuramente una novità nel panorama delle pubblicazioni del settore, consigliato a chi è in cerca di una prima occupazione e vuole orientarsi in un mondo ancora sconosciuto, chi ha perso il lavoro o vuole rientrare nel mondo del lavoro dopo un periodo di inattività, e vuole conoscere le regole di ricerca di occupazione e soprattutto di un'occupazione redditizia e soddisfacente, e perché no, consigliato anche a chi è dall'altra parte e spesso si lascia sfuggire il candidato migliore perché non è stato in grado di individuarlo.


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Edizioni Psiconline al Modena BUK 2014

Edizioni Psiconline ha partecipato al Modena BUK 2014 il Festival della Piccola  e Media Editoria il 22 e 23  febbraio 2014 al Foro Boario di Modena.


[caption id="attachment_2630" align="alignleft" width="127"]BUK 2014 BUK 2014

Sabato 22 e domenica 23 febbraio siamo stati per la prima volta al BUK FESTIVAL di Modena con i nostri libri e con i nostri autori per cercare ancora una volta un contatto diretto con il nostro pubblico di lettori e di amici che costantemente ci seguono nella nostra avventura editoriale e nel nostro tentativo continuo di crescere e diventare un punto di riferimento nel panorama della editoria di qualità italiana.


1912465_10201346395854576_469345977_nCi avevano decisamente magnificato le possibilità offerte dal BUK FESTIVAL ma siamo rimasti sorpresi positivamente sia dalla quantità che dalla qualità dei visitatori che hanno affollato durante i due giorni le immense sale del Foro Boario di Modena. Oltre 20 mila visitatori in soli due giorni, 101 case editrici della piccole e media editoria,  e noi eravamo lì, Edizioni Psiconline era allo STAND 30 con gli appassionati Marisa ed Alessandro a fare da guida ai curiosi lettori e agli autori che in tanti si sono affollati intorno al tavolo carico di volumi.




[caption id="attachment_2636" align="alignleft" width="192"]FIRMALIBRO con Enrico Magni FIRMALIBRO con Enrico Magni "Tecniche di distensione immaginativa"

Due giornate intense a contatto con i nostri lettori affezionati in cerca di novità, ma anche i visitatori incuriositi dalla presenza dei nostri autori allo stand.


I visitatori non si sono lasciati sfuggire la fantastica occasione di conoscere di persona gli autori che hanno assicurato la loro presenza al nostro stand per parlare dei loro libri, rispondere alle loro domande e soprattutto firmare le copie acquistate.


Il FIRMALIBRO di Edizioni Psiconline ha attirato moltissimi curiosi che hanno affollato lo STAND attratti dalla simpatia e dal calore dei nostri gentilissimi autori: Matteo D'Angelo, Leonardo Angelini, Vincenza Sollazzo, Eleonora Capitani, Luca Paolo Libanora, Enrico Magni, che li hanno accolti e parlato amabilmente con loro.




[caption id="attachment_2638" align="alignright" width="210"]Matteo D'Angelo e Roberta Sorrentino Matteo D'Angelo e Roberta Sorrentino

È stato poi difficile resistere al fascino del nostro STAND ricco di sorprese e novità, e delle nostre presentazioni al salone Il Signor Novecento.


Sabato mattina Matteo D'Angelo e Roberta Sorrentino con "La stella alpina e la farfalla. I riflessi dell'anima".
Introdotto da Alessandro Fortunato, collaboratore di Edzioni Psiconline. È la storia di Marianna e del suo confronto con gli altri e con se stessa. Molti sono i temi affrontati: la provocazione verso l’ universo femminile, le relazioni di genere e intragenere, la ricerca dell’io e il tema dell’ uno e del tutto, che è appunto il filo conduttore dell’ intero scritto. L’autore vuole  lanciare un messaggio, aprire una riflessione, lasciare un sentiero di semini che il lettore può decidere se seguire o meno.
Il pubblico ha raccolto questo messaggio e si è lasciato trasportare dalla scorrevolezza della prosa, dalle frasi semplici ma pregnanti. Ha partecipato con interesse, intervenendo spesso con domande interessanti alle quali l'autore ha risposto con altrettanto calore e considerazione.


