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Intervista a Fabio Nardelli autore del volume La Terapia Reichiana

fabio nardelli2Dopo la pubblicazione del volume "La Terapia Reichiana. Nuove ricerche e applicazioni" nella collana Punti di Vista, intervistiamo l'autore, il dott. Fabio Nardelli, psicologo e psicoterapeuta, specializzato in vegetoterapia e terapia reichiana presso le scuole della S.E.Or e dell’I.Fe.N., per conoscere più da vicino le teorie di Wilhelm Reich e le più recenti ricerche e applicazioni portate avanti prima da Federico Navarro e in seguito dall''IFeN, l'istituto da lui fondato e riconosciuto e che costituiscono l'argomento del libro.

copertina la terapia reichiana sitoD. Come è strutturato il volume?
R. Il libro è sostanzialmente strutturato in due parti:
la prima parte è storica... per tutti. Ho ripercorso brevemente la storia della psichiatria, collocando Wilhelm Reich nel suo preciso periodo, e quello che ha rappresentato con il suo contributo. Mi sono spinto ovviamente oltre la sua morte, fino ai giorni nostri, perchè penso che nel 2017 la conoscenza dei non addetti ai lavori sull'argomento psichiatrico (malattia, psicoterapie, altri tipi di interventi...) sia ancora troppo scarsa in Italia e spesso chi intraprende una carriera psichiatrica (volente o meno) non ha la minima capacità di scegliere o capire su quale naviglio si stia imbarcando.
La seconda parte (più tecnica e metodologica) tratta in particolare della terapia inventata da Reich, la vegetoterapia o orgonomia, cosi come l'ha riscoperta e sistematizzata Federico Navarro, e delle recentissime ricerche e applicazioni che lui stesso suggerì ai suoi allievi prima della sua morte, e portate avanti dall'IFeN, l'ultimo istituto da lui fondato e riconosciuto. In particolare si parla dell'applicazione di frequenze sonore e luminose coerenti ai classici actings corporei reichiani, somministrate durante le sedute.

D. A chi si rivolge?
R. Come ho detto sopra, a tutti. Sia a chi voglia saperne di più  su questo tipo di terapia, ancora poco conosciuta da noi, sia a chi ne è interessato dal punto di vista professionale.

D. Perché scrivere un saggio sulla Terapia Reichiana?
R. Non credo che si scrivano molti libri attualmente su questo argomento. Comunque c’è chi porta  avanti questo tipo di ricerca e mi sembrava utile farlo.

D. Quando ha cominciato a interessarsi al pensiero di W. Reich?
R. Se ricordo bene era durante i miei ultimi anni da studente in psicologia alla Sapienza di Roma. Lo trovai citato in alcuni testi di Giovanni Jervis e Gerard Lutte miei professori universitari dell’epoca, che stimolarono in me la curiosità ad approfondire la lettura diretta dei suoi testi.

D. Chi era Wilhelm Reich?
R. L’innominato cattivo maestro della psichiatria?? Ne parlo abbondantemente nel libro in due capitoli... comunque il terzo pupillo di Freud, che come i suoi illustri predecessori si allontano dalla psicoanalisi freudiana per fondare una teoria e un metodo di cura personale ed originale.

D. Quali contributi ha dato Reich allo studio dell'uomo?  Cosa ci ha lasciato in eredità?
R. Reich scrisse molto nella sua vita, e in molti campi di studio. Da un punto di vista psicologico il suo grande contributo è stato quello di superare la dicotomia mente-corpo in psichiatria e in psicologia, attraverso il concetto di energia biologica vitale.  L’altro grande contributo è che si può considerare un antesignano della psichiatria sociale;  cercò una sintesi tra la teoria Freudiana dell’uomo ed il Materialismo dialettico di Marx, dando rilevanza al campo sociale, visto come causa delle nevrosi e del malessere psichico quanto i meccanismi inconsci scoperti da Freud, cosa che gli costò l’espulsione dalla società psicoanalitica nel 1930.

