Dopo il successo di Manuale di Psicologia del Fumetto. Eroi di carta e lettori appassionati, Marco Minelli torna a divertirci e stupirci con 101 Anagrammi Zen nella collana Punti di Vista dal 20 novembre in tutte le librerie e on-line.




copertina-101-anagrammi-zen-sitoIl titolo 101 Anagrammi Zen, è ispirato alle 101 storie zen raccolte da Nyogen Senzaki e Paul Reps.
Marco Minelli è sia psicologo che enigmista e ha compilato questa piccola antologia, cercando un nesso tra le coppie o triadi di parole anagrammabili o tra i cosiddetti anagrammi divisi; un nesso che raramente può essere evidente (e in questo caso parleremo di anagrammi pertinenti: attore-teatro, bibliotecario-beato coi libri) ed altrettanto raramente è del tutto inesistente, in quelli che egli definisce impertinenti (sirenetta-trentasei, signorsì-grissino), ma il più delle volte rintracciabile col metodo freudiano delle libere associazioni profondo.
Attraverso questo esercizio di stile, che costituisce il filo conduttore di questo volumetto, l’Autore passa in rassegna alcune delle maggiori teorie psicoanalitiche, modelli di psicologia sociale e temi della psicologia cognitiva.
Oltre alla psicologia, non mancano i riferimenti alla politica italiana, visto che alcuni degli schemi anagrammatici la riguardano direttamente.
Gli schemi anagrammatici presentati in questo volumetto diventano un pretesto per discorrere anche di scienze umane, in particolare di psicologia e psicoanalisi, nonché soprattutto di storia contemporanea, ovvero delle ultime pagine della politica italiana, con particolare riguardo al malaffare e alla corruzione esercitati in maniera particolare dal pentapartito fino al 1993 e dal berlusconismo nell’ultimo ventennio. Non mancheranno inoltre riferimenti al cinema, a pellicole arcinote che hanno fatto breccia nell’inconscio collettivo, come ad esempio “Rain Man” o “Non ci resta che piangere” e a pellicole meno note del panorama nazionale. Non esiste un ordine cronologico ben definito, pertanto questo volume si può sfogliare a piacere, anche leggendo i centouno anagrammi al contrario o in ordine sparso, cercando nelle pause di trovarne un centoduesimo, magari inedito, da tematizzare; sempre a piacere, di seguito alcuni interessanti anagrammi.

Attore-teatro. È uno degli anagrammi più antichi e più noti, il padre di tutti gli anagrammi, rintracciabile già su diversi testi medioevali, il più pertinente, primatista dell’attinenza dei due termini. Sembrerebbe quasi fatto apposta, ma alla luce di tutte le ricerche etimologiche possibili, dobbiamo concludere che il fatto che queste due parole nella lingua italiana  sono anagrammabili è oggettivamente del tutto casuale.

Attenzione-Tentazione. L’attenzione è uno dei grandi temi della psicologia cognitiva:
il significato principale del termine attenzione è quello di applicazione mentale intensa, sforzo di concentrazione rivolto ad un’attività o ad un oggetto. L’attenzione può essere
comandata interamente dalla volontà, oppure attratta da stimoli esterni: è la sorpresa, ciò che esce dalla norma, a colpire l’attenzione. In psicologia, l’attenzione è il processo mentale che sceglie in base alla loro importanza le informazioni che arrivano al cervello. Che l’attenzione sia un fenomeno misurabile ha un certo peso: la cosiddetta soglia di attenzione può diminuire per molte cause, come la stanchezza o la noia. Una soglia d’attenzione è dunque il tempo massimo in cui siamo capaci di mantenerci impegnati sullo stesso stimolo o attività.
La tentazione è quindi antagonista all’attenzione e lo sanno bene gli insegnanti e gli altri operatori che in questi anni stanno assistendo allo smisurato aumento dei disturbi
denominati “Disturbi Specifi ci dell’Apprendimento” (DSA), il più noto dei quali è la dislessia.

Incerto - Recinto - Cretino. Non sa cosa fare, continua ad esitare, è come se fosse
bloccato… chi non riesce a prendere una decisione ha rimandato qualsiasi azione; l’incerto vive in un recinto. Lo sa bene chi è stato combattuto nell’effettuare una scelta e si è ritrovato a camminare avanti e indietro dentro una stanza come un cretino, in un recinto appunto.
Alcune delle decisioni che dobbiamo prendere nel corso della vita, per fortuna non tutte, sono dicotomiche: o bianco o nero, o lo faccio o non lo faccio, o la va o la spacca, prendere o lasciare. Sono proprio queste le decisioni più difficili per un essere umano di intelligenza media o superiore; i cosiddetti bivi o sliding doors, ben illustrati nell’omonimo film; quelli che il filosofo danese Soren Kierkegaard chiamava “aut aut”,
in opposizione agli “et et” che ci consentono di tenere il piede in due scarpe. 
Le decisioni “aut aut” hanno tutte una scadenza, anche se non sempre dichiarata con la formula “entro e non oltre”, per cui quando l’incerto si trova davanti ad uno di questi bivi lo scorrere del tempo diventa minaccioso e per contro la fretta resta proverbialmente cattiva consigliera: questi due elementi costituiscono un doppio legame.

101 Anagrammi Zen è dedicato a tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno giocato ad anagrammare le parole che passavano nel cervello o nelle orecchie.

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