Nel pomeriggio Luca Paolo Libanora introdotto da Marisa Ciamarone, collaboratrice della casa editrice ha affrontato un tema di cui si discute molto, quello della ricerca del lavoro in un mondo del lavoro che sta cambiando e che impone sia a chi cerca, sia a chi offre lavoro, di  saper riconoscere questi cambiamenti per orientarsi senza problemi in questa realtà. Il suo "Trovare lavoro e vivere per sempre felici", è quindi una guida per comprenderne i meccanismi, scoprirne i criteri, apprenderne i “trucchi”, per orientare al meglio la propria ricerca di lavoro, evitando molti errori che pregiudicano le opportunità ma soprattutto aumentando le possibilità di ottenere un’occupazione gratificante e duratura.
Le domande sono state numerosissime, così come gli interventi del pubblico davvero molto interessato, le domande all'autore sono infatti proseguite anche durante il FIRMALIBRO.

Nel salone affollatissimo di un pubblico vivace e variegato, Eleonora Capitani ha concluso le presentazioni di Edizioni Psiconline, domenica 23, con "Come in un film. Il cinema come mezzo di espressione di sé". Un percorso di autoconoscenza, di consapevolezza e di trasformazione interiore. Nel laboratorio descritto nel suo libro, ogni partecipante ha la possibilità di costruire gradualmente il proprio personaggio, utilizzando al scrittura creativa come mezzo di espressione di sé, condividendo poi con gli altri le proprie emozioni e i propri vissuti nei gruppi di condivisione regolarmente svolti alla fine di ogni sessione, per poi giungere infine alla messa in scena dei lavori svolti.
Il tempo a disposizione non è bastato per contenere la curiosità del pubblico, e fortunatamente la nostra autrice è riuscita a rispondere in maniera esaustiva alle tantissime domande che le venivano rivolte.

Questi due giorni al Modena BUK Festival 2014 sono davvero volati!!!!

Non vediamo l'ora di poter incontrare di nuovo i nostri lettori e i nostri autori alla prossima grande manifestazione il Salone del Libro di Torino 2014.

Noi ci saremo con nuove ed entusiasmanti sorprese!!!!!

 

 

 

 

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[caption id="attachment_2639" align="alignleft" width="300"]FIRMALIBRO di Vincenza Sollazzo FIRMALIBRO di Vincenza Sollazzo "Il sentiero del viaggio interiore"


[caption id="attachment_2631" align="alignleft" width="225"]15104_10203241469784498_1097551703_n Alessandro e Marisa con Eleonora Capitani


[caption id="attachment_2634" align="alignright" width="263"]Leonardo Angelini Leonardo Angelini "Quando Saremo e Reggio Emilia"


[caption id="attachment_2635" align="alignleft" width="248"]Eleonora CApitani FIRMALIBRO con Eleonora Capitani "Come in un film"
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Anoressia e Bulimia. Quali Emozioni? di Paolo Palvarini. Intervista all'autore

IMG 1296Edizioni Psiconline ha intervistato Paolo Palvarini autore di "Anoressia e Bulimia. Quali emozioni? L'approccio dinamico esperienzale" nella collana "Strumenti" (398 pagine € 28,00).

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Redazione

Anoressia e bulimia. Quali emozioni? - Paolo Palvarini

Anoressia e bulimia. Quali emozioni. L'approccio dinamico esperienziale di Paolo Palvarini 398 pagine € 28,00, in libreria e on line. La nostra recensione


[caption id="attachment_2481" align="alignleft" width="180"]Anoressia e Bulimia. Quali emozioni? La copertina del volume

Anoressia e bulimia sono disturbi dell’alimentazione che condividono la medesima psicopatologia centrale, che riguarda sopravalutazione del cibo, peso e forme corporee, e le pazienti passano da una categoria diagnostica all’altra.