D. Cosa si intende per bioenergia?
R. Scherzando potremmo dire la differenza che c’è tra una persona viva ed un cadavere. Se per molti occidentali è difficile accettare l’idea che esista qualcosa al di là della materialità, per le popolazioni orientali si tratta di una nozione scontata. Più di tremila anni fa, gli yoghin indiani parlavano già di un’energia universale, il prana, intesa come costituente basilare e fonte di ogni forma di vita. Il prana, o soffio vitale, è in ogni cosa e porta con sé la vita. Il taoismo, l’antica filosofia cinese sorta verso il terzo millennio a.C., si fonda sullo stesso concetto, secondo il quale l’universo è un organismo vivente infuso e permeato di un’energia ritmica e vibrazionale, chiamata “chi” o “qi” ( l’agopuntura e la MTC si basano su questo assunto). Il concetto di un’energia che pervade ogni cosa non è poi così mistico come può sembrare. La fisica moderna comincia a dare credito a ciò che i saggi dell’antichità già supponevano migliaia di secoli fa.
La scienza medica oggi riconosce, nel corpo, l’esistenza di un debole campo elettromagnetico generato dall’attività delle onde cerebrali e dagli impulsi nervosi e dai diversi organi vitali all'interno del corpo. Recentemente, un gruppo di scienziati sovietici dell’A.S. Popow’s Bioinformation Institute ha scoperto che gli organismi viventi emettono vibrazioni di energia ad una frequenza che varia dai trecento ai duemila nanometri (nms).

fabio nardelli3D. E per uso di frequenza sonore coerenti?
R. Chi conosce Reich sa che per lavorare sul corpo dei pazienti lui individuò 7 livelli metamerici o distretti corporei. Procedendo in senso cranio-caudale durante le sedute si fanno eseguire al paziente degli actings (esercizi da fare su un lettino comodo) che servono a sbloccare (direi meglio equilibrare) i livelli corporei che trattengono l’energia biologica che stagnando produce blocchi muscolari correlati emotivamente e caratterialmente. Cioè quello che accade sul piano psichico emotivo accade per identità di funzioni nel corpo del paziente;  le esperienze negative vissute producono sia i sintomi psichici che i blocchi energetico muscolari.  L’esecuzione  degli actings porta allo sblocco dei livelli con delle forti abreazioni emozionali, seguite dalla verbalizzazione del paziente ...ed il ristabilimento di un funzionale movimento dell’energia biologica nel livello su cui si sta lavorando.
Le frequenze sonore sono Coerenti e correlate ai diversi livelli corporei (questo è l’argomento principale della seconda parte di questo libro). L’ipotesi di fondo è quella di somministrare determinate frequenze luminose e musicali associate ai diversi actings, allo scopo di facilitare ed aumentare l’efficacia della terapia. La coerenza in fisica è la proprietà delle onde elettromagnetiche che hanno un rapporto costante tra le fasi. I colleghi  dell’IFeN Giannini, Girardi e Scialanca hanno sostenuto che la luce (che è una frequenza), quella che conosciamo dello spettro visibile dell’occhio umano, assume una funzione modulatrice/regolatrice relativamente all’emissione biofotonica, mettendo in gioco epifisi, corteccia prefrontale e cervelletto. La rivista la “tua salute” n 7 luglio 2006 ( Kiev, Ucraina) riporta informazioni riferentesi a ricerche delle università di Ganz, Sovietiche e di Basilea: secondo tali ricerche alcune tonalità delle composizioni musicali classiche hanno particolare efficacia nella cura degli organi o apparati precisi del corpo umano cosa già ipotizzata in passato dalla vecchia musicoterapia. Queste ricerche portarono  S. Scialanca e colleghi a considerare la possibilità di usare anche il suono insieme alla somministrazione di luce blu per esplorare e riequilibrare il campo intrauterino ( l’apparecchiatura costruita fu denominata Blue sound).
Il mio personale contributo e argomento principale di questo scritto (relativamente facile essendo io un musicista) è stato quello di costruire dei file sonori portanti le diverse frequenze coerenti e correlate per tutti i 7 livelli reichiani, da somministrare durante l’esecuzione degli actings nelle sedute.