Come afferma il prof. Ferruccio Osimo, nella sua prefazione al libro, i disturbi legati al cibo pongono di fronte a una sfida da far tremare le vene e i polsi a qualsiasi terapeuta. Le ferite mortali ostentate dai corpi straziati dell’obesa e dell’anoressica restrittiva, la violenza delle pratiche purgative sono altrettanti schiaffi alla pretesa della cura e, sul piano relazionale, sembrano disegnati appositamente allo scopo di tenere in scacco il terapeuta.



Egli prende in considerazione ricerche e ipotesi circa il ruolo delle emozioni nello strutturarsi e nel mantenimento dei disturbi del comportamento alimentare, cercando di interpretare il vissuto soggettivo della paziente con un disturbo del comportamento alimentare, sono infatti numerosi gli autori che si sono occupati della psicoterapia di queste pazienti, ad avere evidenziato l’utilità e/o l’indispensabilità di adottare delle modalità tecniche capaci di aiutare le pazienti sia ad acquisire maggiore consapevolezza delle loro emozioni che a regolare il funzionamento emozionale.




[caption id="attachment_2597" align="alignright" width="300"]Paolo Palvarini Paolo Palvarini

Il suo obiettivo è cercare di spiegare e giustificare perché a suo avviso, questo modello di psicoterapia sia particolarmente indicato nel trattamento delle patologie del comportamento alimentare, soffermandosi su due costrutti ritenuti centrali nel modello dinamico-esperienziale, e cioè i concetti di relazione reale e di esperienza emozionale correttiva.


Le pazienti con disturbi del comportamento alimentare presentano infatti problemi nella regolazione delle emozioni, e il presentarsi del sintomo assolve perlopiù la funzione di evitare emozioni spiacevoli, dolorose, intollerabili da qui l’utilità di adottare delle modalità tecniche capaci di aiutare le pazienti sia ad acquisire maggiore consapevolezza delle loro emozioni, che a regolare il funzionamento emozionale.


Numerosi autori nella conduzione della psicoterapia delle pazienti con disturbi del comportamento alimentare hanno rilevato la necessità che il terapeuta debba essere caldo e onesto, rispettoso e capace di manifestare un proprio interesse personale mostrarsi umile e modesto, franco e aperto, possedendo tatto, delicatezza e calore affettivo, essere empatico e responsivo. Questi autori rendono perciò evidente la necessità che il terapeuta che si occupa di queste pazienti debba mettere in campo qualità personali ritenute fondamentali nella terapia di bulimiche e anoressiche.


La psicoterapia dinamico-esperienziale, con la sua valorizzazione della relazione reale, umana, tra terapeuta e paziente, può essere considerata una terapia d’elezione per il trattamento di questi disturbi.


Alcuni autorevoli autori hanno inoltre rilevato la necessità con queste pazienti, in particolare con le anoressiche, di maneggiare con cautela l’attività interpretativa, affinché il terapeuta non si ponga come colui che sa già tutto della realtà interna della paziente, così come invece è stato nel passato tra la paziente e i genitori. L’approccio dinamico-esperienziale, per sua natura, fa un uso parco dell’interpretazione. Infatti, il lavoro esperienziale con la paziente, che porta all’attivazione emozionale, non viene preceduto da un’attività interpretativa.


Il libro include anche un glossario, che consente al lettore, non avvezzo alla terminologia dinamico-esperienziale, di chiarire il significato di alcuni termini che sono specifici di questo approccio, e lo aiuta a seguire al meglio l’esposizione dei casi clinici.


Il testo non vuole diventare un manuale per il trattamento psicoterapeutico delle pazienti con disturbi del comportamento alimentare, il modello che Palvarini presenta nel suo libro non vuole perciò porsi come alternativo agli approcci psicoterapeutici esistenti e validati nel trattamento delle patologie di cui si sta parlando, ma vuole invece rappresentare una modalità integrativa e complementare a quelli che sono i modelli esistenti.


Il lettore troverà la trascrizione dettagliata di alcune sedute, tratte da due prove di relazione – la prima con una paziente bulimica e la seconda con un’anoressica restrittiva – e da una psicoterapia, durata complessivamente venticinque sedute, con una paziente bulimica.


La trascrizione minuziosa delle sequenze verbali e non, accompagnata dai commenti dell'autore, vuole rispondere a due esigenze.
In primo luogo quella di mettere il più possibile insieme aspetti che riguardano teoria, tecnica e clinica.
In secondo luogo il desiderio di presentare al lettore, nella maniera più fedele possibile, quale sia il modo di operare del terapeuta dinamico-esperienziale.


Grazie alla trascrizione delle sedute, Palvarini ci mostra l’applicazione delle tecniche dinamico-esperienziali a psicoterapie reali, proponendo delle strategie terapeutiche adatte alla gestione di specifiche situazioni cliniche.
Il lettore può così verificare in prima persona l’efficacia delle strategie utilizzate, in base al ricco corredo di materiale clinico puntualmente riportato. I casi clinici sono descritti in modo chiaro e coerente con quanto spiegato teoricamente nella prima parte del libro e nel glossario. I commenti intercalati al dialogo clinico descrivono bene la relazione terapeuta-paziente e gli interventi dinamico-esperienziali.
Palvarini è generoso nel mostrare gli aspetti di se stesso che entrano nel gioco relazionale della terapia, mettendo in luce tra l’altro come forza e dolcezza possano coniugarsi per ottenere effetti terapeutici straordinari nel tempo reale di qualche ora di seduta.
(Prof. F. Osimo).


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Edizioni Psiconline a BUK 2014 - Modena 22-23 febbraio 2014

locandina_buk-modena-2014-1272Alla continua ricerca di visibilità e contatto con i propri lettori, quest'anno, per la prima volta in assoluto, Edizioni Psiconline sarà presente a BUK 2014, il  Festival della piccola e media editoria in programma sabato 22 e domenica 23 febbraio 2014, al Foro Boario di Modena.



Saremo allo STAND 30, dove troverete una ampia selezione dei libri presenti nel nostro catalogo e soprattutto dove potrete acquistare le ultime novità fresche di tipografia. Saremo lieti di accogliere i visitatori, guidarli all'acquisto dei volumi (tutti scontati del 20% per l'occasione) e completando il tutto con un piccolo gadget della Casa Editrice per chi vorrà sostare e chiacchierare con noi.


Il pbuk1unto focale della manifestazione, per Edizioni Psiconline, oltre alla presenza dello Stand, saranno le presentazioni in anteprima nazionale delle novità della nostra Casa Editrice, che si svolgeranno tutte presso la Sala C.


Infatti, sabato 22 febbraio alle 11.00Matteo D'Angelo presenterà il suo nuovo volume "La stella alpina e la farfalla. I riflessi dell'anima".
Sempre sabato alle 18.30, Luca Paolo Libanora presenterà il suo "Trovare lavoro e vivere per sempre felici".
E per finire Eleonora Capitani ci parlerà di  "Come in un film. Il cinema come mezzo di espressione di sé", domenica 23 febbraio alle ore 16.00

Ma il BUK 2014 non è solo questo, è un'occasione imperdibile, per conoscere più da vicino i nostri autori che, in un fantasmagorico FIRMALIBRO, assicureranno la loro presenza allo stand per parlare dei libri, rispondere alle domande, e soprattutto firmare e dedicare le copie acquistate durante la manifestazione.


Vogliamo rendere la partecipazione al Festival e soprattutto la visita al nostro Stand un momento indimenticabile, per rivedere sempre più lettori alle prossime iniziative e soprattutto per conoscere meglio il nostro pubblico, ricevere impressioni, consigli che ci aiutino a lavorare meglio, perchè la nostra voglia di fare, le nostre idee, crescono ogni giorno anche grazie a tutti i lettori che ci seguono sempre più numerosi.


Appuntamento Sabato 22 e Domenica 23 a Modena, a BUK 2014, il  Festival della piccola e media editoria. Vi aspettiamo allo STAND 30!!!!

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Patologia della coppia di Virginia Maloni.