D. Chi era Federico Navarro?
R. Ne parlo chiaramente nel libro. Oltre ad aver avuto il piacere di averlo come insegnante negli anni della specializzazione in terapia, lo considero il più grande studioso e ricercatore sulla vegetoterapia e su Reich in Italia. Neuropsichiatra e analista partenopeo è stato il fondatore delle piu importanti scuole reichiane italiane ed estere. Tutto quello che è stato fatto in seguito lo dobbiamo a lui, che ci fece conoscere Reich e dedicò la sua vita a sistematizzare ed aggiornare la teoria e la prassi terapeutica.

D. Come si sono evoluti gli studi di W. Reich con Federico Navarro? È possibile fare un raffronto tra i due studiosi?
R. Nel 1966 ( Reich era morto nel 1957) Federico contatta un allievo ed amico europeo di Reich ancora in vita, lo psicologo Ola Raknes che accetta l’invito di formare e spiegare a un manipolo di medici e psicologi interessati, cosa faceva pragmaticamente Reich nelle sedute, cosa che non descrisse in nessun libro prima della sua morte, avvenuta precocemente e dovuta alle sue assurde vicende giudiziarie.
Alla fine dei tre anni di formazione Raknes chiede a Navarro, che riteneva a lui superiore in campo medico scientifico, di sistematizzare la teoria e la prassi terapeutica. Possiamo dire che Navarro continuò ed aggiornò in ottemperanza alle nuove scoperte fatte in psicologia, psichiatria e medicina dalla morte di Reich, con i nuovi contributi pertinenti, tutta l’opera Reichiana.

D. Quando si è incominciato a prendere in considerazione il corpo e la corporeità?
R. Credo che prima di Reich il corpo fosse il grande assente dal lettino dello psicoanalista!!!! Qualcuno  ne aveva intuito l’importanza, Groddeck mi pare, ma la centralità che gli diede Reich fu un vero salto quantico.

D. Come si sta evolvendo attualmente il pensiero reichiano?
R. Ne parlo nella prefazione brevemente... all’estero e negli USA so che diversi ricercatori portano avanti gli studi. In Italia purtroppo le scuole fondate da Navarro a suo tempo, come accade spesso nel nostro campo, si sono divise e scisse, da quel che mi risulta molte si sono spostate su versanti piu psichici, mentali e danno meno importanza allacomponente corporea ed energetica. Io e i mie colleghi dell’IFeN, l’ultimo istituto fondato da Federico prima della sua morte nel 2002, invece, abbiamo continuato sulla strada e metodologia indicata sia da Federico che da Reich stesso: lavorare con l’energia biologica, e mantenendo il lavoro sul corpo come prioritario, arricchendo  gli studi e le ricerche di quello che di nuovo c’è nel campo della fisica quantistica applicata alla biologia e della medicina olistica.

D. Quali pazienti è possibile trattare con la terapia reichiana?
R. Ovviamente tutti i disturbi nell’area delle nevrosi come ogni psicoterapia dinamica. Ma anche disturbi depressivi e borderline.
Personalmente ho lavorato nei miei primi anni dopo la laurea in comunità terapeutiche con pazienti psicotici, imparando le diverse tecniche e tentativi di approccio terapeutico. L’appendice alla fine del libro parla anche di questa tipologia di pazienti e di due casi che per un breve periodo (con tutte le difficoltà della situazione non lavorando in una struttura pubblica ma in privato) ho provato a trattare;  ritengo che questo tipo di metodologia, proprio perché è in parte indipendente da regole di setting  basate su un razionale accordo verbale, potrebbe essere utilizzata fecondamente nelle psicosi; come sappiamo già da tempo la musicoterapia classica è applicata con buoni risultati con questa tipologia di pazienti.

 

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