Patologia della coppia. Relazioni e dintorni  dell'autrice Virginia Maloni è in libreria e on line da qualche settimana, 70 pagine in formato 15×21 al costo di € 12.00.


[caption id="attachment_2556" align="alignleft" width="200"]Patologia della coppia La copertina del libro Patologia della coppia

Patologia della coppia è un testo di circa 70 pagine ma ricchissime di spunti di riflessione per chi si interroga oggi sul fenomeno che si verifica sempre più di frequente nella nostra società e cioè la difficoltà di vivere e mantenere vivo il rapporto di coppia.
Si parla infatti di “crollo” della coppia e di conseguenza della famiglia, perchè la vita a due sembra essere sempre più soggetta a crisi e rotture.
La coppia sembra avere difficoltà a formarsi e durare nel tempo, ha difficoltà a stare assieme e quindi a costruire famiglie e fare figli.
La vita di coppia oggi si trova a vivere un conflitto, un dilemma, una dissonanza tra il soddisfacimento di bisogni personali (aspetto positivo) dello stare insieme e la sensazione di una diminuzione, di un blocco della propria individualità (aspetto critico).



Sono innumerevoli infatti le rotture e le disconnessioni che portano i due membri della coppia a non incontrarsi sul piano affettivo e mentale.
Alcune domande vengono pertanto spontanee:
Quali sono le capacità di riparare a tali rotture oggi?

Se ciò che spinge l’individuo alla ricerca di una relazione è il senso di sicurezza individuale di un legame emozionale, cos’è che oggi ci tiene uniti, cos’è che giustifica e legittima l’esistenza di un legame relazionale duraturo e autentico nel tempo?
L’incontro tra due persone, che tipo di incontro è e in esso cosa si verifica e che cosa non si verifica più?
Cosa diventa un rapporto subito dopo i primi mesi di innamoramento?
Quali obiettivi comuni è possibile porsi?
Dove rintracciare il senso dello stare assieme al di là delle gratificazioni personali e di coppia (finite le quali si interrompe la coppia)?




[caption id="attachment_2542" align="alignleft" width="256"]L'autrice Virginia Maloni L'autrice Virginia Maloni

L'autrice prova a dare risposte a questi quesiti, analizzando gli aspetti che caratterizzano un rapporto di coppia che implica inevitabilmente la valutazione di molteplici dimensioni e sistemi motivazionali che, interagendo tra loro, creano complesse combinazioni.
L'analisi è molto accurata e ripercorre quelle che sono state le trasformazioni dei codici di rappresentazione soggettivi e sociali della struttura socio-relazionale della coppia post-moderna, la post-modernità ci ha messo di fronte ad una metamorfosi di tutti i legami relazionali tra noi e l’ambiente, i codici morali, l’altro da noi ed il mondo circostante.
Ne scaturisce la consapevolezza che si stia sviluppando sempre più un'emergenza in questo campo che è quella della dipendenza affettiva, soprattutto nelle relazioni e più in generale patologie dei legami che rendono il legame di coppia instabile e generano frustrazione e sofferenza almeno ad un elemento della coppia se non ad ambo le parti.


Significativi i casi clinici riportati: la relazione di Norma e Loris, persone molto diverse evidentemente incombatibili, ma cosa li unisce? Cosa spinge Norma a fare a Loris richieste a cui lui puntualmente non risponde? Norma uscirà dalla dipendenza affettiva a cui è soggetta nelle sue relazioni superando il vuoto dei dintorni sociali?


Questa breve trattazione anche se ricchissima di spunti di riflessione, non esaurisce di certo l'argomento attualmente molto sentito, perchè così come la società in cui viviamo è soggetta a cambiamenti e trasformazioni anche talvolta radicali, anche il rapporto di coppia si trasforma di conseguenza, e l'autrice sembra intravedere nell'attualità la nostalgia dei valori tradizionali della coppia, a cui i dintorni della postmodernità sembrano non rispondere così la conclusione è che  “Forse le risposte ci sono ma nel frastuono globale non si colgono più”.


Guarda la scheda del volume sul sito.


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Patologia della coppia. Relazioni e dintorni. Intervista a Virginia Maloni

cop patologia coppiaAbbiamo intervistato Virginia Maloni,  l'autrice di Patologia della coppia. Relazioni e dintorni - Edizioni Psiconline,  70 pagine in formato 15x21, prezzo 12,00 euro.


L'autrice analizza gli aspetti che caratterizzano un rapporto di coppia, ripercorrendo quelle che sono state le trasformazioni dei codici di rappresentazione soggettivi e sociali della struttura socio-relazionale della coppia post-moderna,  mettendo insieme storia ed esperienza clinica, perchè se la famiglia nucleare va in crisi e si apre verso nuove forme di socialità allargata: questo non vuol dire per forza dissoluzione della famiglia, ma l’esigenza di strutture famigliari più forti in grado di andare oltre il modello famigliare.

2Questa breve trattazione anche se ricchissima di spunti di riflessione, non esaurisce di certo l'argomento attualmente molto sentito, perchè la società in cui viviamo è soggetta a cambiamenti e trasformazioni anche talvolta radicali, per cui molto c'è ancora da studiare e analizzare.
Per questo abbiamo ritenuto opportuno intrattenere una piacevole conversazione con l'autrice Virginia Maloni, selezionando domande che pensiamo rappresentino un po' la curiosità dei lettori.

La nostra gentilissima autrice ci riceve nel primo pomeriggio nel suo studio, dedicandoci  un po' del suo tempo. Certo il viaggio ci ha un po' affaticati e ci ha fatto venire anche un po' di appetito per cui volentieri assaporiamo i pasticcini speziati che si accompagnano molto bene ad una fumante tazza di tè nero.
Così quasi senza accorgercene è trascorsa quasi mezz'ora dal nostro arrivo e ci rendiamo conto che non possiamo sottrarre altro tempo al lavoro della nostra autrice, quindi iniziamo con le domande... la ragione della nostra visita, che credo non sarà l'unica data l'ospitalità di Virginia Maloni.

D. Ti ringraziamo innanzitutto per la tua ospitalità e veniamo alla prima domanda.
Un tempo il progetto era sposarsi e mettere su una famiglia; oggi è vivere insieme un’intensa vita amorosa e agire a fianco a fianco nel mondo. Si nota spesso una equazione coppia=famiglia. Il legame di coppia per essere perf
etto deve sempre generare una famiglia?
R. No, il legame di coppia non deve generare per forza una famiglia, se i partner sono in sintonia ed il loro progetto di vita non prevede un figlio e quindi una trasformazione in un nucleo famigliare, parliamo di coppia e di relazione e non di famiglia. Probabilmente le coppie sono meno pronte di una volta per questo passaggio evolutivo.

D. Tu affermi che il sesso servirebbe principalmente ad alleviare sentimenti spiacevoli derivanti da un senso di inadeguatezza personale, per provare la propria attrattiva fisica o desiderabilità sessuale e per esorcizzare l’età che avanza, quanto ritieni importante la sessualità nella vita di coppia? Quale posto dovrebbe occupare in una relazione?
R. Affermare che il sesso riempia momenti di inadeguatezza, significa inserire questa frase in un contesto di non serenità e di non equilibrio della coppia. Parliamo appunto di patologia. In che senso? Come spiego nel libro, ritenendo che la sessualità è una componente di scambio molto importante, cosi come l'affettività, l'accudimento e la complicità, ritengo che quando si entra in coppia proiettando sull'altro solo i propri bisogni e i propri disagi, anche il sesso viene vissuto in maniera non naturale e del tutto come un' "acting", che allontana dalla piena consapevolezza e percezione sana delle proprie percezioni.

D. Un dramma tipico dei nostri tempi è l’innamoramento da fuga. L’innamoramento esplode, quando due persone sono insoddisfatte della situazione in cui vivono, dei rapporti che hanno e sono pronte a mutare. Questo tipo di innamoramento è più frequente negli uomini o nelle donne? E davvero genera solo fallimenti?
R. L'innamoramento da fuga, tipico della nostra epoca, è diffuso sia negli uomini ma anche nelle donne. Non sempre sono dei fallimenti, molte relazioni che nascono da una pura attrazione sessuale si trasformano in coppie solide e complici. Ma, se il presupposto che mi apre verso una conoscenza è solo la fuga, sicuramente non possiamo parlare di "Noi", di coppia, di famiglia.

D. I casi clinici che tu hai riportato hanno come protagoniste figure femminili, le patologie dei legami si riscontrano con più frequenza nelle donne?
R I casi clinici da me riportati, evidenziano come la sensibilità e la fragilità femminile risenta maggiormente della precarietà delle relazioni di coppia. Per quanto la donna si sia emancipata e l'uomo abbia ricoperto ruoli diversi, rimane il desiderio di sicurezza e di stabilità che come ho detto prima, non per forza porta alla creazione della famiglia, ma deve inevitabilmente portare alla costruzione di un qualcosa insieme, di un progetto comune che non lasci la sensazione del "nulla" e dell'aver passato solo un po' di tempo insieme.

D. Quale futuro è possibile prevedere per la coppia moderna, in questa società soggetta a rapidi e significativi cambiamenti?
R. La coppia moderna sta cambiando ancora mentre noi parliamo e attraversa molte difficoltà, dovute alla labilità dei dintorni economici, valoriali e sociali. Ma sono fiduciosa che l'individualismo che ci sta caratterizzando, possa avere su di noi, un effetto di una sensazione talmente di chiusura, che tornare alla comunità, alla chiesa ed al senso di appartenenza, ci verrà naturale poichè, citando Freud, siamo "animali sociali", fatti per stare insieme, condividere, costruire. Ogni paura va affrontata, nonostante periodi bui e decisioni che non sempre vengono prese con lucidità, visti i molteplici matrimoni che finiscono non appena iniziano le difficoltà. La vera passione, i veri sentimenti, l'autenticità delle proprie scelte, senza giudizi morali, può portare alla costruzione di "NOI STESSI AUTENTICI", che incontriamo "UN ALTRO AUTENTICO", con il quale condividere uno spazio reale.

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Su YouTube i libri e gli autori di Edizioni Psiconline

Potenziato negli ultimi giorni  su YouTube il canale video di Edizioni Psiconline con l'inserimento di nuovi filmati. Un mezzo che verrà decisamente utilizzato al meglio nelle prossime settimane.


[caption id="attachment_2532" align="alignright" width="300"]Il Canale Youtube di Edizioni Psiconline Il Canale Youtube di Edizioni Psiconline


Edizioni Psiconline ha deciso di potenziare decisamente la propria presenza su YouTube attraverso una massiccia utilizzazione del proprio canale presente online da vari anni ma che non è stato mai usato concretamente e pienamente.
Forse per difficoltà tecniche, forse perché pensare all'immagine per chi pubblica su carta è sempre difficile ma di fatto una presenza su YouTube era stata attivata ma mai decisamente sfruttata.



Adesso, invece, abbiamo deciso di farlo concretamente e, giorno dopo giorno, cercheremo di arricchire e migliorare la nostra offerta di video online così da fornire ai nostri lettori ulteriori spunti di riflessione e di conoscenza dei nostri libri e dei nostri autori.



Sul nostro Canale Youtube troverete interviste agli autori, booktrailer, Presentazioni dei volumi in giro per l'Italia, resoconti filmati e tanto altro materiale che cercheremo di mettere a vostra disposizione per poterne sapere di più su quello che facciamo, su come lo facciamo e far conoscere meglio i nostri autori e i loro libri.

Approfittiamo, anzi, per chiedere a chi avesse materiale filmato registrato durante le nostre presentazioni di inviarcelo così da poterlo inserire immediatamente sul Youtube e renderlo disponibile a tutti i lettori.

Seguiteci in tanti e siamo certi che riusciremo, insieme, a crescere ancora!



Clicca subito qui per vedere il nostro Canale su YouTube!
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